Cardarelli & coronavirus

Turni fino a 36 ore, protezioni insufficienti e malati trasferiti alla Cattolica: grido d’allarme dei medici

Dai turni massacranti alle mascherine appena sufficienti ("dobbiamo elemosinarle") alle protezioni che scarseggiano come sta avvenendo in tutta Italia: il grido di allarme dei medici, in prima linea per l'emergenza legata alla diffusione del Covid 19. L'Ordine denuncia le carenze: "Posti letto insufficienti in Rianimazione, alcuni malati sono stati trasferiti dal Cardarelli al Gemelli Molise". Poi l'appello alla popolazione: "Non siamo ancora zona rossa, ma dobbiamo evitare di diventarla".

Laboratori analisi, centro prenotazioni, reparti, ambulatori: il Cardarelli di Campobasso è semi deserto, complice lo stop agli interventi programmati e alle visite ambulatoriali deciso dall’Asrem per limitare il rischio contagio. Oggi, 9 marzo, tra le corsie del primo e più importante ospedale del Molise il numero degli operatori sanitari sembra superare quello dei pazienti in cura. Hanno tutti la mascherina anche se, non lo negano: “Dobbiamo elemosinarle”.

Il clima è surreale: al bancone del bar c’è solo un medico in camice bianco che beve un caffè. Loro, i dottori e gli infermieri, come tutto il personale Asrem, sono alle prese con un enorme carico di lavoro. Le protezioni, però, scarseggiano “ma è un problema di tutta l’Italia non solo qui” cercano di minimizzare spiegando anche, a chi ancora non lo avesse capito, “che la cosa più importante è mantenere la distanza di sicurezza, le mascherine occorrono solo a chi è in stretto contatto con i contagiati”.

Servono, poi, nel laboratorio che raccoglie i tamponi per esaminarli e stabilire se una persona ha il Covid-19 oppure no. Qui i turni sono massacranti, “anche di 24-36 ore consecutive”. Lo screening sui soggetti che presentano i sintomi classici del coronavirus (febbre oltre 37.5 e affanno) è indispensabile. Ma anche questo strumento, il tampone, non va sprecato, insomma, non è un tipo di esame che va fatto sempre e a tutti perché se oggi a mancare sono le mascherine c’è il rischio che domani anche i tamponi non saranno sufficienti.

A farsi portavoce delle difficoltà dei camici bianchi è l’Ordine dei medici. “Dalle lamentele dei colleghi so che i dispositivi di protezione sono stati distribuiti in maniera insufficiente dal punto di vista sia della quantità che della qualità. Tutti i medici, che in questo momento si stanno adoperando al massimo e per questo li ringraziamo, devono avere adeguate misure di sicurezza. E chiediamo all’Azienda sanitaria di provvedere in tal senso”, dicono il presidente Carolina de Vincenzo e il suo vice Giuseppe De Gregorio che hanno convocato la stampa nella sede di via Mazzini.

Carolina de Vincenzo e De Gregorio ordine dei medici Campobasso

C’è preoccupazione per l’insufficienza di posti letto – sono solo dodici – nel reparto di Rianimazione del nosocomio del capoluogo molisano. “Essendo un’epidemia non prevedibile, sicuramente i posti in Rianimazione potrebbero rivelarsi insufficienti: tra ieri e l’altro ieri qualche paziente è stato trasferito alla Cattolica. Bisogna tenere conto – scandisce la presidente dell’Ordine – che i posti letto in Rianimazione non servono solo ai malati di coronavirus, ma anche a coloro che sono affetti da altre patologie che non possiamo dimenticare. L’unica cosa che ci consola di questa malattia è che circa trequarti dei contagiati poi sviluppa i sintomi e di questi solo una parte complicanze gravi che richiedono la terapia intensiva. Proprio per questo bisogna limitare il contagio: i nostri posti letto in Rianimazione non possono essere aumentati“.

Ingressi contingentati pure negli ambulatori di medicina generale, dove le ricette vengono inviate in via telematica se non possono essere ritirate. “Per limitare i rischi bisogna andare nello studio del medico solo per cose urgenti”, l’invito del vice presidente dell’Ordine dei Medici.

Un altro appello viene rivolto alla popolazione che “forse non ha compreso l’emergenza: vediamo negozi affollati, i nostri giovani frequentano i locali come se non fosse successo niente”, sottolinea Carolina de Vincenzo. “Dobbiamo capire che ci troviamo in una situazione di emergenza e dunque le restrizioni del Ministero devono essere rispettate. Altrimenti salta la prevenzione e rischiamo di far collassare tutto il sistema regionale dell’assistenza. Abbiamo una popolazione anziana particolarmente esposta al rischio legato al coronavirus”.

Insomma, sintetizza De Gregorio, “non siamo ancora zona rossa, ma dobbiamo evitare di diventarla”.  

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