Le dada-interviste di colella/1

Molisano esporta pizza e minestra in California e diventa milionario

Marco Oriunno vive tra Stanford e Ginevra curando strani hobby, ma il suo cuore, e il suo portafogli, devono tutto alla cucina di casa.

Ciao Marco, e grazie per aver accettato questa intervista.

“Grazie a te per avermi invitato”

In realtà ti intervisto perché, come forse sai, qui in Molise è necessario fare un pezzo a settimana su un corregionale che in qualche modo ha avuto un minimo di successo nel mondo. Questa settimana dovevo intervistare una parrucchiera di Jelsi che una volta ha fatto le mèches alla sorella di Vasco Rossi, ma purtroppo mi ha dato buca. Invece il padre di Achille Lauro che è stato professore di diritto all’Università del Molise me l’ha soffiato un altro giornalista e ci ha fatto la prima pagina. Quindi, niente, mi sei rimasto solo tu.

“In effetti sembrerebbe che attualmente il Molise sia molto popolare all’estero. Spero di non deludere le aspettative di chi ci leggerà”.

Senti Marco, cominciamo. Allora, tu sei Campobassano ma abiti in California, giusto? E cosa fai lì per vivere?

“Si, ho lasciato il Molise tanti anni fa. Undici anni al Cern di Ginevra, e adesso dodici allo Stanford Linear Accelerator Center a Palo Alto, nel cuore della Silicon Valley. Tecnicamente progetto e costruisco le macchine del tempo di cui la fisica ha bisogno per vedere lontano, nel passato, e trovare spiegazioni sul perché’ le cose in natura accadono come accadono. Sapevi ad esempio che la materia dell’universo a noi nota, quella descritta dal Modello Standard dei quarks e del bosone di Higgs per intenderci, è solo il 4% mentre del restante 96% sappiamo solo della sua esistenza ma resta a noi totalmente inaccessibile?”

marco oriunno

Non mi pare chiarissimo, scusa. È molto difficile, cerca di capirmi. La parrucchiera di Jelsi è più dritta, qui invece è troppo complesso. Puoi spiegarmelo con una frase sola più semplice?

“Sono un rifugiato climatico”.

Guarda io continuo a non capire e ho paura che poi questo articolo non lo legga nessuno. Cerca di aiutarmi in qualche modo. Possiamo dire che sei un cervello in fuga?

“Sì, se preferisci. Adesso è una frase molto di moda, anche se io ho avuto l’accortezza di portarmi dietro il corpo. Purtroppo, non tutti i miei colleghi lo hanno fatto e i corpi abbandonati in Italia, privati del cervello, restano uno dei problemi più grandi che affligga il Paese.

E perché sei andato a fare tutte queste cose complicatissime fino a Stanford, California. Non potevi dedicarti alla metropolitana leggera a Bojano come tutte le persone normali?

“Ti dirò la verità: ci ho pensato a lungo. Il fascino del posto da statale “distintissimo” è parte della nostra cultura. Poi accadde che per la mia job interview visitai l’Università di Stanford e tutti i dubbi vennero fugati. Partii di corsa. E comunque progetto sempre tunnel in cui non corrono vagoni della metropolitana ma particelle”.

Senti Marco dobbiamo interrompere l’intervista. Secondo me tu mi vuoi boicottare. Dobbiamo andare semplici. Per farti un esempio qui in Molise, non so se sai, facciamo i film su persone che hanno aperto un ristorante a Dublino. Non è che c’è bisogno di fare il difficile.

“Mi scuso se mi sono fatto prendere dall’entusiasmo, ma sai, è anche l’emozione di essere intervistato”.

Allora facciamo così, ascolta: non è che per caso c’è un bidello lì all’università di Stanford che è di Venafro e posso fargli un’intervista su quella volta che ha visto Angelina Jolie e l’ha abbracciata per strada?

“Non so, dovrei informarmi, ma una volta a Livermore conobbi il proprietario di un ristorante con un campo di bocce indoor letteralmente tra i tavoli, che era di Campobasso. Fu contento di incontrarmi”.

Niente, non vuoi aiutarmi. Allora, vedo su Facebook che spesso torni in Europa perché sei nella squadra del Cern di Ginevra. In che ruolo giochi? No, perché nel caso lo recuperiamo sto pezzo e facciamo come quella volta in cui abbiamo intervistato uno di Larino che era a un passo dal Milan ma poi si è rotto un ginocchio e ora vende scarpe a Milanello. Fortissimo quel pezzo lì. Com’è giocare nel Cern? Raccontaci.

“In effetti, per costruire queste gigantesche macchine del tempo occorrono squadre da tutto il mondo. Dopo aver giocato per anni nella squadra del Cern, ho cambiato maglietta e il mio cartellino è stato acquistato dall’Università di Stanford. Insomma, una specie di Champions League tra Svizzera, California e Giappone dove gli stadi sono gli acceleratori di particelle”.

Acceleratori di particelle. Immagino il divertimento. Parlando di cose più terra-terra, che poi sono quelle che danno davvero valore al Molisano che emigra all’estero, quanto ti manca la transumanza? Hai visto che il New York Times ha detto che è una cosa bellissima e che dobbiamo venire tutti in vacanza in Molise quest’anno?

“Il mondo pastorale per me è stata una scuola di vita importante. A Campobasso vivevo lì dove finivano le case e iniziava la campagna. Il bello era che avevamo un campo di calcio in erba piatto e infinito ma che, nella bella stagione dovevamo condividerlo con una folta mandria di pecore accudite da Luigi, Luiggie-u-pecurar’ per noi bambini. Credo che fosse totalmente analfabeta e viveva con i suoi animali, ma gentilissimo. Probabilmente l’ultimo dei pastori urbani prima dell’avvento della modernità in provincia con l’arrivo delle radio private e dei supermercati. Purtroppo torno poco in Molise, molto meno di quanto vorrei, anche perché occorrono dieci ore da San Francisco a Fiumicino e ancora dieci ore da Fiumicino a Via Cavour. Leggo però ogni mattina il New York Times per averne notizie”.

marco oriunno

Senti Marco, sono un po’ demoralizzato… Ci provo un’ultima volta. Ho visto che piloti un aereo privato e che giochi a golf. Si può dire che sei il primo Molisano capace di giocare a golf e pilotare un aereo nella stessa giornata. Come ci si sente?

“Si, il volo è una passione che ho inseguito sin da bambino studiando ingegneria aeronautica e conseguendo poi un Ph.D in ingegneria aerospaziale a Pisa. E il golf perché la California ha campi bellissimi e, contrariamente all’Europa, qui è uno sport più economico. Climaticamente poi, come ti dicevo, qui è l’ideale per entrambi. Anche quando vivevo a Ginevra volavo tanto ma in parapendio, di cui rimpiango il senso di libertà assoluta. Per svariati anni poi sono stato Istruttore Federale di Immersione Subacquea al Club del CERN, un altro sogno che avevo sin da bambino e che ho potuto realizzare solo più tardi. Sia a Ginevra che a Stanford, uscire dall’ufficio a fine giornata per ripassarci solo dopo pochi minuti da sopra in volo, è una sensazione bellissima”.

Possiamo risentirci tra 10 minuti?

“Certo. Qualcosa non va?”

marco oriunno

………………….

Eccomi, Marco. Allora ho parlato col direttore e mi ha detto che non si capisce niente del tuo lavoro e che così non me lo pubblica. Ora ti chiedo una mano: ma se dicessimo che vendi pizza e minestra in California e che hai fatto i soldi, ti dispiacerebbe? È più dritto, più semplice. Ti va?

“Ahahaha, d’accordo, capisco che spesso le linee editoriali siano dettate dai lettori ma è pur vero che adoro pizza-e-minestra e che in California aprire un ristorante italiano è garanzia di successo. Ma quindi non posso più dire che adoro la cucina giapponese?”

No. E’ da radical chic. Qui ci piacciono solo i cibi che occludono le arterie.  Allora, ricominciamo. Marco Oriunno, della Oriunno Pizza & Soup Ltd. come ti è venuto in mente di esportare questo monumento del Molise a Hollywood?

“La pizza è per statuto la bandiera della cucina italiana, la minestra è invece molto popolare nella gastronomia asiatica. Ho pensato che la lungimiranza inconsapevole dei nostri antenati molisani, potesse trovare riscontro sulla costa Pacifica. E così è stato”.

E fai solo pizza e minestra o hai intenzione di allargare il business anche al brodetto termolese? Sarebbe un modo per portare l’intero Molise a tavola. Ti ho dato una bella idea, vero?

“Come sai la California produce vini di altissima fattura, pensavo quindi di lanciarmi nel mercato dello Scattone take-away o magari proponendolo a Starbucks”.

marco oriunno

Ma è geniale! Davvero! E puoi svelarci i nomi dei vip che hanno comprato la tua pizza e minestra?

“Vorrei tanto ma ho obbligo di riservatezza. Ti dico solo che da quando il presidente Trump l’ha scoperta non fa altro che ordinarmene a chili. E noterai di sicuro i suoi progressi in termini di lucidità mentale”.

Incredibile, Marco. Conosci il presidente Trump! È davvero bello sentire che la molisanità faccia breccia in tutto il mondo e che non siamo secondi a nessuno. Grazie mille per la tua disponibilità. Ora ti saluto perché devo chiamare un fornaio di Guglionesi che ha preparato i grissini per Amadeus all’ultimo Festival di Sanremo. Il grande successo della kermesse è anche merito suo, no?

“Ne sono certo. Grazie ancora per avermi dato la possibilità di raccontarmi (ma sei sicuro che questa storia della pizza e minestra se la bevono?)”

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