Uno sguardo sui più giovani

Lo psicanalista dell’Unimol: “La più grande sofferenza è il distacco”. A prof e genitori raccomanda: “Non esagerate con i no”

Il professore dell'Unimol è a disposizione degli studenti per un confronto utile ad affrontare i giorni in casa. A genitori e prof raccomanda: "Non esagerate con le proibizioni e con i compiti, siamo già costretti a rinunciare a tutto"

“Stare a casa”. E’ la regola, l’invito, la legge, il mantra che da settimane bombarda i cittadini italiani. Ma è l’unico modo per arginare il virus, ridurre i contagi, aiutare chi lavora negli ospedali e nelle attività aperte, e fare in modo che si esca fuori dal tunnel. E’ il compito più faticoso, ma è anche l’impegno che tutti siamo chiamati a rispettare. “E’ difficile, è molto difficile – spiega il professor Marco Marchetti, psichiatra e psicanalista  – il distacco da tutti e tutto è il dolore più grande a cui siamo tutti sottoposti, qualcosa che ci fa sentire bloccati“.

In questi giorni di isolamento in casa, gli studenti universitari dall’altra parte del telefono possono sentire la sua voce, ascolare le sue parole, fare domande, porre quesiti, aprirsi e confessarsi. Dichiarare apertamente le loro paure, le loro mancanze, raccontare i loro giorni difficili lontano dagli amici, da fidanzati e fidanzate, lontani dalla quotidianità fatta di lezioni, incontri in facoltà, scambio di appunti e domande sugli insegnamenti, caffè al bar e chiacchiere con gli amici. Grazie allo sportello voluto dall’Università del Molise e costruito in poco tempo, gli studenti universitari del polo molisano possono contattare il docente e la professoressa Baralla per un servizio di supporto psicologico.

“Siamo ancora ai primi giorni – rivela in una telefonata da Roma, città in cui vive da anni il professore bolognese da 14 anni in servizio all’Unimol con il corso di Medicina Legale – il servizio è appena partito, ma devo dire che già alcuni ragazzi ci hanno contattato e abbiamo parlato con loro. Li ascoltiamo e rispondiamo ai loro dubbi, li confortiamo in questo momento così unico e intenso sotto tanti punti di vista. Soffrono per il distacco dal ragazzo o dalla ragazza, si sentono isolati e bloccati, bloccati negli studi, nella vita. Ma questo è normale perchè adesso sono ferme le aspettative, è interrotto bruscamente lo sviluppo, ma non significa fermarsi. Sentirsi isolati è pericoloso, per questo bisogna usare al meglio tutti gli strumenti che si hanno per mantenersi vivi: i social ad esempio, non devono essere demonizzati, ma al contrario benvenga la loro presenza che permette a chiunque di essere a contatto, perchè il contatto è fondamentale, non quello fisico ma quello al telefono, nelle video chiamate visto che bisogna stare a casa. Altra cosa importante: non date false speranze ai bambini e ai ragazzi, non sappiamo fino a quando staremo a casa e dire che durerà poco non aiuta, meglio essere sinceri con loro“.

Prof Marchetti unimol

Poi uno sguardo anche a tutti gli altri studenti. “Non bisogna essere severi con nessuno, e questo è un monito che invio ai genitori e anche agli insegnanti che in questo momento sono le persone che i giovani vedono di più. Non dite troppi no, evitate di proibire più del dovuto, siamo già sottoposti a tante restrizioni e non si può esagerare. Siate flessibili, i professori non diano troppi compiti, rendete gli studenti più liberi anche perchè siamo già chiusi, ed è un aspetto impegnativo da affrontare”.

Hanno preso il via infatti da ormai più di una decina di giorni le lezioni online per gli studenti delle scuole di ogni grado del Molise. Tra collegamenti in video conferenza, compiti da leggere sul registro, esercizi da inviare con foto, testi e mail, gli studenti molisani sono sottoposti ad un lavoro costante e nuovo, sperimentale per certi aspetti a cui tutti i protagonisti della scuola sono chiamati a collaborare con l’uso di Meet e di Google Suite for Education, la piattaforma più utilizzata per i collegamenti in diretta dagli istituti scolastici, alcuni dei quali erano da anni alle prese con la didattica digitale, mentre altri hanno lavorato duramente per far partire la nuova modalità in breve tempo.

“Stiamo pensando di rimodulare l’orario – spiega al telefono la preside Maria Chimisso, dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero Federico di Svevia di Termoli in un momento di pausa dalle telefonate di lavoro – lavoriamo per riorganizzare le lezioni e le attività anche se i nostri studenti, centinaia, si collegano tutti sulle piattaforme e i docenti incontrano almeno una volta a settimana i ragazzi. Le difficoltà si incontrano nei centri più interni perchè la connessione è complicata, ma grazie agli interventi del Ministero dell’Innovazione Digitale la rete è stata potenziata, inoltre cercheremo di aiutare anche chi non ha i dispositivi digitali donando notebook in comodato d’uso, perchè in questo momento è fondamentale che nessuno venga lasciato solo prima di tutto dal punto di vista umano. In qualche modo da noi i docenti si sono reinventati, così i laboratori si fanno a casa e gli studenti davanti alla telecamera realizzano le video ricette. Inoltre stiamo lavorando anche per il carcere, abbiamo fornito agli studenti della casa circondariale che frequentano la scuola il materiale didattico cartaceo, ma stiamo pensando ad un collegamento online per quello che è possibile”.

“Stiamo raggiungendo risultati enormi in poco tempo – aggiunge la preside del Boccardi-Tiberio di Termoli, Maria Maddalena Chimisso – i docenti stanno lavorando tantissimo, molto più del normale per avere un contatto con gli studenti, fare in modo che possano lavorare e tenersi impegnati. A loro un grande ringraziamento e un grande elogio per il lavoro, per il tempo impiegato, sono connessi tutto il giorno e ho avuto modo di constatarlo perchè siamo in contatto. La didattica online sta partendo adesso, dovrà essere migliorata e i docenti si sono rimessi nuovamente in gioco”.

Presidi chimisso

“Anche se la scuola è chiusa, il lavoro scolastico non si ferma. Grazie al personale Ata che continua ad assicurare da casa i servizi amministrativi ed il supporto al corpo docente, agli studenti e alle famiglie attraverso la modalità dello smart-working o “lavoro agile” – afferma la dirigente Concetta Rita Niro, preside dell’Alfano Perrotta (nella foto di archivio) – È fondamentale per la scuola in questa circostanza drammatica rinsaldare il patto educativo con le famiglie e con gli alunni: le attività e l’esame di stato conclusivo, si svolgeranno, è innegabile, con modalità o in situazioni totalmente nuove e delicatissime e questo imporrà a tutti una corresponsabilità, una lealtà, un rispetto ed una concordia particolari, che non mancano e, siamo sicuri, non mancheranno. Fare scuola non è mai stato facile e non lo sarà mai. Fare scuola ora è una sfida senza paragoni con il passato: ne nascerà una scuola ancora nuova, capace di rispondere alle sfide dei tempi. Io dico che in questo frangente la scuola italiana, e la nostra ne è a mio modo di vedere un esempio tra i più virtuosi, ha dimostrato di essere l’avanguardia della nostra società, e non solo perché se l’è cavata benissimo con le nuove tecnologie; essa è fatta di persone giovani, se non all’anagrafe, certamente nello spirito e nella mentalità, persone capaci di cambiamento, curiose, ricettive, in grado di imparare sempre e di accettare le sfide del presente“.

Concetta Rita Niro dirigente Alfano

E loro invece, gli studenti, cosa pensano di questo nuovo modo di fare scuola seduti alla scrivania della propria camera? “Stare davanti ad uno schermo è particolare, a volte diventa noioso perchè sei davanti al pc – rivela Piero, studente al secondo anno dell’istituto Agrario di Larino – per adesso sto affrontando tutto molto bene, ma temo che nei prossimi giorni mi inizierà a mancare tutto, alzarsi presto, incontrare gli amici, scherzare, chiacchierare, ridere con loro. E’ questo l’aspetto più bello della scuola: incontrare gli altri”.

“Un po’ siamo contenti – rivela ancora Francesco, studente dell’ultimo anno al liceo scientifico Alfano – stare in camera a fare lezione è comodo, è una novità che ci piace sperimentare. Ma manca andare a scuola, è il posto dove succede tutto, incontri amici, professori. Il bello di andare a scuola è che fai tutto lì, impari, cresci, incontri, conosci tutti dal vivo, non di certo davanti ad una telecamera. E’ molto meglio andare a scuola, senza dubbio. Abbiamo anche la maturità, sarà diversa dal solito e lo sappiamo, aspetteremo le notizie dal Ministero per capire come la affronteremo”.

“Ci vuole pazienza in questa condizione così innaturale e inaspettata – conclude il professor Marchetti e responsabilità, bisogna proteggere il nostro sistema sanitario e non mettere a rischio la nostra vita e quella degli altri. E infine, bisogna capire che tutti abbiamo bisogno di aiuto e noi ci siamo“.  Questi i contatti marco.marchetti@unimol.it e il numero 3356190072 dal lunedì al sabato dalle 11 alle 13.

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