L'altro contagio

L’altra faccia dell’emergenza: dopo commercio e turismo rischio tsunami per l’economia. “Trasformare la crisi in occasione”

La settimana scorsa è stata per molti la peggior post crisi 2008 per molte attività, non solo nel campo del turismo o del commercio. Ma gli effetti del Coronavirus rischiano di ripercuotersi sull’industria. “Non subito, ma fra qualche mese. Bisogna farsi trovare pronti”

Sembrava il 2009 o 2010”. Una frase che fa capire cosa sta accadendo nell’economia molisana, e più in generale in quella italiana, dopo lo scoppio dell’epidemia da Coronavirus nella Penisola. Per le attività ricettive è una mazzata di proporzioni enormi. Per il commercio un’altra spinta verso il baratro. Per l’industria, al momento, un cielo ancora più nero all’orizzonte che minaccia tempesta. Per l’edilizia, settore che non è mai uscito da quella crisi che almeno dal 2008 al 2014 ha fatto precipitare il Molise, un altro segnale molto negativo. Anche se non tutti vedono nell’attuale situazione di difficoltà solo lati negativi.

Eppure c’è chi è fortemente preoccupato. Molti parlano, pochi preferiscono uscire allo scoperto perché oggi esporsi in un momento simile potrebbe essere deleterio. Ma sono soprattutto gli operatori del settore turistico oggi a disperarsi. Voli cancellati, prenotazioni disdette, telefonate di gente timorosa persino a spostarsi in Europa, mentre tanti altri si sono visti annullare una vacanza programmata da mesi.

E giù le richieste di rimborso o risarcimenti, che aggiungeranno perdite a perdite in un settore che invece stava conoscendo un importante incremento persino nella regione che non c’è. “Adesso come adesso la gente preferisce non muoversi o non spendere” confida qualcuno. Le agenzie di viaggio, gli alberghi, i B&B e persino molti ristoranti hanno già riportato perdite considerevoli e purtroppo nelle prossime settimane difficilmente andrà meglio.

Anche a causa della pessima immagine che l’Italia ha fornito di sé all’estero, comparendo come un Paese infettato a causa delle chiusure di scuole e uffici, del coprifuoco per i locali istituito per qualche giorno a Milano. La cancellazione di voli della American Airlines per Malpensa o i turisti italiani rispediti a casa dalle Mauritius creano danni di immagine, prima ancora che economici, di proporzioni incalcolabili.

Strisce pedonali mancanti

Davanti a quella che rischia di diventare un’altra crisi, per il settore turistico, il Governo ha previsto la sospensione fino al 30 aprile di Irpef e Irap, nonché premi per lassicurazione obbligatoria e dei versamenti delle ritenute alla fonte.

In un decreto di prossima attuazione Conte e i suoi ministri si preparano a lanciare un piano da 3,6 miliardi di euro per il rafforzamento degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione in deroga per i settori colpiti), indennizzi per le attività economiche più penalizzate dall’emergenza e sostegno al servizio sanitario. Ma potrebbe essere molto più ampia la gamma degli incentivi proposti.

Il settore del commercio, ad esempio, è con l’acqua alla gola. In una regione in cui una sfilza di negozi ha chiuso per sempre negli ultimi anni, strozzati dall’e-commerce o incapaci di reagire ai cambiamenti economici, anche chi finora ha resistito rischia di alzare bandiera bianca e non è solo un problema che riguarda i negozi cinesi, i quali a ben vedere hanno la stragrande maggioranza di dipendenti italiani. I quali sono stati messi in ferie forzate da qualche giorno, nella speranza di non dover ricorrere ai licenziamenti.

Il timore del contagio, in questo caso non sanitario ma di difficoltà economica, tocca chiaramente anche settori trainanti per il territorio molisano come l’industria. Chi in queste settimane doveva partecipare a importanti incontri commerciali, fiere o meeting internazionali, si è visto crollare il mondo addosso. C’è chi rivela di aver “perso l’80 per cento del fatturato annuo. L’anno scorso di questi tempi eravamo subissati di richieste, oggi gli ordini vengono disdetti. Lombardia, Emilia e Veneto sono regioni trainanti, se loro rallentano, noi ci fermiamo”.

Idem in un’altra impresa del tessuto industriale basso molisano. “Non si tratta solo di commesse dalla Cina, bloccate ormai da un mese. Quando vendiamo una macchina a un’azienda estera, chi l’acquista poi ha bisogno di tecnici italiani per avviarla. E oggi gli italiani non sono ben visti in molti Paesi”.

Le industrie un po’ più strutturate sembrano resistere. “Dal punto di vista ordinativi, non si è avuto alcun calo dovuto all’epidemia, forse anche perché la nostra società lavora poco sul mercato italiano (circa il 10%) e lavora principalmente su mercati che per il momento non sono stati coinvolti in modo pesante dall’epidemia” riferiscono da un’importante azienda del Nucleo industriale termolese.

“Per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiali, effettivamente la maggior parte dei nostri fornitori sono ubicati al nord Italia, ma nessuno nella zona rossa, per cui le loro attività e consegne sono perfettamente regolari”.

Se si volge lo sguardo al prossimo futuro, è chiaro che l’orizzonte non è per niente sereno. “Lavorando su commessa, eventuali ripercussioni sugli ordinativi si potrebbero avere non prima di due mesi, augurando comunque che non ce ne siano. È possibile che nei prossimi mesi qualche visita da parte di cliente stranieri possa venire annullata.

Sicuramente c’è un po’ di apprensione su come possa evolvere la situazione ed abbiamo messo in campo qualche accorgimento cautelativo nel ricevere rappresentanti, trasportatori e corrieri”.

Nel campo dell’edilizia un’azienda leader del settore nella nostra regione invita a essere cauti: “L’edilizia accelera lentamente e frena lentamente. Se ci sarà un calo per il virus lo vedremo fra qualche tempo. Certo è che parliamo di un Molise disastrato in un’Italia sfasciata”. Attualmente invece non sembra che il Covid-19 abbia rallentato gli ordini. “Anzi, abbiamo finito le scorte di mascherine e acquistato un altro stock. Ma abbiamo mantenuto i prezzi che avevamo prima”.

Il settore dell’economia nostrana che potrebbe risentire maggiormente del calo delle commesse è quello manifatturiero, che a Termoli e dintorni vanta aziende di tutto rispetto, capaci di farsi conoscere e apprezzare nel mondo, lavorando con partner di grande livello. “Abbiamo ordini che guardano a un orizzonte temporale di almeno sei mesi, quindi è presto per dire se il Coronavirus impatterà sulla nostra attività. Di certo un rallentamento del lavoro già c’era da circa un anno e in un incontro della categoria avevamo analizzato la situazione. Le prospettive sono quelle di un periodo difficile e di sicuro l’epidemia potrebbe influire”.

Tuttavia secondo questo imprenditore termolese “è questo il momento per guardare alla propria attività, capire come si è posizionati sul mercato e per chi si lavora. Periodi come questo possono servire come opportunità per cambiare e migliorare”. Insomma occorre saper guardare il bicchiere mezzo pieno e saper sfruttare le occasioni.

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