Incognita fabbriche

La Fiat di Termoli non chiude, stop differenziati per reparti. Sevel, tampone su dipendente

Nessuna chiusura totale ma soltanto stop di qualche turno (uno o due giorni a seconda dei reparti) alla Fca di Termoli per bonificare i capannoni secondo quanto prevede il Decreto del Presidente Conte sulla sanificazione e la distanza di sicurezza per contrastare l’epidemia da coronavirus. Le mascherine scarseggiano in tutte le fabbriche.

La Fca chiuderà temporaneamente i reparti dello stabilimento di Termoli senza fermare la produzione. Dopo ore di colloqui e pressanti richieste da parte di sindacati operai seriamente preoccupati che chiedevano la chiusura, arriva la decisione dell’azienda automobilistica di bonificare lo stabilimento senza chiudere.

CHIUSURE PER REPARTI – La sanificazione dei capannoni porterà alla chiusura del settore 8 valvole giovedì 12 e venerdì 13 marzo. Riapertura lunedì 16 marzo.

Il 16 valvole lavorazione e montaggio si fermerà solo nei due turni mattina e pomeriggio di domani (dalle 6 alle 22), mentre il cambio C546 (M40) rimarrà chiuso giovedì e venerdì. Gli stop di 8 e 16 valvole verranno coperti da contratti di solidarietà, mentre per il cambio C546 ci sarà il Par collettivo. Infine al motore T4/V6 e cambio C520 lavoreranno regolarmente perchè la distanza fra gli operai è già garantita.

Per quanto riguarda la mensa è stato stabilito che in via straordinaria a partire da lunedì 16 marzo ci sarà la possibilità di usufruire del servizio mensa a fine turno e si potrà scegliere di uscire alle ore 13:30 o 21:30 o 5:30, a seconda del turno, con la mezz’ora retribuita.

Chi invece sceglierà il servizio mensa avrà un cestino preconfezionato con alimenti imbustati ermeticamente e una bottiglia d’acqua. Inoltre saranno chiusi i beverini e sarà garantito il servizio mensa ai lavoratori che effettueranno il turno centrale. Per quanto concerne i bagni saranno intensificati gli interventi di pulizia sia ordinaria che straordinaria con sanificazione di tutti i servizi igienici e l’inserimento di saponi igienizzanti.

Nei locali igienici per evitare assembramenti si potrà accedere al massimo in quattro persone contemporaneamente. Nelle aree relax è prevista la pulizia per due volte a turno con l’inserimento di dispenser igienizzanti. Nelle stesse aree si accederà per settore di appartenenza così da evitare affollamenti.

Il sì dell’azienda è giunto nel pomeriggio, mentre l’epidemia da coronavirus fa sempre più paura. Stamane il gruppo Fiat Chrysler Automobiles aveva annunciato la chiusura temporanea di quattro stabilimenti (Sevel a Val di Sangro, Melfi, Cassino e Pomigliano) con conseguente sanificazione dei locali.

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TAMPONE SU DIPENDENTE SEVEL – In Sevel intanto la preoccupazione è alle stelle dopo che un operaio qualche giorno fa, durante un turno di notte, è stato prelevato da un’ambulanza perché febbricitante. L’uomo è stato in seguito sottoposto al tampone per il Covid-19. Evidenti i timori dei colleghi. Ma se Val di Sangro, dove lavorano oltre 6mila persone, si ferma da domani per poi riprendere dopo la bonifica solo da lunedì.

Che la chiusura fosse improbabile si era già intuito visto che lo stabilimento di Rivolta del Re non era fra quelli annunciati stamane. Tuttavia ci si attendeva che almeno Termoli rientrasse fra quelli in cui venivano annunciati interventi di sanificazione. Gli operai sono fortemente preoccupati. “Fuori da qui non dobbiamo stare a contatto con nessuno e dentro lavoriamo ammassati in 3mila senza protezioni. Siamo a rischio, non ha senso”. Alla fine quindi Fca ha dato il via libera alla sanificazione

Accolte parzialmente le richieste di vari sindacati (Uilm, Fim, Ugl e Fismic) che chiedevano l’igienizzazione e le mascherine, mentre al momento resta valido lo sciopero indetto dal Soa da oggi a sabato 14 marzo per la durata di 8 ore.

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EMERGENZA MASCHERINE – Per altro sembra che il reperimento di mascherine sia oltremodo difficoltoso anche per le aziende più piccole della Fiat, che si trovano al nucleo industriale di Termoli. Molte di loro stanno sperimentando in queste ore la grande difficoltà nel fare i conti con le restrizioni e le misure di sicurezza imposte perché non hanno assolutamente mascherine. In stabilimenti che danno lavoro a circa 150 persone, ci sono mascherine per circa 30 operai.

Vengono infatti distribuite ai dipendenti con la raccomandazione di riutilizzarle, sebbene questa procedura tolga efficacia al dispositivo. D’altra parte rispetto alle richieste fatte non ci sono state risposte, le mascherine semplicemente non ci sono e questo per un motivo fondamentale.

Altri Paesi europei produttori, quali Germania e Francia, le hanno tolte dal mercato, decidendo di tenerle per sé per far fronte all’emergenza nelle rispettive nazioni. Questo è uno dei motivi per cui poche ore fa il presidente Conte ha sottolineato l’importanza di mettere subito a regime una maggiore produzione nazionale in stabilimenti italiani, così da soddisfare il bisogno crescente di mascherine, tute, occhiali di protezione e altri strumenti necessari a garantire la sicurezza dal contagio.

È un problema che stanno riscontrando anche coloro che sono in prima linea in questa battaglia, cioè medici e infermieri. Il direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano ha annunciato di aver riordinato decine di migliaia di mascherine ma chiaramente la priorità sarà assegnarle ai medici di medicina generale e agli operatori sanitari.

Anche per questo le fabbriche hanno un serio problema di approvvigionamento con i fornitori, senza contare che in generale il costo delle mascherine si è impennato notevolmente. Ma il problema è prima di tutto che la loro disponibilità è ancora limitatissima. Un problema ulteriore in un periodo di emergenza.

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