La diagnosi

La falsa illusione dei test rapidi “a pagamento” per il Covid: “Non sono validati e sono ancora poco attendibili”

Diversi laboratori privati stanno proponendo il cosiddetto test sierologico, diverso dal tampone molecolare, che “promette” di conoscere se si è positivi o negativi al virus in poco tempo. Ma si tratta di strumenti non diagnostici bensì di ricerca, ancora in fase di perfezionamento, che il Comitato Tecnico Scientifico per il Coronavirus 19, organismo del Ministero della Salute, invita a non utilizzare perché scarsamente attendibili. “Col rischio di mandare in giro falsi negativi”.

Si sente parlare sempre più spesso di test rapidi per il Covid19. Sono diversi i laboratori privati che stanno cominciando a proporre – anche in Molise – questa modalità di diagnosi per sapere se si è infetti o no. Si tratta di test sierologici che, secondo le promesse di chi li vende, permettono di sapere in tempi rapidi se si è positivi o negativi. Come? Attraverso la ricerca di anticorpi IgG e IgM di SARS-CoV-2, il virus che causa l’infezione nota come Covid19.

Questi test però rischiano di rivelarsi un boomerang perché hanno ancora una attendibilità bassa e possono produrre falsi negativi col rischio di contribuire a diffondere la malattia. La comunità scientifica è d’accordo: “Questi test non sono validati né dall’Aifa né dall’Istituto Superiore di Sanità”. Il direttore generale Asrem Oreste Florenzano, rispondendo a una domanda relativa all’efficacia e alla utilità di test proposti dai privati (dietro pagamento) ha specificato che “i test possono essere di due tipi: molecolari, cioè con tampone faringeo, e sierologici. Ma gli unici che rilevano la presenza del virus sono i tamponi faringei, gli altri rilevano presenza di anticorpi e per giunta hanno una bassa attendibilità, che si attesta attorno al 20%. La ricerca sta proseguendo, ma nel frattempo è importante dire che questi test non hanno alcun valore a scopo diagnostico”.

Denaro buttato, dunque? Una falsa illusione? Un business? Il Comitato Tecnico Scientifico per il Coronavirus 19, organismo del Ministero della Salute, in una sua nota del 18 marzo ha invitato a non utilizzare tali metodi analitici in quanto attualmente ancora in validazione e pertanto non attendibili.

“L’unico test attualmente utile per la diagnosi (alta sensibilità e specificità pari al 95% per entrambe) è di fatto il test molecolare con metodo Real Time PCR per SARS-CoV-2 indicato dall’OMS” è la sintesi.

Questo test molecolare si fa nell’ambito di specifiche procedure per l’esecuzione del tampone, che viene poi ripetuto attraverso la stessa procedura per verificare l’avvenuta guarigione. Questo consente ovviamente di tenere sotto stretto controllo epidemiologico la malattia attraverso canali ufficiali.

Ci sono poi altri due tipi di test: il test rapido su card per ricerca degli anticorpi IgM e IgG (puntura del polpastrello o prelievo di sangue) e i test sierologici di ricerca degli anticorpi IgM e IgG (prelievo di sangue)

“Non ci sono al momento dati sufficientemente attendibili circa la validità di questi test” dichiarano fonti mediche, concordi sul punto “e questo è il motivo per cui il Comitato tecnico Scientifico del Ministero della Sanità ne ha sconsigliato l’impiego, pur esortando, con ragione, la comunità scientifica a confermarne scientificamente al più presto la validità a scopo di ricerca”.

Questi test infatti, al momento completamente inutili per quanto riguarda la conoscenza della positività o meno al virus, possono rappresentare semmai un valido strumento complementare alla diagnostica molecolare che non è in grado, in caso di negatività, di raccontare la “storia” di quel soggetto rispetto al virus.

I test sierologici invece, quando saranno perfezionati e validati al punto da non produrre più falsi positivi e/o negativi come accade ora, potrebbero dire se il soggetto è entrato in contatto con SARS-CoV-2 e ha sviluppato anticorpi capaci di proteggerlo in caso di nuovo contatto o se in realtà il suo organismo non ha mai “incontrato” il virus.

“Il tampone rimane il metodo più efficace e attendibile per individuare i soggetti asintomatici, ovvero quei soggetti che presentano sintomi sfumati oppure assenti e pur tuttavia sono positivi alla ricerca molecolare di SARS-CoV-2” chiariscono dalla Asrem, precisando che “Gli asintomatici rappresentano un importantissimo veicolo di trasmissione della malattia e pertanto la loro rilevazione deve essere effettuata all’interno di un percorso concordato e controllato dalle Istituzioni Regionali e Nazionali”.

I test rapidi, aggiungono dalla Asrem, “potranno essere validati a scopo non diagnostico ma di mera ricerca laddove esiste un robusto disegno di uno studio epidemiologico di popolazione. Studio che ovviamente, nel caso dei laboratori privati, non esiste. Inoltre fare questo test non cambia nulla nella consapevolezza di un cittadino: se si è positivi non c’è la garanzia di esserlo realmente, se si risulta negativi vale lo stesso concetto e in aggiunta non esiste un modo per essere sicuri che la negatività sia una corazza, in quanto un’ora dopo il test si può essere contagiati. Il test sierologico non è in grado di stabilire se l’infezione è pregressa, se io sono ancora infettivo o no. Del Covid19 sappiamo ancora poco: non è come il morbillo, che se lo prendi puoi essere certo che non lo prenderai più”.

Non c’è alcuna indicazione che chi ha superato la malattia poi non la prenda una seconda volta e che non sia infettivo in quella fase. Essendo un virus nuovo, le promesse fatte da tanti privati in queste ore pure a fronte degli appelli della comunità scientifica internazionale hanno il retrogusto spiacevole del business.

“Il punto nodale della questione – continua la Asrem – è che noi dobbiamo ridurre la circolazione del virus e per poterlo fare abbiamo una sola arma: isolare i positivi e i paucisintomatici ed evitare il contatto sociale seguendo scrupolosamente il distanziamento. Man mano che tutte queste condizioni si realizzano noi avremo una caduta normale dell’infezione e dei contagi”.

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