Termoli

Il Comitato S.Timoteo non si accoda al silenzio: “Riaprire subito Pronto Soccorso e Utic, si rischia troppo”

Intervista a Nicola Felice, portavoce del comitato che da 7 lotta per la difesa dell'ospedale di Termoli. "Altrove, come a San Giovanni Rotondo, la sanificazione è stata fatta in 12 ore. Qui non si sa nemmeno quando inizierà e non c'è un crono-programma per la riapertura di un presidio salvavita"

La chiusura dell’ospedale San Timoteo di Termoli preoccupa. I cittadini prima di tutto. A Termoli e nell’hinterland si registra un timore diffuso per la chiusura a oltranza dell’unico presidio di emergenza. E gli interrogativi si moltiplicano: “Che succede se uno di noi è colpito da un infarto? Da un ictus? Da una patologia nella quale il fattore tempo è determinante?”.

Domande alle quali non ha risposto nessuno. Né la direzione sanitaria, né la Regione, né la Asrem. Alcuni sindaci hanno provato a rassicurare sul fatto che c’è il Pronto soccorso di Vasto, senza precisare che Vasto dista alcune decine di chilometri da Termoli e che la popolazione residente in molti centri dell’hinterland impiegherebbero fino a 50 minuti per raggiungere il San Pio. E’ un tempo che garantisce la sopravvivenza? Altri sindaci chiedono, in queste ore, di riaprire il Vietri di Larino. Ma il problema – speriamo sia chiaro – non è tanto il posto, quanto il personale. Mancano i medici, sono in isolamento. Ammesso anche che il Vietri possa essere riaperto, chi ci potrebbe lavorare, garantendo assistenza e turnazione adeguate?

“Speriamo che questa non sia la prova tecnica per la chiusura definitiva del nosocomio adriatico” esordisce Nicola Felice, il portavoce del comitato che da 7 anni lotta strenuamente presso le sedi istituzionali e fra la gente in difesa della sopravvivenza e del potenziamento del san Timoteo, cioè l’unico ospedale per un bacino di utenti superiore ai 130mila. Abbiamo chiesto a lui, il giorno dopo una notizia che lascia sconcertati, passata nel silenzio dei massimi rappresentanti istituzionali, un commento e una valutazione del quadro legato all’emergenza sanitaria che Termoli e il territorio circostante stanno attraversando.

Comitato san Timoteo e Nicola Felice

Com’è la situazione, ingegner Felice?

“La situazione è molto grave. È inammissibile che dopo 24 ore di chiusura completa il Basso Molise sia completamente scoperto di servizi sanitari. Lo stesso 118 è in isolamento e sta funzionando solo grazie a postazioni diverse da quella di Termoli, dove medici e personale sono anch’essi in quarantena”.

 

Si dovrebbe procedere alla sanificazione.

“Esatto, si dovrebbe. Ma non è ancora iniziata. Ci chiediamo come sia possibile non avere notizie degli step che si intendono realizzare.  San Giovanni Rotondo è stato sanificato in 12 ore: come è possibile che qui il Pronto Soccorso, la Medicina d’urgenza, la Utic, reparti salvavita ed essenziali, non sono ancora stati sottoposti al percorso di igienizzazione e sanificazione?”

 

Ma c’è anche il problema dei medici, che non sono stati fatti rientrare al lavoro per il rischio di aver contratto il virus durante una permanenza ravvicinata con una dottoressa del 118, poi risultata positiva al Covid 19.

“Senza voler entrare nel merito della gestione in altre Regioni, soprattutto nel nord, una riflessione sul fatto che tutti i medici che hanno avuto i contatti in altre regioni sono stati fatti tornare al lavoro una volta risultati negativi al tampone va fatta. Qui questa operazione va per le lunghe, e non sappiamo comunque cosa accadrà”.

 

Lei è sempre stato un fautore degli accordi fra territorio. Ora più che mai la disponibilità di altre Asl è fondamentale, non crede?

“Certo. Però chiedo come prima cosa di riaprire il prima possibile il Pronto Soccorso e l’Utic. E quindi in virtù di accordi e di un necessario percorso di integrazione, di cui questa potrebbe essere la prova generale, sarebbe necessario chiedere immediatamente la disponibilità di personale dalle aree limitrofe per coprire i turni laddove mancano, perché non è concepibile tenere chiuso a oltranza un Pronto Soccorso”.

 

Dunque riaprire immediatamente?

“Riaprire immediatamente pronto soccorso, medicina d’urgenza e utic, perché la sanificazione si può fare e si deve fare il prima possibile. Poi un po’ alla volta si sanificano gli altri reparti laddove dovessero esserci ancora pazienti ricoverati si spostano temporaneamente per la igienizzazione delle camere, dei corridoi e di tutta la corsia”.

 

Come interpreta il silenzio anche istituzionale attorno a questa vicenda? Mi riferisco al silenzio della politica locale.

“Registro il silenzio. Questo è un dato di fatto, almeno finora”.

 

Alcuni sindaci chiedono di riaprire l’ospedale Vietri di Larino

“Riaprire il Vietri non risolve il problema perché se manca il personale la criticità è quella. L’emergenza rimane”.

 

Voi come comitato potete richiamare all’attenzione, ma non potete prendere decisioni. Non è il comitato San Timoteo a poter fare delle scelte.

“Esattamente, non è il comitato San Timoteo ma il comitato ora richiama gli enti, i dirigenti, l’amministrazione, tutti insomma all’assunzione di responsabilità perché la situazione è importante. Questo nel solco di quello che è il nostro ruolo, che va avanti da 7 anni sollecitando chi è di dovere ad affrontare e risolvere la situazione. Non possiamo restare zitti e accodati davanti a un ospedale chiuso ormai da 48 ore per la cui apertura non c’è nemmeno un cronoprogramma”.

 

Cosa chiedete?

“La direzione, i vertici, ci dicessero qual è la loro idea nell’affrontare questa situazione perché se oggi dovesse succedere qualcosa di grave, e non mi riferisco al coronavirus, noi ci troveremmo come si dice in braghe di tela. Vale per il pronto soccorso, per la utic e per il 118, che anche a Termoli è in isolamento”

 

Ictus, infarti, rete della emergenza: ora come si fa?

“Ha fatto un esempio idoneo. Prendiamo l’infarto. Non voglio nemmeno immaginarlo, e inoltre aggiungo che questa situazione favorisce Vasto in una prospettiva a medio e lungo termine”.

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