S.timoteo blindato

Una notte da incubo in ospedale in attesa del tampone. “Nessuno ci ha dato spiegazioni”

Il racconto della coordinatrice del Laboratorio Analisi, Centro trasfusionale e Anatomia patologica del San Timoteo e consigliera comunale di Fi Fernanda De Guglielmo

Anche la dottoressa Fernanda De Guglielmo, coordinatrice del Laboratorio Analisi, Centro trasfusionale e Anatomia patologica del San Timoteo è tra gli operatori sanitari che hanno trascorso la lunga notte tra giovedì 5 e venerdì 6 marzo ‘blindati’ all’interno dell’ospedale termolese, in attesa di avere indicazioni sull’eventualità di dover eseguire o meno il tampone.

All’uscita dall’ospedale è stanca e spossata. Che situazione c’è all’interno dell’ospedale?

“Di incertezza e di paura generale. Il personale da una parte è tranquillo, e naturalmente mantiene la dovuta calma, dall’altra però vorrebbe anche avere delle spiegazioni più esaustive e precise su come gestire la situazione nei prossimi giorni”.

Spiegazioni che aspettate da chi?

“Dalla direzione generale”.

A maggior ragione adesso che il numero delle persone contagiate è salito?

“E’ salito, è vero, ma credo fosse anche inevitabile. Secondo me rispetto al numero di personale in servizio il numero è anche basso. Comunque ieri di tamponi ne sono stati effettuati soltanto una parte e solo in alcuni reparti cioè quelli che le persone – oggi in vigilanza domiciliare – hanno frequentato nelle ore precedenti il contagio. Altri esami verranno eseguiti nelle prossime ore dunque la situazione è tutta in divenire”.

Quanti sono rimasti in ospedale?

“Molti di meno rispetto a ieri perché attorno a mezzanotte hanno fatto tornare a casa tutti quelli che non avevano frequentato né i reparti a rischio e né le persone contagiate. Pertanto la scelta è stata quella di dare priorità a chi invece in qualche modo aveva interagito con questi due aspetti e quindi prima il tampone a chi ha lavorato con le persone infette e poi agli altri”.

In qualità di operatore sanitario, che pensa di quello che sta accadendo?

“È chiaramente un virus sconosciuto e per questo imprevedibile. Ma se ognuno di noi si attiene ai protocolli trasmessi in queste ore e presta l’attenzione dovuta, quanto meno possiamo arginare il contagio ed evitare inutili affollamenti negli ospedali”.

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