Racconto dalla california

Anna, campobassana in California dove 40 milioni di persone hanno ordine di restare a casa: “Lo rispettiamo”

Il racconto di una 78enne campobassana emigrata giovanissima negli Stati Uniti e alle prese con le nuove restrizioni decise nello stato della California dove 40 milioni di residenti hanno l'obbligo di restare in casa. "Sono anziana e qui le limitazioni erano già molto rigide per gli over 65". Dalla spesa alle mascherine "che si trovano" ecco come è cambiata la sua vita ai tempi del coronavirus. "E' dura rinunciare alle nostre libertà ma la cosa peggiore è non poter vedere figli e nipoti. Per fortuna la tecnologia ci aiuta"

Era il 5 marzo scorso quando la California ha dichiarato lo stato di emergenza dopo la sua prima vittima con coronavirus. Uno dei primi stati americani (un paio di settimane fa i decessi accertati erano appena 11) a prendere misure restrittive per contenere l’espansione della pandemia ha appena fatto un altro passo in avanti in nome della salute pubblica: ieri il governatore Gavin Newsom ha ordinato a 40 milioni di persone, ossia tutti i residenti dello Stato, di restare a casa. La rapidità della diffusione dell’epidemia negli Usa, dove tra il 19 e 20 marzo i contagi sono raddoppiati (oltre 13mila), ha fatto scattare quello che gli americano chiamano lockdown.

“Ma non cambia nulla per me, ho 78 anni e qui da noi gli ultra 65enni erano già in una specie di quarantena”.

A dichiararlo è la signora Anna D’Ottavio Lee, campobassana emigrata giovanissima negli Stati Uniti e stabilmente residente a Corona, nella contea di Riverside, dal lontano 1984.

Partiamo dal video che ha fatto il giro del mondo qualche giorno fa in cui abbiamo visto una ordinatissima coda chilometrica di gente coi carrelli della spesa in attesa di poter entrare a comprare in un grosso supermercato della California. A colpire tutti, soprattutto qui in Italia, la pazienza e il rispetto della distanza di sicurezza tra le centinaia di persone in fila. Siete davvero così bravi?

“Se siamo più bravi di altri non so dirtelo, di sicuro qui non abbiamo l’esercito o le forze dell’ordine che ci controllano perché rispettiamo le restrizioni. Non ce n’è bisogno ma certo le eccezioni ci sono sempre. E oggi (ieri per chi legge, ndr) dopo l’annuncio del governatore i supermercati sono stati presi d’assalto”.

Esattamente questi divieti in cosa consistono?

“Non possiamo uscire se non per ragioni di lavoro, per andare dal medico o per la spesa, non possiamo aggregarci, neppure in famiglia, pensa che l’altro giorno è tornata mia nipote da San Francisco dove studia perché lì hanno chiuso il dormitorio e le ho dovuto lasciare il pranzo fuori dalla porta. Mi ha urlato “grazie nonna, ti voglio bene” dal vialetto. Le altre indicazioni sono le stesse che avete voi in Italia: lavare spesso le mani, disinfettare tutto ma non più di una volta al giorno, stare ad almeno sei piedi l’uno dall’altro (un metro circa), eccetera. Per fortuna che la tecnologia ci viene incontro, le videochiamate sono una salvezza perché, anche se virtualmente, riesco a vedere nipoti e pronipoti”.

In Italia, soprattutto all’inizio dell’espansione del virus, abbiamo registrato la corsa dei consumatori all’acquisto dei beni di prima necessità. Non solo, anche la corsa (addirittura più sfrenata) per rifornirsi di mascherina e disinfettanti che sono ancora introvabili. E’ successo anche lì?

“Nella mia città, Corona, queste file chilometriche fino a poche ore fa non le ho mai viste anche se era già obbligatorio per gli over 65 fare acquisti solo dalle 7 alle 9 del mattino, quella fascia oraria è riservata ai seniors che, come sappiamo bene, sono i più esposti al rischio coronavirus”.

E dunque le prime restrizioni erano soprattutto per voi anziani?

“Esatto. Non che non potessimo uscire di casa ma ci consigliavano di evitarlo il più possibile in particolare se uno ha qualche problema di salute. In questo anche i negozi si sono adattati: possiamo chiamare il supermercato, dare una lista delle cose di cui abbiamo bisogno e non appena c’è disponibilità vengono a portartela a casa. Le consegne a domicilio funzionano molto anche per i ristoranti che consegnano cibo senza costringerci a uscire. Non ho riscontrato carenza di mascherine o prodotti igienizzati, le mie sono di cotone lavabili e riutilizzabili. Ma so che altrove non è andata altrettanto bene”.

Dopo Cina, Italia e altri paesi europei anche la vita di voi americani è stata stravolta dalla pandemia. Il vostro presidente Donald Trump ha parlato alla nazione dicendo che prima di luglio o agosto non ne verrete fuori. E ha anche detto, ammettendolo per la prima volta, che “la situazione non è sotto controllo”. Con quale stato d’animo state vivendo queste giornate?

“Siamo preoccupati, come tutti voi. Viviamo le nostre vite rinunciando a tante libertà (di viaggiare, uscire, andare al ristorante) ma soprattutto senza poter vedere i figli, i familiari più stretti, gli amici. È sconvolgente anche per una persona della mia età che è nata nel pieno della seconda guerra mondiale. Auguriamoci che passi in fretta, sarà forse un pensiero banale ma è quello che sperano tutti. In tutto il mondo”.

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