San giovanni in galdo

Andrea, farmacista nel paese deserto: “Anziani soli e impauriti, dobbiamo aiutarli”

La sua farmacia nel microscopico comune di San Giovanni in Galdo ha sempre i battenti aperti, e non solo per vendere prodotti e medicine. E’ un vero presidio sociale, soprattutto per i clienti, quasi tutti ultrasettantenni. Mai come in questi giorni, però, Andrea Pizzuto, titolare dell’omonima ‘bottega’ in via Roma, è stato tentato di lasciare aperta solo la finestrella per il passaggio dei prodotti dal dottore al cliente.

“Sì – spiega – anche noi farmacisti ci sentiamo poco tutelati. Ho due bambine piccole e non mi posso permettere di commettere errori in questo momento. Dopo le ultime disposizioni del Governo, con l’Italia intera ‘in zona protetta’ dobbiamo premunirci tutti, ancora di più”.

Andrea lavora a San Giovanni in Galdo da oltre sei anni. Prima di lui un altro farmacista copriva le esigenze di un paese che conta oggi appena 560 abitanti, 400 circa effettivi, due bar, altrettanti alimentari, un ristorante (Re Artù, ex Il Grottino), un piccolo ufficio postale aperto tre volte alla settimana e ben tre medici. Si è laureato in Farmacia industriale alla “D’Annunzio” di Chieti e proviene da una famiglia di farmacisti. Nonno Adolfo gestiva il deposito ‘Farmaceutica Molisana’ di via Insorti d’Ungheria a Campobasso, il primo in Molise. Poi papà Antonio, da 30 anni farmacista a Guardiaregia, infine lui e il fratello Mauro, al quarto anno di Farmacia, ovviamente.

Da prima che esplodesse l’emergenza da Covid 19 abbiamo assunto tutte le precauzioni, seguendo le indicazioni del Ministero – spiega Andrea – Oggi la situazione è effettivamente delicata, soprattutto perché San Giovanni in Galdo è un paese composto per il 60-70 per cento da persone di oltre 70 anni. Non si tratta più di servire clienti, ma di aiutare per quanto possible gli anziani a non avere paura, a non sentirsi soli, quasi a coccolarli nel momento in cui sono loro le persone più a rischio”.

La farmacia di San Giovanni in Galdo lavora anche a domicilio, ma non in questo periodo. Il riferimento del trentenne dottore è piuttosto chiaro. La poca sensibilità di chi parla degli anziani e dei malati come di cittadini di seconda classe, per lo più numeri, rispetto a tutti gli altri, preoccupa e inquieta le persone di buonsenso. E adesso che la psicosi collettiva ha subìto un’altra brusca impennata, per via del divieto di trasferirsi pure da un comune all’altro. di loro si parlerà probabilmente ancor meno.

“Ieri mattina è venuta una signora di 91 anni – racconta – mi ha detto di aver pianto dopo aver visto un servizio in tv. Teme che arrivi la fine del mondo e certo non si può non comprendere la sua reazione legata all’età e al fatto di vivere sola. Rispetto a questa situazione mi sento turbato e triste. Sono persone con le quali si è stabilito un rapporto quasi familiare. La stessa signora, e non solo lei, spesso ci porta biscottini e caramelle. Sono segni di vicinanza e rispetto reciproco, forse la parte più bella di questo lavoro.

“Siamo un baluardo sociale e civile – prosegue – un punto di riferimento per tanti cittadini. Bene ha fatto il sindaco che in questi giorni ha deciso di inviare delle persone a fare questo tipo di servizio, sono volontari che danno una grossa mano”.

Chiediamo al farmacista quali sono le richieste del momento da parte della piccola comunità. “Per lo più, abbiamo venduto disinfettanti, acqua ossigenata e spesso sostanze per preparare Amuchina”. Già, il nome commerciale della soluzione concentrata che spadroneggia nelle classifiche di vendita e che comincia a scarseggiare anche sugli scaffali delle farmacie. “E’ così, ne abbiamo pochissima e la chiediamo di continuo. Lo stesso vale per le mascherine che potrebbero salvare tanti dal contagio. Da Federfarma – ci informa Andrea – vorrebbero elargire le mascherine in tutte i punti vendita, su indicazione del Governo. Rifornire la gente sarebbe doveroso. Vediamo che succede, finora purtroppo la situazione non si è sbloccata. Per ora le mascherine e i guanti li indossiamo solo noi al lavoro (li tolgono un attimo per posare per noi)”.

A proposito dell’esecutivo nazionale, Pizzuto spiega quali sono le indicazioni arrivate alle farmacie dal Ministero della Salute. “Le misure igienico sanitarie sono più o meno note – dice – Lavarsi sempre le mani, evitare contatti con persone, evitare strette di mano, starnutire nella piega del gomito, evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri”.

E il fatturato? Cosa succede a una farmacia di un piccolo paese di anziani quando scoppia l’emergenza sanitaria? “Nei primi giorni – risponde – si vendeva più del solito, i clienti venivano spesso e si confrontavano con noi . Ma da più di una settimana, cioè da quando anche dalle nostri parti è scattato l’allarme, il fatturato si è sensibilmente ridotto. Prima si facevano le scorte, oggi si chiede qualcosa di specifico, ma proprio se occorre”.

Altra domanda: come funziona per la fornitura di prodotti e medicinali? “Noi ci appoggiamo a un’altra farmacia. A Campobasso comunque c’è un deposito fisico, poi alla consegna pensano gli altri”.

Andrea Pizzuto è anche un grande sportivo, portacolori della Virtus. Sogna una gara podistica che colleghi i paesi dell’area: oltre a San Giovanni, Toro e Campodipietra. “Certo, sarebbe bello vedere tanta gente in giro, ma il problema adesso è dare una risposta concreta agli anziani, uomini e donne che ci chiedono dove andare”. In paese non c’è più la casa di riposo, entro fine anno dovrebbe riaprire quella che era ospitata dal vecchio convento. Come tanti sangiovannari, Andrea soffre la condizione di spopolamento del paese. E non è un problema meramente economico.

Qual è allora la soluzione per dare un sostegno a chi vive in questo minuscolo paese? “Mi batto da sempre per una farmacia di servizi, un luogo dove non si deve solo prendere, ma si possono dare preziosi consigli. Quindi un servizio a 360 gradi, così da mandare referti ai medici, lavorare in equipe con quelli che sono in loco. Gli anziani parlano spesso con me – continua – a volte sento di svolgere una funzione sociale, quasi consolatoria. Quello che io e mio fratello stiamo facendo va già in questa direzione. La nostra è stata tra le prime farmacie in regione a essersi dotata di un punto prelievi. Funziona bene e arrivano anche da Campolieto, Campodipietra e Toro. I cittadini sono soddisfatti perché godono di un servizio supplementare. Credo che questa sia la strada da seguire nel Molise di oggi. Non vendere sterilmente prodotti, ma supportare le persone in maniera avvolgente, completa e curare pure le preparazioni”.

Insomma, scegliere se fare i farmacisti, nel senso pieno del termine, o i commercianti. “Sì, mi auguro che questo possa un giorno migliorare e salvare la nostra professione”. Interessanti propositi post emergenza. Buon lavoro.

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