Il rompicapo

Vicky Bucci, un mese fa il ritrovamento del corpo e dell’auto. Si aspettano le perizie, un tecnico informatico è al lavoro sui telefonini

Il 21 gennaio la Panda è stata individuata sul fondale davanti il molo sud, dove un mese prima non c’era. Suicidio, omicidio, disgrazia? Le ipotesi restano tutte in piedi, perché il mistero della 42enne non è stato risolto. Il compagno resta indagato per istigazione al suicidio. In questi giorni si studiano i tabulati telefonici non solo della donna, ma anche di altre persone. Qui la ricostruzione di tutti i punti-chiave di uno dei casi più complessi che la cronaca locale e gli organi inquirenti abbiano mai affrontato.

Resta un giallo la morte di Victorine Bucci, seppellita ieri l’altro nel cimitero di Larino dopo oltre 20 giorni di esami autoptici a Bari. Non si sa ancora quale sia stata la causa di morte della 42enne di Larino, e nemmeno se si sia trattato di un gesto volontario, di una disgrazia, di un omicidio. Tutte le ipotesi restano aperte perché gli elementi di questa storia che si trascina dal 18 dicembre 2019 sono contraddittori e difficili da rimettere a posto.

Le ricerche in mare – a cominciare proprio dall’auto, la Fiat Panda rossa della donna scoperta nel pomeriggio del 21 gennaio scorso sotto il molo sud, quello del trabucco, dove si trova la pescheria della famiglia D’Abramo e dove, la mattina del 18 dicembre – il giorno al quale si fa risalire la scomparsa – era stato ritrovato il telefonino di Victorine. L’auto si trovava a una profondità di circa 3 metri e mezzo, oltre la lunga barriera di scogli che separa l’acqua dalla banchina. Quella zona era già stata perlustrata dai sommozzatori dei vigili del fuoco che nei giorni 19, 20 e 21 dicembre avevano guardato con l’aiuto di scanner e radar proprio lì sotto, senza trovare nulla. “Quell’auto lì non c’era” ha dichiarato il Procuratore Isabella Ginefra il 21 gennaio quando invece sono tornati gli investigatori con i subacquei del nucleo Carabinieri di Pescara e Chieti e la vettura è stata individuata. Il giorno successivo, il 22 gennaio, con una delicata e complessa operazione di ripescaggio è riportata in superficie e a affidata a un perito, l’ingegner Giovani Russo nominato dalla Procura. La Panda era rovesciata su se stessa, con i finestrini anteriori aperti, la terza marcia ingranata, priva di paraurti e con un danno alla gomma anteriore destra ma con il telaio intatto. Come ha fatto a saltare gli scogli senza sfracellarsi sulla pietra? E ancora: è sempre stata lì oppure è stata trasportata in quel punto in un secondo momento? E in questo caso da chi, dalle correnti oppure da una barca?  Domande in attesa di risposte, mentre in Procura si lavora per “incastrare gli elementi confidando nelle due perizie tecniche, che dovranno chiarire diversi aspetti”.

Vicky varie foto da porto

Il giorno dopo la scomparsa, il 19 dicembre, a poca distanza è stato trovato il fanale di una macchina, acquisito dai carabinieri. E’ un fanale compatibile con la Fiat Panda di Vicky, ma nessuno può giurare che sia proprio il suo sebbene la coincidenza sia sospetta.

Non è possibile escludere che l’auto sia caduta da un luogo diverso dal Molo Sud, e che sia stata portata fino a lì dalle correnti marine. Ma anche questa ipotesi sembra difficile da immaginare, primo perché i fondali del porto sono fangosi e tendono a “risucchiare” gli oggetti, figurarsi un mezzo pesante come una macchina, e poi perché nel porto di Termoli, come si vede dalle batimetrie, lo scorso anno è stato scavato un canale profondo 6 metri nell’ambito dei lavori di dragaggio. Se l’auto fosse caduta dal molo nord sarebbe finita dentro il canale e non sarebbe riuscita certo a risalire da sola per proseguire nella traiettoria verso il molo Sud.

Vicky varie foto da porto

Paraurti mai trovato – Rimane anche un altro mistero nel mistero: dove è finito il paraurti della Panda, che non è mai stato trovato? Accanto all’auto i subacquei hanno scoperto un tergicristallo, ma del paraurti nessuna traccia nemmeno durante la prima fase della ricerche. Certo, potrebbe essere finito insabbiato e i radar non l’hanno visto. Oppure potrebbe essere stato perso in un incidente avvenuto in un altro luogo, non in porto. Solo ipotesi, ma impossibili da escludere.

Quando, come, dove e perché è morta Vicky? Per gli investigatori sono quesiti ancora aperti. “Uno dei casi apparentemente più complessi che siano mai capitati” ammettono gli inquirenti, che sperano in un chiarimento dalle due perizie, quella sull’auto – che sta andando avanti con i frequenti sopralluoghi dell’ingegner Russo al Molo e non solo – e quella sul corpo, ultimata da poco nell’Istituto di medicina legale di Bari dal professor Francesco Introna, che sta elaborando la sua relazione dopo gli esami radiologici, istologici e tossicologici.

molo termoli ricerche vicky

La verità è che in mano gli investigatori hanno ancora pochi tasselli. C’è un video girato da una telecamera privata di un club nautico (le telecamere pubbliche non funzionano, con grande scandalo generale ma finora nessuna spiegazione plausibile) che mostra una Panda entrare nel molo del porticciolo la mattina presto del 18 dicembre e non uscirne più. Ma è una immagine parziale e imprecisa, non c’è la certezza che quella sia la vettura di Victorine Bucci e non è detto che l’auto da lì non sia poi uscita. Il materiale video è troppo scarso per poter chiarire questo punto.

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“L’ho vista viva” – Anche per questo motivo non è nemmeno possibile escludere a priori che i testimoni che sostengono di averla vista il 18 e il 20 dicembre siano attendibili. Sono ben tre le testimonianze circa la presenza di Victorine Bucci viva dopo quell’alba del 18 dicembre. La più significativa arriva dall’ospedale San Timoteo di Termoli. Due dipendenti Asrem sostengono di averla vista alle 10 e 30 del 18 dicembre, prima nella sala d’attesa del Pronto Soccorso e poi all’Ufficio Relazioni col pubblico. Vicky l’8 dicembre era stata picchiata dal compagno e la madre l’aveva portata in ospedale, dove lei non aveva voluto denunciare l’uomo. Ma si era fatta medicare e aveva fatto gli esami, compresa la tac cranica. Quando è stata vista voleva un referto medico in inglese per avere il rimborso dalla compagnia area con la quale aveva prenotato un volo per il Canada. Ma su quell’aereo non era mai salita e le serviva il referto per dimostrare di aver avuto un impedimento e riavere indietro il denaro.

Victorine Bucci

I due dipendenti – il portiere del Pronto soccorso e la responsabile Urp  – ricordano entrambi che il giorno in cui si è presentata, mostrandosi tranquilla, era proprio il 18 dicembre. Ha lasciato un segno”, scrivendo il suo nome e cognome su un bigliettino che ora è agli atti. Il testimone è certo che si trattasse del 18 perché ricorda di aver chiesto in proposito informazioni a un medico che non era di turno il 16 dicembre mentre lui, il portiere, non è andato a lavorare il 17. “L’unico giorno possibile è proprio il 18” ha raccontato a Primonumero.it l’uomo (leggi il nostro articolo), ascoltato poi in Procura.

Un’altra segnalazione è quella della barista del distributore Ip sulla Ss 647, che la sera dello scorso 20 dicembre, 2 giorni dopo la scomparsa, ha chiamato i carabinieri segnalando di aver visto alle 3 di pomeriggio una donna di colore vestita con un cappotto nero allacciato in vita, sola, che camminava sul piazzale sul retro dell’edificio (leggi l’articolo). I carabinieri hanno fatto controllare la videosorveglianza di quel giorno, che però filma solo le pompe di benzina.

E poi c’è la segnalazione, arrivata solo di recente, di una donna, moglie di un marittimo termolese, che si dice certa di aver visto la 42enne nella tarda mattinata del 18 dicembre, intorno alle 11, in zona porto. (qui l’articolo). Testimonianze attendibili o ricordi confusi?

La chiave di tutto è un telefono. Il telefono di Vicky, trovato il 18 dicembre su uno scoglio davanti alla pescheria dei D’Abramo, che ha aperto alle 6 e 30 del mattino. Prima delle 10 una signora di circa 60 anni che stava aspettando di entrare e comprare un po’ di pesce per Natale, e che teneva per mano la nipotina, l’ha preso e consegnato a Manuel, il giovane figlio del titolare. Fino a quel momento nessuno si era accorto di quel telefonino, con una cover verde fosforescente. La signora, residente a Termoli, unica in grado di chiarire dove esattamente si trovasse il telefono, se in bella vista o parzialmente nascosto, è stata cercata disperatamente ma mai rintracciata. Né, nei giorni e nelle settimane successive, è tornata in porto. Nessuno, al momento, sa se quel telefonino è stato smarito da Victorine durante la notte, se è stato invece portato sul molo, in un luogo frequentato, e con l’obiettivo di farlo ritrovare, da un’altra persona.  Su quello smartphone si è concentrata la violenta lite notturna tra la donna e il suo compagno, Maurizio Verini, termolese di 56 anni e indagato per istigazione al suicidio.

via RioVivo

L’uomo era maniaco del controllo del telefonino della compagna, che le prendeva spesso per chattare con le amiche e provare a scucire loro informazioni, o per mandare messaggi minatori. Quella notte, la notte prima della scomparsa, ne ha inviati due dall’account facebook di Vicky: uno alle 2 e 8 minuti a una amico che vive a Roma e l’altro alle 2 e 44 all’ex marito di Vicky, romano anche lui. Entrambi messaggi, uno dei quali firmato con nome e cognome e numero di telefono. “Romano di merda” “So o marrocchino” “Bastardo”. “Chiama”.

Con lui Vicky ha trascorso la notte tra il 17 e il 18 dicembre, prima di scomparire. La coppia ha cenato insieme in un locale, poi è stata in un bar, infine è tornata a casa di lui, intorno all’una di notte. C’è stata una lite violenta, con urla più forti del solito e rumori di mobili sbattuti che hanno svegliato i vicini. Grida fino alle 3 di notte circa, quando ogni rumore è di colpo cessato. E’ lo stesso orario in cui Vicky ha creato sul suo telefonino un gruppo whatsapp in cui però non ha mai scritto.

Verini ha riferito tramite il legale di aver visto l’ultima volta Victorine poco prima delle 6 del mattino, mentre andava via sulla sua Panda rossa, dopo la notte turbolenta. Un racconto suffragato dal fratello, che è salito dal piano inferiore per “calmare” Vicky che “era ingestibile”, ma che l’ha solo intravista perché nel momento in cui l’uomo è uscito per andare a comprare le sigarette è uscita anche lei. Poco dopo, alle 6 e 5 minuti, l’uomo ha chiamato sulla linea fissa della madre di Victorine a Larino, che non ha risposto. Ha richiamato anche alle 6 e 20, sempre senza ricevere risposta.

In queste ore sono al lavoro i carabinieri della polizia giudiziaria con un tecnico informatico incaricato dalla Procura per visionare chiamate in entrata e uscita, messaggi whatsapp, messaggeria facebook. Non solo del telefonino di Victorine Bucci. Si sta cercando un riscontro anche alla chiamata che la donna ha fatto in ospedale, in Pronto Soccorso, il giorno prima di andare a chiedere il referto. Se venisse accertato che Victorine ha chiamato il 17 dicembre, vorrebbe dire che la donna si è recata effettivamente in ospedale la mattina dopo, cioè il 18. Che alle 10 e 30 di quella mattina era viva. E questo rimetterebbe in gioco tutto.

 

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