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Tempo di Quaresima, lettera del Vescovo alla comunità

Vi supplichiamo, nel nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,21)

Con quest’appello forte e accorato si apre il cammino verso la Pasqua che ogni anno la Santa Quaresima ripropone alla nostra vita personale e comunitaria.

L’appello, quello che la Chiesa rivolge a se stessa e ad ognuno di noi, racconta qualcosa di sconvolgente, di impensabile: Dio stesso, nel suo Figlio Gesù Cristo, viene a cercarci, ci supplica. Quasi s’inginocchia davanti a noi per invitarci ad accogliere il dono del Suo amore che trasforma.

Lui ci dice, mi dice: “lasciati amare da Me”.

Il Suo, come ben scrive l’apostolo Paolo è: un amore che ci raggiunge lì dove ci troviamo; ci assume per quello che siamo; risponde per noi, paga per noi; vuole darci la possibilità di diventare partecipi di sé.

Colui che non aveva conosciuto peccato, Gesù Cristo, Dio lo fece peccato perchè noi potessimo diventare giustizia di Dio.” (2 Cor. 5,22)

Si tratta di un appello pressante, di una possibilità straordinaria!

Non è una possibilità astratta e lontana, futuribile. E’ la possibilità, anzi il dono di oggi, di adesso.

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2Cor. 6,2)

La Quaresima è un tempo sacramentale, contiene e rende accessibile la Grazia, il Dono dell’Amicizia con Dio, dell’Alleanza definitiva con Lui.

Il cuore, il mio, il tuo, è il luogo dove questo può accadere, non potrebbe essere altrove!

Ritornate a me con tutto il cuore… laceratevi il cuore e non le vesti … crea in me un cuore puro…” sono parole che fanno da contrappunto all’appello che ci raggiunge.

Il vangelo di Matteo lo conferma: tutto si gioca nel cuore di ciascuno, nel segreto della propria intimità. Dio è il Padre che ci fa figli donandoci il Figlio unigenito: “Cuore per cuore” si potrebbe dire. E’ uno scambio paradossale, i Padri lo chiamano “ammirabile commercio”: l’Infinito per il finito, l’Amore per il peccato… E’ quanto avviene nella Pasqua del Signore.

Il mio cuore, il tuo cuore è malato di “sclerocardia”, è indurito e per questo vacilla, è abitato da mille paure. E’ spinto a prendere, possedere, occupare spazi, a compiacersi, attirare attenzione. In realtà solo un cuore abitato dall’Amore è un cuore saldo, rinfrancato, libero, traboccante gioia.

I Padri della Chiesa ci fanno consapevoli che la sclerocardia è una malattia sempre in agguato, congenita al nostro essere creature, conseguenza del peccato originale. Da essa nascono tutte quelle pulsioni e quei sentimenti dell’io che, se accolti e seguiti, ci rendono schiavi e incapaci di essere liberi.

Come prevenire questa malattia, come curarla? Viene da chiederci.

Gli stessi Padri ci offrono la “ricetta” valida per tutte le epoche e in ogni situazione, quella di assumere il farmaco della Parola di Dio, a piccole dosi, quotidianamente. L’assunzione di questo farmaco va accompagnata, sempre quotidianamente, con tre esercizi spirituali: Parlane con Papà, fa’ tu il primo passo verso l’altro, astieniti dalla TV e dai Network per comunicare in famiglia (disconnettiti per connetterti).

Il Vangelo in particolare, le Scritture in generale, costituiscono l’antiossidante fondamentale per prevenire e sciogliere i vari indurimenti del cuore che conseguono in modo diretto o indiretto da quanto ci accade intorno e viviamo quotidianamente.

Non si tratta di avere un riferimento generico con la Parola, ma preciso, concreto: una frase del Vangelo, un episodio della vita di Gesù, un versetto di un salmo, un detto degli scritti sapienziali, o, comunque, una frase completa delle Scritture che, tenuta presente nella mente e custodita nel cuore, ci accompagna lungo la giornata. Perché questo risulti possibile è necessario leggere quotidianamente una pagina del vangelo, memorizzare una parola ascoltata nella Celebrazione domenicale, insomma frequentare abitualmente e assiduamente le Scritture.

Sembra troppo impegnativo? Non direi, se pensi a come sei assiduo e perseverante nell’assumere la cardioaspirina, o altri farmaci simili che ti vengono suggeriti dal medico per un’attenzione doverosa e legittima alla salute fisica e così evitare ictus o trombosi o infarti o accumulo di acidi urici.

Qui si tratta di curare e salvaguardare la tua felicità, la vita in pienezza, la libertà e la pace interiore. Ne va della qualità della tua esistenza e della tua vita.

Anche qui come nella dimensione della salute fisica, all’assunzione del farmaco vanno affiancati esercizi, non fisici, ma spirituali.

Parlane con Papà”. Grazie al Battesimo siamo figli di Dio e lo siamo realmente, non per modo di dire. Ancor più Dio è nostro Padre e lo è realmente: il vangelo dice che viviamo sempre sotto il suo sguardo d’amore. Possiamo imparare a rendere consapevole e concreta questa realtà affidando a Lui ogni situazione, ogni angoscia, ogni problema che si presenta lungo la giornata, anche i nostri progetti, i nostri desideri e quelli delle persone care e di quanti incontriamo. Tutta la nostra vita può entrare in relazione con Lui.

Fa’ tu il primo passo verso l’altro”. La pretesa e l’indifferenza nei confronti degli altri e delle loro situazioni, costituiscono, di volta in volta, fonte di rancori, di dispiacere, di delusione o isolamento, disinteresse, chiusura. Ogni incontro, ogni situazione che si presenta durante la giornata è occasione per metterti in gioco, per dare un contributo, è una chiamata a dare tempo, attenzione, cura, aiuto. Il Vangelo assicura che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

Astieniti dalla TV e dai Network per comunicare in famiglia” (disconnettiti per connetterti). Siamo frutto di una relazione reale e non virtuale, siamo nati dalla relazione d’amore dei nostri genitori, cresciuti in e grazie a quella relazione e anche condizionati da essa; il nostro essere, a cominciare dal nostro corpo, dice relazione e vive per la relazione e di relazione. Molte malattie dell’anima sgorgano dalla solitudine, dall’abbandono, e si sviluppano nell’isolamento. I verbi ascoltare, comunicare, condividere sono fondamentali per la nostra crescita umana. C’è un dovere da compiere per coltivare il diritto a vivere bene: “il dovere di sedersi”, che consiste proprio nel darsi il tempo, come coppia, come famiglia, per raccontarsi, confrontarsi, chiedersi scusa, ringraziarsi. Si tratta di un evento generativo e ri-creativo a livello personale e familiare.

Il frutto della Quaresima vissuta è entrare nella Pasqua, nella vita che attraversa la morte, nella gioia che attraversa la tristezza, nella guarigione che attraversa la ferita, nella luce che attraversa le tenebre, nella speranza che attraversa la delusione e il fallimento, nella Grazia che attraversa il peccato.

Tutto questo e molto di più, è la vita che sgorga dal “lasciarsi riconciliare con Dio.”

Un rapporto nuovo e sorprendente con Dio-Padre, vissuto nella fiducia e nell’abbandono del figlio che è consapevole che tutto può in Colui che gli dà forza. Un Padre che ci cerca e ci attende quando ci perdiamo, e ci precede in ogni situazione della vita.

Un rapporto nuovo e sereno con l’altro, colto e accolto nella sua diversità, come dono e possibilità di crescita personale e opportunità per la costruzione di un mondo più umano dove ognuno è accolto, rispettato, valorizzato per quello che è.

Un rapporto nuovo con se stessi che nasce dalla consapevolezza di essere amati per quello che si è e come si è. Una conseguente capacita di vivere la propria esistenza nella sobrietà e nella libertà. Liberi dalle smanie dell’avere di più per essere di più e dalla frenesia del fare per sentire di esistere.

 Vi supplichiamo, nel nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,21)

Carissime sorelle e Carissimi fratelli,

prego per ciascuno di voi perché vogliate e sappiate raccogliere questo invito di Gesù; voi fate altrettanto, perché anch’io, con voi e come voi, sappia accogliere e vivere, alla luce di questa forte interpellanza del Signore, il mio cammino verso la Pasqua. Grazie.

Buon Cammino, insieme.

Gianfranco, Vescovo

vescovo de luca
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