Il punto sull'informazione tv

Telemolise batte Rai. E la Trilaterale TV si frega le mani

Si pubblicano indagini e statistiche che rivelano interessanti realtà sociali, culturali e politiche, ma siccome sembrano destinate soltanto agli “addetti ai lavori” non arrivano al grosso pubblico.

E’ il caso della “Total audience informativa” promossa dall’AGICOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che ha raccolto in tutte le regioni dati sul rapporto percentuale di come la popolazione s’informa sui fatti locali, cioè attraverso la RAI oppure attraverso l’emittenza locale.

Ebbene, l’informazione locale fornita dal servizio pubblico, cioè dalla RAI, prevale su quella dell’emittenza locale In 13 regioni. Nelle rimanenti sette il rapporto è invece diverso: in Trentino Alto Adige predomina la rete “Athesia”; in due regioni (Emilia Romagna e Toscana) non è stato possibile stabilire riferimenti precisi; in Puglia è in vantaggio “Telenorba”: in Sardegna la “Unione Editoriale” e nella nostra regione infine l’emittente che prevale rispetto alla RAI è Telemolise.

Beninteso, l’indagine non classifica la qualità del servizio ma fornisce solo informative sulle audience regionali. Rispetto a quella molisana il dato che salta ovviamente agli occhi è la “bocciatura” dell’informazione RAI che pone dunque degli interrogativi. Perché nella nostra regione il servizio pubblico è soverchiato da quello privato? Perché i cittadini mostrano di credere che l’offerta informativa del primo sia meno accattivante o addirittura attendibile del secondo? Per capirlo bene servirebbe una seconda indagine demoscopica ad hoc.

Pur tuttavia, a lume di naso, possiamo solo avanzare ipotesi “tecniche”. Per esempio: 1) i volti dell’emittente regionale sono più familiari e consolidati, mentre quelli Rai sono soggetti ad avvicendamenti che possono nuocere al tasso di fidelizzazione del pubblico; 2) in Rai la buona dizione è una componente professionale, quella di Telemolise profuma più di casa al punto da farne perfino riconoscere la provenienza regionale; 3) il servizio pubblico deve rispettare standard nazionali di minutaggio che le TV commerciali possono sforare a beneplacito mettendo il microfono in bocca a più persone possibili (da fidelizzare).

Una quarta ipotesi, di carattere più culturale, riguarda la concomitanza di orario di un TG tutto locale, con TG nazionali. Può significare che i cittadini molisani siano più interessati a quel che accade sotto i loro campanili di quanto succeda in ambiti nazionali e internazionali. In un mondo globalizzato appare un ripiegamento nel “molisolamento”. Ma secondo i dati AGICOM, una tendenza analoga la si ritrova anche in regioni come il Trentino Alto Adige e, non a caso, in Sardegna. Ricordo che Giuseppe De Rita, fondatore del CENSIS, gran conoscitore di realtà italiane e molisane (per parentela), sostiene che “il Molise è più isola della Sardegna”.

Ci sarebbe comunque da valutare sotto il profilo politico e finanziario il sistema televisivo molisano i cui assetti proprietari sono, da sempre, incardinati sulla danarosa Trilaterale “Patriciello-Pallante-Ricci” (e relativi padri, si fa per dire, “nobili”). Succede così che grillini, sardine e sinistre squattrinate siano pietosamente ridotte ad accontentarsi di gettoni di presenza mediatica che paradossalmente conferiscono alla Trilaterale un pluralismo di pura facciata.

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