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Referendum per annettere la costa molisana all’Abruzzo: “Non è una provocazione, la legge lo prevede” – SONDAGGIO

Il comitato San Timoteo lancia la proposta: costituire un comitato e iniziare la raccolta firme, tentando anche di convincere i consigli comunali a deliberare per arrivare a chiedere il referendum. “I maggiori enti molisani sono già svuotati, l’autonomia non esiste”

La proposta è di quelle che fanno discutere e probabilmente già questo è un merito. Il comitato San Timoteo spinge per un referendum che chieda il distacco dal Molise dei Comuni della costa molisana e di qualunque altro Comune che lo accetti, per chiedere l’annessione all’Abruzzo.

Attenzione, non si chiede quindi la riunione Abruzzo-Molise, rimettendo le lancette a prima di quel 27 dicembre 1963 che ha segnato l’inizio dell’autonomia molisana. Per una idea del genere per altro, Primonumero.it aveva già tastato l’opinione dei lettori che si erano espressi inequivocabilmente a favore di un ritorno all’antica regione degli Abruzzi (Abruzzo con Molise), bocciando invece le soluzioni Molduania o Molisannio, ma anche l’attuale autonomia.

La proposta di oggi è ben diversa, perché segue un iter indicato da leggi ordinarie e non da leggi costituzionali come quella prevista per una modifica dell’attuale assetto regionale italiano.

Quella che sembrava una provocazione, lanciata nell’assemblea sulla sanità pubblica tenutasi domenica 26 gennaio, è invece una proposta seria. Lo ha spiegato questa mattina 5 febbraio, in un apposito incontro tenutosi nei locali della parrocchia di San Timoteo, il presidente dell’omonimo comitato, vale a dire Nicola Felice.

Comitato san Timoteo e Nicola Felice

La sanità è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i problemi sono tanti” ha spiegato a margine della conferenza stampa che ha visto la partecipazione di diversi membri e sostenitori del comitato che da anni si batte per mantenere un’assistenza di primo livello all’ospedale di Termoli.

“Il primo passo sarà la costituzione di un comitato referendario. Non saremo noi, perché il comitato San Timoteo proseguirà le sue battaglie. Lanciamo semplicemente la proposta”. Il secondo passo sarà parallelamente quello di coinvolgere la politica locale e la gente.

“Inizieremo a raccogliere le firme e a chiedere ai consigli comunali di deliberare la richiesta di referendum. Se i sindaci e i consigli ritengono che l’idea sia fattibile, le firme diventano non necessarie. Ma ci rendiamo conto che questo sarebbe dirompente dal punto di vista politico”.

L’auspicio è quello di una mobilitazione popolare. “Dobbiamo creare le condizioni per una spinta dal basso, facendo esprimere il popolo” le parole di Nicola Felice.

Comitato san Timoteo e Nicola Felice

Il presidente del comitato San Timoteo ha chiarito che la procedura proposta è prevista anche dalla Costituzione, all’articolo 132, comma 2 e seguendo la legge 352 del 1970 sull’indizione dei referendum. Per altro non sarebbe la prima volta che in Italia succede una cosa del genere.

Nel 2006 infatti ben sette Comuni dell’Alta Valmerecchia, allora facenti parte delle Marche, proposero un referendum per passare in Emilia-Romagna. Il percorso non fu facile, anche per l’opposizione delle Marche, ma alla fine la Corte Costituzione sancì la validità del referendum e quindi della loro annessione alla Regione emiliano-romagnola avvenuta nel 2009. Altri casi del genere sono invece tuttora in corso.

“Non serve un numero minimo di firme” ha garantito Felice, mentre altri dal comitato hanno assicurato che “abbiamo avuto già dei riscontri, anche di un certo livello”. L’iter passa per una “richiesta al governo di indire un referendum popolare con un quesito già previsto dalla legge. Poi la Cassazione lo valuta e se rispondente alla legge chiede al governo di indire il referendum”.

Comitato san Timoteo e Nicola Felice

Felice ha chiarito un altro aspetto. “Non siamo rivoluzionari, vogliamo aprire un dibattito. Col referendum si darà spazio a un confronto, a quel punto si dovrà discutere dei veri problemi del territorio, dei suoi servizi. Bisognerà portare a conoscenza dei cittadini i motivi di chi è per il No. Oggi ci dicono già di andare in Abruzzo e in Puglia per i servizi. Il fatto è che l’autonomia regionale è già un contenitore vuoto. Tutti gli enti e persino i sindacati dipendono da altre regioni”.

Guardando al futuro Felice ha prospettato una possibile nuova provincia di Vasto-Termoli (tipo Barletta-Andria-Trani in Puglia) che comprenda i Comuni molisani. “Attenzione però, noi rimarremo sempre molisani, per storia, omogeneità. Anzi, si andrebbe a ricostituire l’antica provincia frentana di cui andiamo fieri”.

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