L'Ospite

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La verità vi prego sul bosco Corundoli

La notizia della revoca da parte del Comune di Montecilfone all’autorizzazione per il passaggio del metanodotto Larino-Chieti nel bosco Corundoli è stata inizialmente accolta con gioia dai molti cittadini bassomolisani che si sono opposti e continuano ad opporsi a questo scempio; ma per capire bene la vicenda è opportuno ricostruirne le fasi, sia per far comprendere i fatti a chi non li conosce,  sia per restituire meriti a chi realmente li ha avuti.

Credo sia ormai noto a tutti che il gasdotto Larino-Chieti, opera inutile e dannosa che gioverà solo alle casse della società costruttrice, è parte di quella lunghissima rete che dal Salento seguirà le linee (sismicissime) dell’Appennino per approdare nella Pianura Padana e proseguire verso Germania e Nord Europa, costellando inoltre il territorio italiano di enormi e pericolosissimi siti di stoccaggio gas (a noi tocca quello del Sinarca).

Nel 2018 la passata amministrazione di Montecilfone concede con la delibera n.23, la servitù di passaggio nel bellissimo bosco Corundoli, alle porte del paese, per i classici 30 denari (70.000 euro).

A muoversi immediatamente e con efficacia sono i meravigliosi ragazzi dei Discoli del Sinarca, associazione costituitasi non appena il rischio del gasdotto diventa evidente, che si collegano con la rete locale e nazionale del movimento No Triv (Trivelle Zero Molise, Forum abruzzese dell’Acqua, Trivelle Zero Abruzzo e Marche) e attivano una serie capillare di incontri informativi sul territorio. Viene chiesta la revoca in autotutela della concessione e in brevissimo tempo si raccolgono 1500 firme da consegnare all’amministrazione.

Riccardo Vaccaro, leader dei Discoli e laureato in legge, con approfondite ricerche giuridiche scopre che l’area concessa alla società realizzatrice del tratto di gasdotto non è in realtà di proprietà del comune, essendo gravata da uso civico.

Tra le tante iniziative, a giugno 2019 i Discoli del Sinarca organizzano un campeggio informativo di sensibilizzazione nel bosco, con incontri pubblici ai quali partecipano esperti del settore e attivisti di tutto il Basso Molise, nonché molti rappresentanti delle associazioni che in Italia lavorano per difendere il bene comune territorio dagli assalti delle multinazionali: tre giorni di studio, musica, allegria, con il sostegno di moltissimi cittadini del paese. Si parla naturalmente soprattutto dell’area del bosco concessa alla ditta, presente la nuova amministrazione (si è votato a maggio), già informata sul tema.

Ma non succede nulla, e i lavori nel bosco ad agosto stanno per iniziare, perché sembra che siano in arrivo tutte le autorizzazioni relative; ci si organizza dunque per un presidio permanente di difesa del suolo…

Poi i Discoli presentano un esposto alla Procura della Repubblica di Larino, e questo blocca tutto. Per il momento.

L’Amministrazione comprende finalmente che la delibera del 2018 è illegittima, e porta in consiglio la proposta di revoca, che viene approvata. Tutto a posto, vi direte? No, purtroppo, perché si parla già di un’autorizzazione ministeriale che arriverebbe dall’alto a scavalcare, come di consueto, la volontà e i diritti dei cittadini.

Il bosco dunque non è salvo, non c’è ancora il lieto fine come nelle favole. Ma è importante sapere che sarebbe stato distrutto già molto tempo fa, e che fino ad oggi l’hanno salvato solo la testardaggine, lo studio e l’amore per i beni comuni di un gruppo di giovani in gamba, disposti a perdere tempo e denaro per un valore che non ha prezzo.

E che preparano per domenica 16 febbraio l’ennesima iniziativa di sensibilizzazione, alla quale come Trivelle Zero Molise (che per prima ha sollevato il problema in Molise) e Rete della Sinistra (che ha il No assoluto alle trivellazioni e ai gasdotti in terra e in mare come punto fondante del programma elettorale) saremo presenti. Continueremo insieme ai Discoli e alla rete nazionale di Fuori dal Fossile a tenere alta la guardia nei confronti di tutte le scelte amministrative locali sul tema.

 

Perché, come abbiamo sentito ribadire nel recente incontro a Termoli con Paolo Pileri, urbanista del Politecnico di Milano, il suolo non è area su cui costruire, non è una superficie asettica: è profondità, ecosistema, vita, cibo, acqua, bellezza, storia, identità.

 

Siamo sicuri, solo perché per cinque anni ci si trova ad essere amministratori, di avere il diritto di barattarlo con denaro? O, come cittadini, quello di lasciarlo vendere perché pensiamo che il bene e il benessere di tutti non siano affar nostro, o peggio perché potrebbe farci comodo chiedere favori a chi momentaneamente ha il potere?

 

Noi siamo convinti di no.

 

Termoli Bene Comune-Rete della Sinistra

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