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La parità di genere: non un optional ma una garanzia

Porre le questioni di genere al centro del dibattito politico-legislativo e lavorare congiuntamente su provvedimenti ed emendamenti a sostegno delle donne italiane, preoccupate della situazione tuttora critica della condizione femminile nel nostro Paese, è auspicabile – precisa la Consigliera Lembo – essendo ancora lontani come siamo dal raggiungimento del quinto dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu che l’Italia deve centrare entro il 2030: quello della parità di genere e dell’empowerment di donne e ragazze!.

Partendo dalla violenza contro le donne, che continua a rimanere una piaga costellata da una serie di criticità, come la scarsità di fondi destinati alle strutture che intervengono a sostegno delle vittime. A questo proposito occorre monitorare attentamente le risorse assegnate alla Regioni, ad esempio per verificare quanto e se l’offerta territoriale di assistenza alle vittime sia efficace ed efficiente sui territori, per capire proprio se ciò dipenda esclusivamente dalla scarsa ed insufficiente entità dei finanziamenti, piuttosto che da una inadeguata capacità di spesa dei destinatari di queste risorse. Inoltre bisogna verificare lo stato di attivazione delle Task force presso i Pronto soccorso, sollecitare il funzionamento delle reti antiviolenza locali e la formazione continua degli stakeholder, e questo solo per citare alcune questioni.

Un altro tasto dolente è poi la questione del lavoro. In Italia, contro una media europea del 62%, lavora circa il 50% delle donne, con punte del 29 per cento nel Sud del Paese, e in Molise non va certo meglio. Inoltre, a parità di mansioni, le donne guadagnano molto meno degli uomini, così che sulla loro pelle si consuma quello che l’Onu ha definito “il più grande furto della storia“. E non si può dimenticare il grave fenomeno della discriminazione multipla nei confronti delle donne con disabilità. Da ultimo, ma non per questo di minore importanza, c’è il problema della sotto-rappresentazione delle donne: nonostante siano il 51 per cento della popolazione, hanno scarso accesso alle “stanze dei bottoni”.

Se la presenza femminile nei Board è garantita dalla legge Golfo-Mosca, che è stata prorogata non si può dire altrettanto per le posizioni apicali, che continuano ad essere appannaggio quasi esclusivo degli uomini e che dunque non sono rappresentative dell’intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo. La nostra regione purtroppo non può purtroppo essere annoverata fra quelle più virtuose perché ha molto da recuperare in termini di parità di genere in ogni campo. C’è una disattenzione diffusa e preoccupante che tende a far percepire una scarsa considerazione delle politiche di genere che non trovano nella agenda programmatica della politica regionale investimenti soddisfacenti e in linea con le Direttive europee.

Eppure sono tante le possibilità che i fondi comunitari offrono per riequilibrare i divari esistenti tra i generi, perché, sebbene non risulti ancora chiaro, quello che riguarda le donne riguarda lo sviluppo del Paese, l’economia, la demografia, la politica e in generale la vita sociale delle nostre comunità. Alle donne occorre uno scatto d’orgoglio poiché non possono più accettare condizionamenti da logiche politiche o partitiche ancora legate a stereotipi femminili di donna casalinga e madre o, meglio, “angelo del focolaio”. La tutela dei diritti delle donne non è un optional, la solita “cantilena” già pronta, trita e ritrita, per l’8 marzo o per il prossimo 25 novembre.

Quando ci si interessa seriamente dei diritti di noi donne non ci si sta facendo un regalo, questo deve essere chiaro! Si sta semplicemente rispettando un dettato Costituzionale (art.3 Costituzione italiana), e noi, d’altra parte, non abbiamo solo il diritto di rivendicare il rispetto delle norme ma anche il dovere di farle rispettare senza alcuna riserva o compromessi di quote o, cosa ancor più grave, di concessioni di spicchi di diritti per step legislativi. La nostra dignità è strettamente legata all’essere donne libere di scegliere il nostro futuro e di contribuire alla costruzione di quello dei nostri figli, ed è proprio tale dignità il patrimonio più prezioso che possiamo trasmettere loro.

 

La Consigliera di Parità delle Province di Campobasso e Isernia Giuditta Lembo

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