Il molise in crisi

La fabbrica di Svelto e Coccolino in bilico: dopo 40 anni di Unilever 500 famiglie in apprensione

Sembra essere sfumata l'ipotesi di una chiusura dello stabilimento di Pozzilli, considerato "centrale nella produzione": queste le rassicurazioni fornite alla delegazione molisana durante il confronto al Ministero dello Sviluppo economico. Si apre qualche spiraglio positivo per i dipendenti che da 15 giorni sono in sciopero per difendere il posto di lavoro. L'azienda di detersivi, una delle più importanti chimiche della nostra regione, impiega un terzo dei lavoratori del nucleo industriale dell'area venafrana.

Le speranze sono appese ad un filo. O meglio alle decisioni che la multinazionale Unilever prenderà sulla fabbrica di Pozzilli, paese della provincia di Isernia e cuore dell’area industriale che include pure Venafro. “Non chiuderà”, “la proprietà intende mettere al centro delle proprie scelte lo stabilimento di Pozzilli”: sono le rassicurazioni dal Ministero dello Sviluppo Economico date alla delegazione molisana guidata da Micaela Fanelli (Pd).

Sono le prime parole che fanno ‘respirare’ i lavoratori, in sciopero da quindici giorni per difendere il posto di lavoro nell’azienda che in Molise ha aperto 40 anni fa.

Era il 1980 quando le macchine per produrre detersivi sono entrate in funzione. Altri tempi, nella nostra regione c’erano ben altre aspettative di sviluppo. A Pozzilli, Unilever ha iniziato a produrre alcuni tra i prodotti più utilizzati per la pulizia della casa: Coccolino, Svelto e Cif. Tre dei 400 brand di una delle principali aziende di beni di consumo a livello mondiale che possiede alcuni marchi tra i più noti, tra cui Calvé, Lipton, Knorr, Dove, Rexona e Sunsilk.

Nel tempo la Unilever di Pozzilli è diventata tra le chimiche più grandi della nostra regione. Impiega quasi un terzo della forza lavoro dell’area industriale di Venafro-Pozzilli. Questo dà il senso dell’importanza e del peso specifico che l’azienda ha per l’occupazione in Molise.

Ecco perché, quando si sono iniziate a intravedere le prime ombre sul futuro della fabbrica, gli operai sono scesi in trincea arrivando a bloccare la statale 85. 

Il primo allarme è scattato a dicembre, quando sono iniziate a circolare indiscrezioni sui possibili mancati investimenti sullo stabilimento molisano a favore di quello di Casalpusterlengo, in provincia di Lodi (Lombardia). In pratica due dei cinque siti che Unilever ha aperto in Italia, oltre alla sede della società che si trova a Roma. Gli altri tre stabilimenti sono a Caivano (provincia di Napoli), Mappano di Caselle (provincia di Torino) e Sanguinetto (Verona). Proprio dal Veneto sono spirati i primi venti di crisi: nel 2018 42 dipendenti dello stabilimento sono stati posti in mobilità a causa di un calo della produzione.

Inoltre come riferiscono le cronache del settore, in questi anni, per razionalizzare i costi, Unilever ha preferito delocalizzare i propri stabilimenti verso l’Europa dell’Est: Russia, Ungheria, Polonia. A farne le spese i siti di Spagna, Olanda e Francia.

E’ in questo contesto che si sono diffuse le notizie sul futuro dell’azienda di Pozzilli. Da qui a pensare che la fabbrica di detersivi sia ad un passo dalla chiusura è stato un attimo. Non ci è voluto molto insomma per temere per il futuro dell’azienda che, come hanno detto più volte i sindacati, “gode di un ottimo stato di salute”, ma che si trova in una regione sprovvista ad esempio di infrastrutture importanti (non c’è l’autostrada) e dunque raggiungibile con difficoltà da altri centri produttivi e costi maggiori.

Le voci sulla possibile chiusura sono state smentite dal direttore di stabilimento, l’ingegnere Dario Cozzolino (“Il sito di Pozzilli non verrà chiuso né ci saranno delocalizzazioni”) ma non sono bastate a tranquillizzare.

Attualmente è in atto “un processo di revisione del network europeo”. E questa definizione, forse poco chiara, ha messo in fibrillazione i dipendenti: ne sono poco meno di 500 (495 per la precisione). 151 diretti, il resto sono addetti che lavorano nelle ditte dell’indotto, nei settori della logistica, della movimentazione merce o nelle aziende che producono flaconi, etichette o pallet. Operai che ovviamente con lo stipendio percepito mantengono le famiglie, pagano il mutuo di casa e le bollette, hanno figli da crescere e da mandare a scuola. E senza quel lavoro probabilmente non avrebbero alternative, soprattutto i lavoratori 50enni o coloro che sulla base di questo impiego hanno costruito la propria vita.

Perciò, per difendere il posto di lavoro e il prezioso salario, sono in sciopero dal 22 gennaio, in presidio davanti ai cancelli della fabbrica nonostante le temperature rigide. “La chiusura della Unilever di Pozzilli sarà la morte del territorio“, è scritto su uno degli striscioni esposti davanti allo stabilimento.

La possibile svolta sembra essere arrivata ieri pomeriggio – 6 febbraio – dopo l’incontro con l’onorevole Alessia Morani, uno dei sottosegretari dello Sviluppo economico, che ha fatto seguito a quello con Alessandra Todde.

Alla delegazione guidata da Micaela Fanelli, alla presenza delle sigle sindacali e dei rappresentanti dei lavoratori, è stato riferito di “un incontro proficuo con l’azienda che si è impegnata a non chiudere lo stabilimento di Pozzilli“, considerato “centrale rispetto alla produzione di Unilever in Italia”. Dall’interlocuzione tra il Ministero e la proprietà sarebbe dunque emersa la volontà di non smantellare né vendere l’azienda. Un impegno che dovrà essere confermato concretamente nel piano industriale. 

In secondo luogo, è stato preso un impegno formale a riconvocare il tavolo con il massimo rappresentante di Unilever Europa: il Ministero infatti sta seguendo da vicino le sorti di tutti gli stabilimenti che Unilever ha in Italia. Il vertice sarà fissato non prima di giovedì prossimo però.

C’è dunque cauto ottimismo sul futuro dello stabilimento di Pozzilli.

“Esprimo soddisfazione per il lavoro svolto al Mise – le parole del capogruppo Pd in Consiglio regionale Micaela Fanelli – e in particolare ringrazio i sottosegretari Morani e Todde, e il suo capo di gabinetto tecnico. Abbiamo lavorato e tutti stiamo lavorando nella direzione di evitare e prevenire la vertenza”.

Al tempo stesso “è importante lavorare tutti insieme: lavoratori, sindacati, parti datoriali e politica per i lavoratori”. Al Ministero, infatti, non è stato nascosto il dramma occupazionale che la chiusura di Unilever a Pozzilli provocherebbe: “E’ emerso che non si può chiudere un’azienda che non è in crisi, sarebbe assurdo vedere un peggioramento dei livelli occupazionali visto che parliamo di un’azienda solida. Infine, ringrazio anche i lavoratori che hanno affrontato 15 giorni di sciopero e con sacrificio sono stati capaci di accendere i riflettori. Riusciamo dunque a pressare l’azienda tramite la nostra filiera istituzionale per mantenere forte l’area di Pozzilli e viva un’azienda che ha potenzialità di espansione”.

Soddisfazione è stata espressa anche dai 5 Stelle: “Il Ministero ha confermato il proprio impegno annunciando in tempi brevissimi, la convocazione a Roma del management Unilever per iniziare a ragionare su un piano che possa rendere Unilever Italia strategica in ambito europeo, con particolare attenzione al sito di Pozzilli. Il Ministero ha anche confermato l’intenzione di mettere in campo tutte le possibili agevolazioni a disposizione come ecosostenibilità e Transizione 4.0. Ci sono infatti molti strumenti a disposizione e si vedrà insieme al management quale sarà quello più congeniale alla situazione dell’azienda molisana”.

Saranno dunque giorni decisivi per salvare la produzione nella fabbrica di detersivi rischia di assestare un colpo mortale all’economia della provincia di Isernia, già ‘ferita’ dalla chiusura dell’Ittierre, e di impoverire ulteriormente il Molise, diventata una sorta di ‘cimitero’ delle grandi industrie aperte tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta. Gam e Zuccherificio insegnano.

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