La perizia sull'auto dei misteri

I misteri della Panda, dalla marcia alla chiave. Vicky era viva quando è caduta in mare?

Entrambi i finestrini davanti completamente aperti, la terza marcia inserita. Ma la chiave dell’auto inserita e non girata. Emerge un dettaglio che potrebbe rivelarsi determinante dalla perizia tecnica svolta oggi sulla Fiat Panda di Victorine Bucci, recuperata in acqua dopo oltre 30 giorni di ricerche andate a vuoto.

L’ingegnere Giovanni Russo, incaricato di fare i rilievi cinematici prendendo in considerazione fattori come la velocità, le distanze, la posizione, ha 90 giorni per stilare una relazione tecnica da consegnare alla Procura con l’obiettivo di chiarire i tanti misteri che la macchina della donna contiene e ancora conserva.

Panda vicky

Stamattina, sabato, è stata svolta una simulazione pratica in porto per aggiungere ulteriori elementi alle verifiche sul mezzo, sotto sequestro nell’officina Cenci di via Corsica, dove oltre al perito sono tornati i legali di parte, l’avvocato della famiglia e l’avvocato del compagno Maurizio Verini, indagato per istigazione al suicidio.

Ma l’ipotesi del suicidio, alla luce del dettaglio emerso, rischia di indebolirsi. E’ la chiave della Fiat ad alimentare i dubbi, perché è ruotata verso lo spegnimento e non girata in l’alto, verso l’accensione almeno del quadro. Il motore era spento quando l’auto è caduta in mare?

Le indicazioni del procuratore capo di Larino Isabella Ginefra e del pm titolare del fascicolo Marianna Meo erano state chiare. Nessuno avrebbe dovuto toccare nulla nè all’esterno nè all’interno del veicolo al momento del recupero, per non compromettere indizi preziosi e ostacolare le indagini. Indagini proiettate soprattutto sui cosiddetti esami peritali: uno sul corpo che si trova ancora nell’istituto di medicina legale di Bari a disposizione dello staff del professor Introna e l’altro sulla macchina trovata nella darsena del porto durante la seconda fase delle ricerche, visto che le prime, svolte nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, non avevano rilevato la presenza del veicolo sul fondale da nessuna parte, malgrado l’utilizzo di scanner e sommozzatori.

La Panda rossa estratta dal mare

I misteri aumentano invece di sciogliersi, e ora il dettaglio della chiave rafforza un’altra domanda: Vicky era viva quando la sua auto è finita in mare? I finestrini aperti entrambi le avrebbero consentito di aprire la portiera e forse salvarsi. Ci ha provato, oppure non ha potuto?

Al termine della perizia anche l’ipotesi di uno schianto ad alta velocità contro gli scogli messi a barriera sul vecchio molo perde quota. Improbabile, dalle misurazioni e dai punti di ammacco (uno in particolare, sopra la ruota anteriore destra) confrontati con altezze e distanze, che la Panda possa aver saltato i massi. Quel veicolo pare raccontare un’altra storia, anche per le sospensioni integre, la coppa dell’olio intatto,  le barre di protezione in acciaio non piegate, gli airbag che non si sono aperti.

Le domande

Da dove è caduta allora la Panda di Vicky? Se non dal molo, dove è stato ritrovato il suo telefonino, da dove? Dal molo nord, quello dei cantieri navali? Dalla banchina dell’imbarco per le Isole Tremiti? Le telecamere non funzionano in nessuno dei punti possibili, il sistema video della Capitaneria non è mai entrato in funzione e l’unico filmato a disposizione degli investigatori è stato acquisito da una telecamera di un club nautico. Mostrerebbe una Fiat Panda entrare sul molo attorno alle 5 e 30 del 18 dicembre e non uscirne più. Ma è impossibile da quel frame in bianco e nero escludere che si tratti di un’altra Panda, magari quella di un appassionato di pesca che frequenta quel molo.

Vicky varie foto da porto

E ancora, il rebus dal quale è partito il rompicapo, l’elemento che ha avviato le ricerche in mare: chi ha lasciato lo smartphone di Vicky sugli scogli a poca distanza all’ingresso della pescheria che alle 6 e 30 del mattino apre? E’ stata lei? Tutto quello che si sa di quel telefono, l’unico dato certo, è che alle 2 e 48 della notte incriminata ce l’aveva in mano il compagno, Maurizio Verini, che spesso lo usava per controllarla e che proprio a quell’ora ha mandato un messaggio minatorio dall’account Facebook Vicky Bucci. L’ultimo di quella notte.

 

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