L'Ospite

L'ospite

La beatitudine del sale e della luce

di don Mario Colavita

 

“Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale […] Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire”. “Voi la vostra fede non l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie”.  Mi hanno sempre colpite queste parole di uno scrittore francese, Bernanos (1888-1948) le citazioni sono prese da due opere: una molto conosciuta il diario di un curato di campagna, l’altra da i grandi cimiteri sotto la luna.

Fanno riflettere perché ci danno la consapevolezza di cosa siamo, e cosa dovremmo essere.

Il sale in medio oriente era molto prezioso. Plinio lo storico naturalista romano diceva che non era possibile concepire una vita civilizzata senza sale.

Il sale, dunque, condizionò profondamente lo sviluppo delle società antiche; la sua centralità nella vita dell’uomo è largamente testimoniata nella letteratura, nella mitologia e nelle religioni.

Il vangelo di Matteo dopo le beatitudini, con una manciata di versetti, dice chi sono i discepoli beati: luce e sale.

Il vangelo non dice sarete, ma siete. L’essere sale e luce è già in essere non bisogna fare qualche cosa lo si è già per il dono della fede e del battesimo.

Il problema semmai è far crescere questo sale e questa luce in noi. Il dramma di oggi che avvolge il cristianesimo è vivere una fede disincarnata, astratta, che non dice niente alla vita di tutti i giorni. In questo, scrive Bernanos, è la sorgente delle nostre disgrazie!

Il sale purifica, disinfetta, conserva; la luce illumina serve per lavorare e vivere. Ora questi due segni vengono letti da Matteo e applicati alla comunità e ai singoli.

La comunità cristiana è sale e luce, il singolo in rapporto a Cristo è sale e luce.

Gesù pone alla riflessione della comunità tra aspetti: una possibilità, una realtà, un augurio.

La possibilità reale, brutta, tragica, fastidiosa che il sale perda il sapore. È possibile che oggi la fede, l’andare in chiesa, partecipare alle celebrazioni, e poi tornare in un contesto familiare, lavorativo, sociale, sia una perdita di sapore. La mia vita perde di significato non perché il sale non Sali più ma perché il contesto è arido che non recepisce più.

Una realtà è che siamo sale e luce non è pio desiderio. Infine l’augurio: gli altri vedano le opere buone, capiscano che sono luce  e dicano “grazie” a Dio, rendano gloria al Padre per i suoi figli.

L’invito di Gesù è quello di rendere saporita la vita, luminosa, bella, felice, una beatitudine.

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