Il tifoso è come un bambino mai cresciuto. Ama la propria squadra più della propria moglie (o fidanzata) – ma lo negherà fino allo sfinimento alla presenza dell’amata –, soffre come un dannato quando si perde, impazzisce di gioia quando la rete si gonfia. Quella avversaria però… La domenica è un rito pagano per chi ha una fede calcistica che non fa distinzioni di classe sociale, genere, numero, professione. Il bello dello stadio è che segui la partita di fianco a chi a stento conosci e magari a un gol ti ci abbracci pure. Strano animale sociale il tifoso, insomma. Ma molto, molto affascinante.
Come detto, ce ne sono di tutti i tipi. Prendete Campobasso. Nelle ultime domeniche il sogno ‘serie C’ è tornato in auge a suon di vittorie e con esso la gente sugli spalti. C’è chi però ha seguito sempre: delusioni e poche vittorie, acqua e vento, neve e sole. Un esempio? Ce ne sono tanti. Ma qui merita le luci della ribalta un sostenitore rossoblù in particolare: Giacomo Lombardi, il sindaco di Roccamandolfi, paese in provincia di Isernia. “Fino a qualche tempo fa però Roccamandolfi era provincia di Campobasso…” tiene a sottolineare il giovane primo cittadino.
“Seguo il Campobasso da oltre vent’anni, diciamo che dai tempi di Busetta, ovvero dalla 1999/2000, è esplosa proprio la passione. Il Campobasso rappresenta tutta la regione, inutile fare campanilismi: il capoluogo calcistico dovrebbe stare in serie B e le altre dovrebbero fare da satelliti” spiega carico di orgoglio. E aggiunge: “Negli anni duemila ho seguito con grande interesse il mio compaesano Leandro Pinelli che giocò in rossoblù nel 2006/2007, guardavo le partite con suo papà”.
Sostiene il Lupo in casa quasi sempre, e anche fuori quando può. E quest’anno lo ha fatto almeno sette-otto volte. “Su tutte ricordo con piacere le trasferte di Notaresco, Matelica, Agnone” aggiunge il primo cittadino, che precisa: “Compatibilmente con gli impegni istituzionali e familiari e sempre assieme al mio amico Nicola”. E questo è un aspetto da non sottovalutare, anzi da esaltare: “Il lunedì in Comune arrivo sempre senza voce, sostengo sempre la squadra assieme agli ultras. Compromessi con mia moglie? (Sorride, ndr). Certamente sì: diciamo che ci prendiamo sempre il sabato sera per noi e nel corso della settimana, prima di una trasferta, la ‘lavoro ai fianchi’ per convincerla a lasciarmi andare…”.
D’altronde, “quella del Campobasso è la mia unica passione, è l’unico vizio che ho. Sono anche tifoso del Milan, ma da qualche anno molto meno rispetto al passato quando lo seguivo anche in qualche trasferta”. Poi la scintilla: “Quando segui la partita di una squadra che non è della tua città ti senti appartenente a quella fede fino a un certo punto. Per esempio, quando i tifosi rossoneri cantano ‘O mia bella Madunnina’ capisci che non potrai mai essere uno di loro. Il senso di appartenenza invece lo senti eccome quando intoni i cori in dialetto nostrano, come per esempio quello su cavatiell e tracchiulelle… Oppure ti senti toccato nel profondo quando le tifoserie avversarie offendono i molisani. È così”.
Anche domenica scorsa Giacomo Lombardi si è fatto i suoi quaranta chilometri per raggiungere Campobasso e altri quaranta per tornare a casa: “Sono molto meno fastidiosi da fare quando si vince” ammette. E questo è il suo pronostico sulle ultime dieci giornate di campionato: “Mi espongo, almeno nel calcio, che certamente non è la politica. Per me bisogna crederci, ci sono tutte le condizioni. La squadra è in salute, mentre il Notaresco balbetta, lo stesso Matelica l’anno scorso poteva essere ripescato e rinunciò, magari il Campobasso ne potrebbe approfittare. Restano dieci finali e con questo spirito possiamo farcela. La società sembra seriamente intenzionata a fare le cose per bene, quella foto dell’abbraccio tra Gesuè, Mandragora e De Angelis dice molto più di mille parole”.
Il sindaco-tifoso racconta anche che clima si vive all’interno della Nord-Scorrano: “Il clima è bello, quando si vince poi è ancora più bello, ci sono molti più bambini, più donne a seguire la squadra. Credo che la condivisione allo stadio sia un momento sociale importante e piacevole, a me piace il calcio di una volta e in quelle due-tre ore di partita scarichi anche un po’ di stress accumulato. È chiaro che i risultati che non sono arrivati negli ultimi anni hanno disamorato un po’ di pubblico, c’è una fetta da recuperare. E mi piacerebbe vedere anche maggiore unità tra ‘vecchi’ e ‘nuovi’ ultras”.
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