Una passione speciale

Il sindaco-ultras che tifa Campobasso: “Il lunedì in Comune torno sempre senza voce…”

Giacomo Lombardi, primo cittadino di Roccamandolfi, segue sempre le partite interne dei Lupi e spesso va anche in trasferta: “E’ l’unico vizio che ho, quando devo partire per sostenere la squadra del cuore cerco di trovare sempre un buon compromesso con mia moglie…”. Una passione scoppiata una ventina di anni fa: “Il senso di appartenenza lo senti tanto quando intoni i cori in dialetto campobassano, come per esempio quello su cavatiell e tracchiulelle… E ti senti toccato nel profondo quando le tifoserie avversarie offendono i molisani. È così”.

Il tifoso è come un bambino mai cresciuto. Ama la propria squadra più della propria moglie (o fidanzata) – ma lo negherà fino allo sfinimento alla presenza dell’amata –, soffre come un dannato quando si perde, impazzisce di gioia quando la rete si gonfia. Quella avversaria però… La domenica è un rito pagano per chi ha una fede calcistica che non fa distinzioni di classe sociale, genere, numero, professione. Il bello dello stadio è che segui la partita di fianco a chi a stento conosci e magari a un gol ti ci abbracci pure. Strano animale sociale il tifoso, insomma. Ma molto, molto affascinante.

Come detto, ce ne sono di tutti i tipi. Prendete Campobasso. Nelle ultime domeniche il sogno ‘serie C’ è tornato in auge a suon di vittorie e con esso la gente sugli spalti. C’è chi però ha seguito sempre: delusioni e poche vittorie, acqua e vento, neve e sole. Un esempio? Ce ne sono tanti. Ma qui merita le luci della ribalta un sostenitore rossoblù in particolare: Giacomo Lombardi, il sindaco di Roccamandolfi, paese in provincia di Isernia. “Fino a qualche tempo fa però Roccamandolfi era provincia di Campobasso…” tiene a sottolineare il giovane primo cittadino.

“Seguo il Campobasso da oltre vent’anni, diciamo che dai tempi di Busetta, ovvero dalla 1999/2000, è esplosa proprio la passione. Il Campobasso rappresenta tutta la regione, inutile fare campanilismi: il capoluogo calcistico dovrebbe stare in serie B e le altre dovrebbero fare da satelliti” spiega carico di orgoglio. E aggiunge: “Negli anni duemila ho seguito con grande interesse il mio compaesano Leandro Pinelli che giocò in rossoblù nel 2006/2007, guardavo le partite con suo papà”.

Campobasso

Sostiene il Lupo in casa quasi sempre, e anche fuori quando può. E quest’anno lo ha fatto almeno sette-otto volte. “Su tutte ricordo con piacere le trasferte di Notaresco, Matelica, Agnone” aggiunge il primo cittadino, che precisa: “Compatibilmente con gli impegni istituzionali e familiari e sempre assieme al mio amico Nicola”. E questo è un aspetto da non sottovalutare, anzi da esaltare: “Il lunedì in Comune arrivo sempre senza voce, sostengo sempre la squadra assieme agli ultras. Compromessi con mia moglie? (Sorride, ndr). Certamente sì: diciamo che ci prendiamo sempre il sabato sera per noi e nel corso della settimana, prima di una trasferta, la ‘lavoro ai fianchi’ per convincerla a lasciarmi andare…”.

D’altronde, “quella del Campobasso è la mia unica passione, è l’unico vizio che ho. Sono anche tifoso del Milan, ma da qualche anno molto meno rispetto al passato quando lo seguivo anche in qualche trasferta”. Poi la scintilla: “Quando segui la partita di una squadra che non è della tua città ti senti appartenente a quella fede fino a un certo punto. Per esempio, quando i tifosi rossoneri cantano ‘O mia bella Madunnina’ capisci che non potrai mai essere uno di loro. Il senso di appartenenza invece lo senti eccome quando intoni i cori in dialetto nostrano, come per esempio quello su cavatiell e tracchiulelle… Oppure ti senti toccato nel profondo quando le tifoserie avversarie offendono i molisani. È così”.

 

Anche domenica scorsa Giacomo Lombardi si è fatto i suoi quaranta chilometri per raggiungere Campobasso e altri quaranta per tornare a casa: “Sono molto meno fastidiosi da fare quando si vince” ammette. E questo è il suo pronostico sulle ultime dieci giornate di campionato: “Mi espongo, almeno nel calcio, che certamente non è la politica. Per me bisogna crederci, ci sono tutte le condizioni. La squadra è in salute, mentre il Notaresco balbetta, lo stesso Matelica l’anno scorso poteva essere ripescato e rinunciò, magari il Campobasso ne potrebbe approfittare. Restano dieci finali e con questo spirito possiamo farcela. La società sembra seriamente intenzionata a fare le cose per bene, quella foto dell’abbraccio tra Gesuè, Mandragora e De Angelis dice molto più di mille parole”.

 

Il sindaco-tifoso racconta anche che clima si vive all’interno della Nord-Scorrano: “Il clima è bello, quando si vince poi è ancora più bello, ci sono molti più bambini, più donne a seguire la squadra. Credo che la condivisione allo stadio sia un momento sociale importante e piacevole, a me piace il calcio di una volta e in quelle due-tre ore di partita scarichi anche un po’ di stress accumulato. È chiaro che i risultati che non sono arrivati negli ultimi anni hanno disamorato un po’ di pubblico, c’è una fetta da recuperare. E mi piacerebbe vedere anche maggiore unità tra ‘vecchi’ e ‘nuovi’ ultras”.

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