Il giorno del ricordo

Il sindaco Gravina e gli alunni della D’Ovidio ricordano le vittime delle foibe

Nel giardino di via XXV Aprile questa mattina il primo cittadino di Campobasso ha posto una corona di fiori davanti alla targa apposta in ricordo di coloro che furono vittime delle milizie del maresciallo Tito

Si è tenuto presso il “Giardino del Ricordo Vittime delle Foibe” in via XXV Aprile a Campobasso l’omaggio degli studenti e dell’amministrazione comunale alle vittime delle Foibe.

Il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, i rappresentanti dell’amministrazione comunale e i piccoli scolari delle classi IV e V elementari della scuola “Francesco D’Ovidio” (plesso di via Berlinguer) hanno reso celebrato dunque il “Giorno del Ricordo”, solennità civile nazionale istituita nel 2004 e che serve a conservare e rinnovare la “memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe”

giorno del ricordo a cb

“È acclarato dal tempo e dalla storia – ha detto Gravina –  ciò che all’indomani dell’Armistizio e poi a guerra finita ci fu alla base delle persecuzioni di migliaia di italiani nelle Foibe da parte dei miliziani comunisti di Tito”

“Non è più il caso per nessuno – ha continuato il primo cittadino –  di provare, attraverso revisionismi storici politicamente interessati, a ridurre il senso di quanto accadde e della tragedia umana che oggi e ogni 10 febbraio ricordiamo, ad una resa dei conti di fine conflitto”.

Le Foibe furono un’epurazione, furono pulizia etnica, furono la soluzione messa in campo da Tito e dal suo regime per liberare quei territori dagli italiani. Nelle cavità carsiche vennero giustiziati e scaraventati, non sepolti si badi bene, uomini e donne nei modi più crudeli, dando sfogo ad una serie di vendette personali utili al regime di Tito per eliminare ogni presenza sgradita. “Per troppo tempo – ha spiegato il sindaco agli alunni della scuola D’ovidio – , soprattutto negli anni che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale, la società e la politica italiana hanno preferito avallare ricostruzioni di parte infierendo una seconda volta su quelle vittime e lasciando sprofondare nel baratro la verità e con essa la dignità del nostro Paese. I massacri delle Foibe furono frutto di una pianificazione che utilizzò l’odio etnico appositamente fomentato dai titini, un odio che poi, molti decenni dopo, proprio perché tenuto nascosto sotto la cenere con la colpevole complicità di tanti, tornò a scatenarsi nelle sanguinose guerre tra etnie che hanno messo a ferro e fuoco i Balcani”.

E ha concluso: “Il Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe così come il Giorno della Memoria delle vittime della Shoah sono due momenti che non vanno intesi come esercizi di riflessione fini a se stessi, ma piuttosto come occasioni per dare ancora maggiore spessore alla verità storica da trasmettere alle nuove generazioni”.

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