Guglionesi - anche i molisani nel loro piccolo s’incazzano

Dalla regione che non esiste alla regione sulla vetta del mondo (e che fa ridere): Moli Land sdogana i luoghi comuni a teatro

Inizio scoppiettante per la stagione del Teatro Fulvio con Enzo Luongo e Pippo Venditti che mettono in scena una irriverente e divertentissima carrellata di vizi locali, strafalcioni, rovesciamento di luoghi comuni passando al microscopio gioie e dolori della regione che non esisteva e che incredibilmente è stata catapultata al centro del mondo. Battute a raffica, tra giornalismo e cabaret. E tante risate di un pubblico coinvolto e numeroso.

Non prendere troppo sul serio noi stessi ci rende la vita meno pesante, senza contare che se ci prendessimo troppo seriamente saremmo meno credibili e più antipatici agli altri”. Che c’azzecca Victor Hugo con noi molisani? Parecchio, se avete visto a teatro Moli Land, sottotitolo “Anche i molisani nel loro piccolo s’incazzano”, che traduce in due ore di show divertentissimo uno dei principi ispiratori del genio francese, ovvero quello secondo il quale “la libertà comincia dall’ironia”.

Certo, ridere di se stessi non è facile e nemmeno scontato, ma lo spettacolo andato in scena (stasera 9 febbraio) al teatro Fulvio di Guglionesi riesce nell’impresa centrando il bersaglio più ambizioso: smettere di far ridere attraverso il facile tormentone della regione che non esiste e raccontare vizi e virtù, gioie e dolori della regione che di colpo, dopo anni di ignoranza (altrui) si ritrova sulla vetta del mondo. Quel Molise che di botto, come diciamo dalle nostre parti, osserva se stesso sulla copertina del New York Times e di riflesso, a cascata, sulle vetrine mediatiche dei principali organi di informazione internazionale e scopre di essere diventato un caso perfino da studiare, una meta ambita da americani e asiatici dopo che l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ci aveva duramente bistrattato e pesantemente umiliato vietandoci il paragone con luoghi di indiscusso richiamo turistico come la Toscana, dopo che dj Francesco (Facchinetti) s’era permesso di irridere i nostri umili numeri demografici con un azzardato e imperdonabile paragone col pubblico del Modena Park al concerto di Vasto Rossi, dopo tutta quella sfilza di “Dove sta il Molise?” che l’antico popolo sannita è stato costretto a subire per anni e anni.

Moli land Fulvio Venditti luongo

Finalmente il riscatto, quindi? Macchè, semmai Moli Land, viaggio in una stupefacente Disneyland tra la valle del Volturno, le sorgenti del Matese e la diga del Liscione è uno strepitoso rovesciamento di luoghi comuni, col coraggio dell’ironia per confinare (finalmente!) la retorica in soffitta e affrontare (finalmente!) quello che siamo, popolo e classe dirigente, giornalisti e casalinghe, chef con pretese gourmet e consumatori di caciocavalli e soppressate.

Lo spettacolo del bravissimo giornalista Enzo Luongo, del web mattatore , ideatore e interprete della plurimetriata “banda della Masciona” Pippo Venditti, con Pietro Mignona al piano, ha fatto il tutto esaurito al Teatro del Loto di Ferrazzano per sei date a cavallo di Natale e Capodanno. E a Guglionesi non ha deluso le aspettative, conquistando il pubblico con un racconto scoppiettante e carico di ritmo, reso da una carrellata di aneddoti, improbabili titoli di giornali, servizi televisivi, personaggi legittimamente considerati “unici” e irriproducibili, dalle manie di grandezza di Big Gino (lo storico sindaco di Campobasso Gino Di Bartolomeo) agli strafalcioni di Antonio Di Lallo (lo storico giornalista sportivo di Telemolise), dai versi bucolici del Governatore Donato Toma alla santità di Roberto Gravina, dai consiglieri regionali con il loro “eloquio” da commedia all’italiana e l’ars oratoria degna di Checco Zalone fino al popolo molisano, che fa la rivoluzione social per un post su facebook giudicato “oltraggioso”, mette in palio equipaggiamenti da boscaiolo e ruoti di pollo e patate alle lotterie paesane, subisce il paradosso del trasporto pubblico che non esiste (quello non esiste davvero) e trasforma la sfiga del Binario 20 bis un marchio di fabbrica.

Moli land Fulvio Venditti luongo

Una produzione irriverente, lucida e soprattutto divertente, firmata per la parte artistica e tecnica da Eva Sabelli e Gianmaria Spina, con una formula aperta per inserire nel copione sempre nuovi aneddoti, man mano che il Molise, esistendo, fornisce sferzante materia prima agli ideatori, che sono autori e interpreti e soprattutto amici. Luongo e Venditti, che sul palco non potrebbero fare a meno l’uno dell’altro (“Siamo come Albano e Romina Power” scherzano), riescono ad adattare il racconto in base ai luoghi geografici in cui si muovono, con l’eccezionale senso della notizia che li caratterizza e la sensibilità alla stessa affinata da anni di esperienza sul campo. Perciò c’è da scommettere che Moli Land varcherà i confini regionali e diventerà oggetto di spettacoli anche per “non addetti ai lavori”, ovvero non molisani che però il Molise lo stanno guardando con un misto di ammirazione e incredulità.

Moli land Fulvio Venditti luongo

Del resto l’idea nasce e si sviluppa all’interno del cuore artistico e teatrale del Molise stesso, rappresentato da Stefano Sabelli, l’impareggiabile direttore artistico delle due stagioni che viaggiano di pari passo tra Ferrazzano e Guglionesi. R-evolution è il tema dell’esperimento tra il Loto e il Fulvio, che per inciso stasera ha registrato una citazione comica con la t-shirt indossata disinvoltamente da Bobo, il quale ha sfamato il pubblico con una superba minestra di legumi e funghi preparata e servita in collaborazione con Francesco Moliterno.

Moli land Fulvio Venditti luongo

Siamo pur sempre in Molise, e in Molise – si sa – si mangia. Ma si fa anche cultura, come ha rimarcato Sabelli a inizio spettacolo, confermando che il teatro nei paesi è una garanzia di sopravvivenza per le comunità e una opportunità per riscoprirsi. Anche attraverso le risate, come è successo stasera “e come continuerà a capitare in questa stagione ricca di spunti ironici e divertenti”. Chi non lo capisce e continua a lamentarsi che “qua non c’è mai niente da fare” si si perde, prima di tutto, una chance.

Moli land Fulvio Venditti luongo
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