L'intervista

Coronavirus, allertati gli ospedali molisani. Parla l’esperto: “Si trasmette solo con starnuti o tosse”

La Regione ha attivato le procedure per fronteggiare eventuali emergenze istituendo una task force e attivando i protocolli che coinvolgono il personale sanitario. Intanto tra paura e fake news per fare un po' di chiarezza abbiamo intervistato il dottor Claudio Ucciferri, infettivologo all'ospedale di Chieti e professore all'Università degli Studi del Molise. "L'utilizzo della mascherina? Ha senso solo se c'è il soggetto infetto. Nessun pericolo ad utilizzare oggetti o a consumare cibi cinesi".

Un protocollo operativo con tutte le indicazioni e le azioni da avviare qualora venisse accertato un caso di coronavirus: anche gli ospedali molisani sono in allerta per fronteggiare un’eventuale emergenza come pure il singolo caso di persona infetta. Misure preventive, sulla base di quanto disposto dal Ministero della Salute (che ricordiamo ha attivato il numero verde 1500), che si affiancano agli inviti a evitare allarmi ingiustificati.

Cercate di non intasare i pronto soccorso“, l’appello lanciato alla popolazione dalla Regione Molise. All’ospedale Cardarelli di Campobasso, del resto, è attivo il reparto di Malattie infettive dotato di camere di isolamento. Una stanza protetta, in grado di tenere in isolamento un eventuale paziente contagiato, è presente anche all’interno del pronto soccorso. Ma si tratta di una misura già prevista dal primo ospedale regionale non essendo, del resto, solo il coronavirus l’unica infezione che necessita di una procedura di questo tipo, ossia di isolamento.

Inoltre, nel giorno in cui il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi, la Regione Molise e l’Asrem hanno preso i primi provvedimenti straordinari: tra questi l’istituzione di una speciale task force.

Istruzioni e raccomandazioni sono state inserite e diramate agli operatori sanitari molisani nella “Procedura per la gestione di caso sospetto di infezione da Coronavirus2019-NCOV” che si aggiunge all’attivazione della Rete regionale di prevenzione e  sicurezza sanitaria che coinvolge medici di base, i pediatri di libera scelta, i medici di continuità assistenziale, il personale del 118, i pronto soccorso degli ospedali, i medici di Malattie infettive e il personale dei Laboratori di microbiologia.

La ‘macchina’ dunque è pronta a mettersi in moto, anche se attualmente nella nostra regione non sono state accertate infezioni da coronavirus. In Cina invece è salito a oltre 11mila il numero delle persone contagiate, sono 259 i morti, stando ai dati riferiti dalle autorità sanitarie della provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia.

Invece i primi due casi accertati in Italia, la coppia di coniugi cinesi in vacanza, sembrano meno gravi: le condizioni di salute dei due 70enni ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma sono state definite “discrete”. Attualmente nell’istituto sono ricoverati “13 pazienti provenienti da zone della Cina interessate dall’epidemia e tutti loro sono stati sottoposti al test per la ricerca del nuovo coronavirus”, riferisce il bollettino medico emesso questa mattina (1 febbraio). “Altri 13 pazienti sono stati isolati e dimessi dopo il risultato negativo dei test”.

claudio ucciferri

L’attenzione dell’opinione pubblica è massima, così come la confusione sulle cause del contagio.

Per questo, per sgombrare un po’ il campo da dubbi e paure – seppur legittimi – Primonumero ha intervistato l’infettivologo dell’ospedale di Chieti nonchè professore dell’Università del Molise, il dottore molisano Claudio Ucciferri. 

Che cos’è il corona virus: è vero che è simile all’agente patogeno che causa il raffreddore?

“Il coronavirus è una famiglia di virus che provoca malattie respiratorie: è la stessa famiglia che ha provocato qualche anno fa la Sars e la Mers”.

Come si trasmette?

“Sono virus respiratori: la modalità di trasmissione è quella attraverso la via aerea, un po’ come accade con l’influenza e con il raffreddore”.

C’è pericolo di diffusione del virus tra i prodotti venduti nei negozi cinesi?

“Il virus si trasmette per via aerea tramite una persona che presenta la malattia, la trasmissione indiretta (tramite oggetti, vestiti e altri elementi) non è attualmente dimostrata per nessuno dei coronavirus che colpiscono l’uomo. Quindi ci vuole un soggetto che ha l’infezione che trasmette l’infezione ad un’altra persona”.

Si corre qualche rischio nel mangiare cibi cinesi? Possiamo andare al ristorante cinese tranquillamente o è meglio evitare?

“Non c’è alcun rischio con l’assunzione di cibi in strutture cinesi o di cibi provenienti dalla Cina perchè non c’è la trasmissione indiretta. Poi tutti i prodotti cotti denaturano i virus (compreso il coronavirus), e non c’è alcuna possibilità che un prodotto cotto trasferisca l’infezione”.

Il coronavirus quanto tempo ha di vita?

“Non ha una resistenza ambientale elevata, un po’ come accade con l’influenza o gli altri virus respiratori comuni”.

Perchè chi è vaccinato dall’influenza è più protetto?

“Si consiglia la vaccinazione da influenza innanzitutto per evitare che ci possano essere dei fattori predisponenti all’infezione: avere un’infiammazione o un danno nelle vie aeree superiori predispone ad avere un’altra infezione. Secondo: si elimina la possibilità di prendere l’influenza e confondere la malattia con il coronavirus. In più c’è chi ritiene che essere vaccinato per l’influenza possa dare un certo grado di protezione, ma questa è l’ipotesi un po’ meno reale. Il motivo reale è evitare fattori predisponenti: le vie aeree danneggiate predispongono ad acquisire altre infezioni”.

C’è una corsa all’acquisto di mascherine. Servono o no? E utilizzare i prodotti per disinfettare le mani?

“Essendo un virus a trasmissione respiratoria, uno starnuto o la tosse sono veicoli di trasmissione. Quindi, il lavaggio delle mani è la metodica più efficace per evitare la trasmissione, come accade nell’influenza. Per quanto riguarda l’acquisto delle mascherine, il problema è che essendo la fonte dell’infezione un soggetto infetto, se non c’è il soggetto infetto non ha senso mettere la mascherina. Non ha senso ad esempio metterla a Termoli, non è un’area a rischio. Tanto è vero che il Ministero ha emanato delle definizioni per stabilire quali sono i soggetti a rischio”.

Chi sono le persone a rischio?

“Sono i soggetti che hanno avuto un contatto con persone affette da coronavirus o persone che hanno avuto storie di viaggi nell’area di Wuhan o comunque in Cina nei quattordici giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi, che è il doppio del tempo di incubazione, e gli operatori sanitari che curano i soggetti con malattia respiratorie acute con eziologia sconosciuta”.

Chi pensa di aver contratto il coronavirus che deve fare?

“Innanzitutto deve esserci l’elemento epidemiologico: se non sono stato in Cina o se non ho lavorato con persone che hanno il coronavirus, non posso aver avuto l’infezione. Se ci fosse uno di questi elementi epidemiologici, basta rivolgersi all’ospedale di riferimento che avrà un protocollo stabilito dalla Società delle Malattie infettive in accordo con il Ministero e poi adeguato dalle varie Regioni per stabilire se il soggetto è a rischio infezione e quindi se va studiato oppure no. C’è una flow chart emanata a tutte le Regioni sulla gestione dei pazienti sospetti a rischio. Ripeto, se non c’è il legame epidemiologico non può esserci l’infezione”.

Ci sono persone (anche molisane) da poco rientrate da crociere. E a bordo c’erano persone cinesi. Possono stare tranquille o devono sottoporsi al test?

“Non c’è criterio epidemiologico, il test non viene effettuato. Il Ministero ha stabilito dei criteri in base ai quali i casi necessitano di una valutazione se c’è un’infezione. L’incubazione è di 7-10 giorni. Quindi, se sono tornato dalla crociera sette giorni fa ho già superato l’incubazione e non ho alcun rischio”.

Il coronavirus quando è mortale?

“Attualmente i dati forniti dall’autorità cinese e dall’Oms ci dicono che il tasso di mortalità di questa malattia è relativamente basso. Ci sono due casi italiani certificati, due cinesi in vacanza in Italia, che sono stati prontamente confinati. Il sistema italiano funziona abbastanza bene. Quasi tutte le persone decedute sono ultra 60enni e avevano altre patologie che complicavano la prognosi del paziente, un po’ come avviene con l’influenza. Dunque vorrei sottolineare che non bisogna essere allarmati, si può condurre una vita tranquilla e normale, senza pensare a virus strani provenienti dalla Cina”.

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