Il sostituto procuratore Vittorio Gallucci ha disposto che sulla salma di Tomas Hoti – il 20enne morto nel reparto di Rianimazione del Cardarelli a causa delle gravi ferite riportate nell’incidente stradale del 31 gennaio scorso lungo la Statale 17 – venga effettuata l’autopsia.
Tra oggi e domani, dunque, ci sarà l’affidamento dell’incarico al medico legale e lunedì l’esame sarà eseguito nell’obitorio dell’ospedale di Campobasso.
In queste ore, la Procura ha anche formalmente iscritto nel registro degli indagati il 40enne di Busso che quella sera guidava il Ducato nove posti che ha travolto la fiat Punto di Tomas, originario dell’Albania ma che da qualche tempo abitava a Macchiagodena, paese della provincia di Isernia, sotto shock per la tragedia. Le preghiere della comunità non sono bastate ad evitargli un destino drammatico e sconcertante, inspiegabile per un giovane che ha tutta la vita davanti. Tomas, che aveva frequentato l’Istituto tecnico ‘Mattei’ di Isernia, amava le auto e i cani. E postava numerose foto sul suo profilo Facebook.
Il conducente del pulmino deve rispondere, al momento, dell’accusa di omicidio colposo ma gli scenari – in base alle prossime risultanze investigative degli accertamenti condotti dai carabinieri della compagnia di Bojano – potrebbero cambiare.
L’uomo al momento dell’incidente, infatti, si è rifiutato di sottoporsi all’alcoltest chiesto dai militari, dunque per questo è stato denunciato. Ora sarà l’autopsia a definire meglio l’eventuale quadro probatorio e accertare eventuali responsabilità rilevate o ancora sconosciute.
Un’indagine tutt’altro che chiusa su un incidente che allunga il drammatico elenco di persone morte per gli stessi motivi lungo una strada definita “maledetta”. Dove è vero che scarseggiano i sistemi di sicurezza e non si rilevano deterrenti rispetto alla velocità, ma purtroppo è anche vero che in molti casi la causa degli incidenti è riconducibile a condotte sbagliate che vanno al di là di sistemi preventivi e di sicurezza.
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