La lezione della storia

Le leggi razziali nel racconto di Ugo Foà: “Il passato cambia forma ma può ripetersi”

Ugo Foà, capo della comunità ebraica di Roma oggi 92enne, ha incontrato gli studenti del Boccardi-Tiberio di Termoli per portare la sua testimonianza. Un racconto, il suo, delle leggi razziali viste dalla prospettiva di un bambino: nel 1938 lui aveva 10 anni

È come un nemico silente, l’indifferenza, e il suo antidoto è la memoria. Èd è proprio con una riflessione sull’indifferenza – tratta dal discorso del 1999 alla Casa Bianca di Elie Wieser, polacco sopravvissuto all’Olocausto e premio Nobel per la Pace nel 1986 – che gli studenti hanno voluto accogliere a Termoli Ugo Foà, capo della comunità ebraica di Roma e testimone della segregazione razziale nel nostro Paese.

Gli Istituti tecnici Boccardi e Tiberio, in occasione dell’approssimarsi della Giornata della Memoria, hanno voluto fortemente ‘regalare’ ai propri alunni (delle classi quinte) un’occasione preziosa, una lezione di storia che servirà loro per capire che persone vorranno essere nel futuro, come ha rimarcato la dirigente scolastica Maria Maddalena Chimisso. “Bisogna uscire dalla logica dell’indifferenza”, questo il monito rivolto ai discenti cui se n’è aggiunto un altro, dalla portata universale: non bisogna pensare che ciò che è accaduto nel passato resti confinato lì, contestualizzato in un tempo diverso e lontano. E gli episodi di cronaca, anche odierni, ci confermano quanto il passato muti soltanto pelle o, addirittura, non la muti affatto.

Maria maddalena chimisso con ugo foa

Foà, testimone degli obbrobri della nostra storia, accaduti in un tempo neanche troppo lontano nel nostro Paese, ne è più che consapevole. L’antisemitismo è una minaccia reale, concreta e attuale, che non smette mai di mostrare il suo volto. “È subdolo, spesso è latente ma tante altre volte si manifesta, in varie forme”.

Sono passati 82 anni dall’emanazione delle leggi razziali in Italia, una macchia indelebile nel nostro passato di cui il signor Foà – oggi 92enne – porta ancora impressi i segni nella sua memoria. A quel tempo aveva appena 10 anni, viveva con la sua famiglia a Napoli ed era un bambino come tanti. Quel decreto costituì uno spartiacque – Foà ha voluto leggerne uno stralcio – e da allora anche la sua vita non sarebbe più stata la stessa. “Io posso ritenermi un fortunato, non essendo stato arrestato e deportato nei campi di sterminio, ma ho vissuto una vita falsata”.  

Ugo foa ospite boccardi

Il suo racconto intimo e senza veli, nella sala del cinema Oddo oggi 24 gennaio, ha riportato indietro le lancette del tempo facendo catapultare i tanti presenti in platea negli anni terribili della dittatura. Visti però con gli occhi di un bambino a cui un giorno i genitori hanno detto che non sarebbe più potuto andare a scuola. Nell’estate che precedeva, per lui, l’inizio delle scuole medie – che allora si chiamavano ginnasio – la sua mente già correva con entusiasmo ed ebbrezza a quel momento. “Quando sentii la parola razza ne rimasi basito. Non avevo mai pensato di appartenere ad una razza diversa”.

“Voi siete una scuola bellissima, ho avuto questa sensazione entrando qui dentro. Non potete immaginare quanto sia triste dover studiare da soli. Non avendo compagni di scuola, io non avevo compagni di vita”. Isolamento, mortificazione, desolazione: questo il vissuto del piccolo Foà e dei suoi 4 fratelli che da un giorno all’altro dovettero rinunciare alla loro vita e ai loro desideri di bambini. Toccante il momento in cui Foà ha raccontato il suo esame alla fine del percorso di studi, quando una professoressa in sordina gli disse: “Coraggio, questo momento passerà”.

Come rammentato da Foà, in Italia a quel tempo su 50 milioni di residenti gli “italiani di religione ebraica, perché questo eravamo”, erano poco più che 40mila su tutto il territorio italiano. Una minoranza, insomma, peraltro perfettamente integrata, su cui però si scagliò un progetto diabolico volto ad annientarla. Togliendole i diritti civili, prima, ed eliminandola fisicamente poi.

L’antisemitismo odierno non assume, e forse non assumerà mai più, quelle forme mefistofeliche, ma “bisogna starci attenti”, ammonisce Foà intervistato da Primonumero (video). Mai abbassare la guardia, e per farlo prima di ogni cosa l’imperativo è non dimenticare. “L’indifferenza dapprima ti ferisce, poi può anche ucciderti”.

commenta