Il rebus di vicky bucci

La Panda di Vicky entra al molo e non esce più: c’è un filmato delle telecamere, è del 18 dicembre

Investigatori sono in possesso di un video girato dal sistema di sorveglianza di un club nautico tra le 5 e 30 e le 6 del mattino del 18 dicembre. Mostra la Panda che entra al molo e non ne esce più. Vicky è morta quel giorno? E perchè la Procura ritiene fondata la segnalazione sulla donna, vista viva alcune ore dopo il fatto? E come ha fatto l'auto a "saltare" la scogliera? Tanti ancora gli interrogativi aperti.

C’è un filmato. Ed è quello che mostra la Panda rossa di Victorine Bucci entrare nel molo del porticciolo. Un unico filmato, girato dalle telecamere di un club nautico privato. La videosorveglianza è puntata sulle barche dei soci, ma una telecamera in particolare è montata con una angolazione tale da inquadrare parte della strada che porta fino alla scogliera, dove sorge la pescheria della famiglia D’Abramo e dove si trova il trabucco vecchio.

E’ proprio su quella strada, l’unica via di accesso e di uscita, che tra le 5 e 30 e le 6 del mattino del 18 dicembre è passata l’auto di Vicky. Le telecamere hanno ripreso il momento dell’ingresso al molo ma non quello di uscita. “La Panda è arrivata e si è fermata qua, non è mai più tornata indietro” il commento di un inquirente, che sintetizza il grande giallo dietro l’intera vicenda: Victorine Bucci si è gettata in acqua oppure è stata vittima di un omicidio?

Il video è stato acquisito dai carabinieri delegati a fare le indagini dalla Procura diversi giorni dopo la denuncia di scomparsa. “È l’unico elemento certo di questa storia” si fa scappare uno degli investigatori. La conferma arriva dagli stessi operatori portuali che, pur conoscendo l’inefficacia della videosorveglianza pubblica, mai entrata in funzione, sono consapevoli che le telecamere private funzionano. “Servono alla sicurezza delle barche”.

Una in particolare si è rivelata utile, perché ha girato un video che non è stato distrutto nelle 48 ore successive e ha portato gli inquirenti a concentrarsi sul vecchio molo, dove il giallo si fa fitto. Come è potuta finire in mare la vettura di Vicky superando la barriera di scogli che separa la banchina dall’acqua, profonda circa 3 metri? E come ha fatto un testimone, considerato attendibile, a vedere la donna alle 10 e 30 del 18 dicembre, viva?

Delle due l’una: o la Panda ripescata oggi in acqua con all’interno il corpo di Vicky è finita in mare dopo la data del 18 dicembre (ma il filmato dimostrerebbe il contrario), oppure la persona che ha detto di aver visto entrare la donna in un ufficio pubblico e che ci ha parlato, rispondendo alla richiesta di alcune informazioni, si è sbagliata, come si è sbagliata la Procura nel ritenere il racconto “certo e fondato”. Ma in realtà sono ancora troppi i punti da chiarire e la Procura potrebbe aver introdotto in una indagine molto complessa elementi nuovi e scelte investigative inedite.

Il rebus dell’auto precipitata in acqua è reso di difficile soluzione anche da altri elementi. Prima di tutto la scogliera che attornia il molo e che, a detta di alcuni ingegneri interpellati renderebbe impossibile per una utilitaria come la Panda “saltare” di sotto senza incepparsi sugli scogli. La vettura sul fondale, a una profondità compresa tra 3 e 4 metri, era ribaltata su se stessa, con le gomme all’aria. Pneumatici intatti ma paraurti mancante e carrozzeria sulla parte anteriore inesistente: un dettaglio compatibile, questo, con l’ipotesi che possa essere rotolata in acqua dopo aver “saltato” gli scogli, battendo col “muso” e ribaltandosi. Alla vettura manca un fanale.

All’interno della Panda rossa c’è il corpo senza vita di Vicky. Rovesciato all’indietro, gonfio per il processo chimico che si innesca in questi casi. La donna è stata riconosciuta mentre era ancora sott’acqua da un orologio al polso e dal colore della pelle. Vicky era originaria del Ciad, adottata dalla famiglia Bucci di Larino all’età di 5 anni.

Ancora tanti i tasselli da sistemare nella sua storia, compreso il dubbio sulle ricerche iniziali: proprio quella zona, sotto il molo del porticciolo e praticamente nello stesso punto in cui è stata ritrovata la Panda (a circa 6-7 metri dalla scogliera), era stata perlustrata dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco ma senza esito. “Forse quell’auto prima non era lì” ha dichiarato il Procuratore Isabella Ginefra, lasciando intendere che la vettura potrebbe essere stata spostata dalle correnti ma anche che sia finita in mare in un secondo momento rispetto alla denuncia di scomparsa.

Tanti i dubbi, gli interrogativi ancora aperti mentre il corpo di Vicky è partito alla volta di Bari per l’esame autoptico e gli accertamenti tecnici irripetibili. Ma una certezza c’è: mai, per il ripescaggio di un’autovettura e di un cadavere in mare, si era visto un simile spiegamento di forze, di uomini e risorse economiche. Uno spiegamento ingiustificato per un suicidio come pure per un incidente.

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