Il giallo

Telaio intatto, pochi danni e la strada che curva: l’esperto di auto è sicuro, la Panda di Vicky non ha potuto saltare la scogliera video

Telaio senza un graffio, radiatore e coppa dell’olio integri, nessun pezzo di carrozzeria ritrovato nei pressi del molo e quella semicurva che renderebbe impossibile non sbandare andando a tutta velocità. Davanti a tutte queste evidenze, un esperto di motori e di guida interpellato da Primonumero esclude che la macchina abbia urtato con violenza la scogliera del molo vecchio per poi finire inabissata. I danni visti a occhio nudo durante il recupero della vettura indicano invece che possa essere caduta in mare da un altro punto

La Panda di Vicky Bucci non può essere ‘volata’ dal molo vecchio di Termoli. Non senza lasciare una traccia, non senza frantumarsi sulla scogliera, non senza sfondare parti della vettura che invece, come si è visto durante il recupero, risultano integre. A sostenerlo è un esperto di motori e di guida, interpellato da Primonumero. Il suo responso è categorico: “Impossibile si sia schiantata qui”. E ne spiega i motivi, uno per uno, pur preferendo evitare di metterci la faccia e il nome per ragioni di opportunità.

Nel giorno del ritrovamento della Fiat Panda di Vicky Bucci nelle acque del porto di Termoli, il Procuratore Capo di Larino Isabella Ginefra disse: “L’auto e il corpo ci parleranno. Un modo inequivocabile per dire che gli esami da effettuare sulla salma e sulla vettura daranno un quadro ben più chiaro a quello che oggi pare un rompicapo irrisolvibile.

Proprio per questo motivo Primonumero ha deciso di rivolgersi a un esperto di auto, sia in termini di guida per esperienze nel mondo delle corse, sia per quanto riguarda la meccanica e la carrozzeria delle auto con cui ha a che fare quotidianamente.

Ebbene, visionando le immagini della Panda ‘ripescata’ dai sommozzatori dei Carabinieri mercoledì scorso, e ancor di più in seguito a un sopralluogo sul posto, l’esperto non ha alcun dubbio nell’escludere che la Panda si sia inabissata dopo aver urtato la scogliera, magari impennandosi per la forte velocità per poi ricadere sulle rocce o direttamente in acqua.

Scogliera molo vicky

Il primo motivo per il quale questa ipotesi sarebbe da cestinare è quello a cui molti hanno pensato da subito, mercoledì scorso. L’auto sollevata dalla gru mostra infatti un telaio intatto, radiatore e coppa dell’olio intonsi, le sospensioni – cioè la prima cosa che si spacca in caso di urto violento – integre. Se si fosse scontrata con quei massi che delimitano il molo, quelle parti si sarebbero frantumate. Invece non solo nessun frammento è stato recuperato, ma quelle componenti sono ancora lì, sul fondo della Fiat Panda rossa.

“Non c’è stato impatto”. E non si sono aperti difatti aperti nemmeno gli air-bag. A occhio nudo, si è visto che il veicolo ha la parte anteriore divelta, senza paraurti e senza un fanale. I finestrini anteriori erano tutti e due aperti, non frantumati. Soltanto una delle due ruote appariva in cattive condizioni, ma appare davvero poca cosa se si ipotizza un urto violentissimo ad alta velocità.

Perché quello che tutti si chiedono, e sono davvero in tanti che in questi giorni si affacciano sul molo interrogandosi sul perché e il per come, è come abbia potuto finire in mare quella Panda inquadrata da una telecamera del Circolo Nautico ‘Mare Nostrum’ la mattina del 18 dicembre. Come è possibile che la telecamera ne inquadri solo l’ingresso e mai l’uscita? È realmente così?

C’è infatti un altro fattore fondamentale, trascurato da chi non ha grande esperienza di guida spericolata, che invece balza agli occhi del consulente interpellato da Primonumero.

Prima di concludersi, il tratto in asfalto del molo fa infatti una semicurva verso sinistra. Ora, anche ipotizzando che la Panda sia andata con l’acceleratore a tavoletta, raggiungendo in circa 250 metri una velocità di circa 100 kmh, come ha potuto rimanere in strada, in uno spazio così angusto, senza sbandare lungo quella semicurva? Un pilota esperto, che conosce quella piccola variazione nel percorso,forse potrebbe riuscirci. Un qualunque guidatore della domenica, nel buio e a tutta velocità, di certo no.

Scogliera molo vicky

E allora si torna alla solita domanda: come ha fatto la Panda a terminare la propria corsa in acqua? È davvero caduta a pochi metri da dove è stata ritrovata, o invece sia stata inghiottita dall’acqua in un altro punto del porto?

A guardarsi attorno, le ipotesi possono essere diverse. La prima è che sia precipitata fra le onde dalla zona dell’imbarco dei traghetti per le isole Tremiti, anche se appare difficile che una vettura di quel peso possa essere spostata in quel modo dalle correnti marine.

C’è chi ipotizza che l’auto possa essere stata calata in mare dalla zona dei Cantieri Navali, che si trovano giusto dirimpetto al luogo dove la macchina è stata localizzata dai sub. La banchina in quel punto non ha alcuna protezione, né barre di cemento, né scogli, né ringhiere. Cadere giù è decisamente meno difficile da lì, senza lasciare grosse tracce.

In quel caso, pensando allo spostamento dovuto alle correnti del mare, potrebbe essere più realistico, considerando che normalmente più che portare fuori, le correnti che soffiano su Termoli tendono a trascinare dentro, così come avviene con l’insabbiamento dei fondali.

Terza ipotesi, anche questa poco verosimile, è che l’auto sia terminata in acqua nella zona più nuova del porto turistico, da un’area di cantiere ancora in fase di lavorazione, per la maggiore sicurezza del bacino. Un’area molto vicina in linea d’aria a dove la Panda è stata recuperata e con una parte di scogliera decisamente più bassa e meno impervia di quella del molo vecchio.

Il recupero dell'auto e del corpo di Vicky

È vero inoltre che martedì scorso i sub iniziarono le immersioni proprio all’interno del porto turistico, prima di spostarsi dove poi hanno trovato l’auto. Ed è vero anche che nella mattina del recupero, due carabinieri e un operatore della Capitaneria di porto hanno setacciato quella zona, osservando per pochi minuti il terreno e la scogliera di quell’area popolata durante quel mattino da curiosi e giornalisti.

Sono rimasti pochi minuti, come a voler cercare un qualcosa, un elemento mancante, magari il paraurti o qualcos’altro. Le ipotesi restano ancora tante. “Ogni pista è aperta” ha detto Isabella Ginefra. Ma se l’auto e il corpo parlano, qualche pista comincia a diventare impossibile.

 

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