Oltre i proclami

Giorno della memoria nel vuoto quasi assoluto di iniziative: Termoli non può ridursi a questo

Poco più di un mese: tanto è trascorso da quando la maggioranza di centrodestra dell’Assemblea comunale di Termoli, sulla base di un cavillo giuridico, impedì di riconoscere la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, testimone vivente degli orrori della Shoah. Cosa è accaduto in questo tempo?

Poco più di un mese: tanto è trascorso da quando la maggioranza di centrodestra dell’Assemblea comunale di Termoli, sulla base di un cavillo giuridico, impedì di riconoscere la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, testimone vivente degli orrori della Shoah.

 

Un lasso di tempo più che sufficiente a rimuovere quel cavillo e aderire alla richiesta della minoranza che aveva avanzato la proposta. Sarebbe stata, quella, la più solenne e ferma risposta alle accuse piovutele addosso di insensibilità politica, oltre che umana. E al tempo stesso un forte messaggio rivolto alle nuove generazioni affinché, attraverso le vicende di una sopravvissuta, sapessero meglio di quali atrocità si è macchiato il nazifascismo in Europa.

Ma così non è stato, anche perché chi se n’era fatto promotore non ha doverosamente insistito, incalzando con atti capaci di mettere a nudo, più di quanto non sia già stata evidente, la volontà di chi aveva avuto bisogno di nascondersi dietro un così traballante paravento per sfuggire alle proprie responsabilità politiche.

Un tempo, tuttavia, sufficiente a sindaco e assessore Ciciola (fino ad ora) per dimenticare tutto e lanciare stentorei (ma contraddittori rispetto ai propri atti pubblici) messaggi via internet di adesione alla “Giornata del ricordo”, in cui abbondano i richiami al dovere di non dimenticare il genocidio degli ebrei, con inviti, soprattutto ai giovani, a studiare la storia per non commettere più gli errori del passato.

Nessuna iniziativa specifica promossa dal Comune, fosse una mostra, convegno o semplice dibattito. Solo frasi trite, luoghi comuni, e null’altro. Un vuoto assoluto che connota e pesa. Nulla anche da parte dei partiti, movimenti o altre aggregazioni politiche presenti sul territorio, ai quali va però riconosciuta l’attenuante di averci risparmiato fin qui l’ipocrisia del comunicato stampa.

Se non fosse stato per l’impegno lodevole di scuole cittadine come l’Alberghiero e il Boccardi-Tiberio o la scuola media Schweitzer, in questi giorni nessun ragazzo a Termoli avrebbe potuto apprendere dalle testimonianze dirette di perseguitati e storici ciò che è avvenuto in Italia all’indomani delle infami leggi razziali. Apprezzabile anche l’iniziativa della libreria “Il vecchio e il mare” (via F.lli Brigida 80, ore 18,00) con la presentazione il 27 gennaio del libro della giornalista de La Stampa Francesca Paci dal titolo “Un amore ad Auschwitz”. Una storia vera.

Una città come Termoli non può ridursi solo a questo, a maggior ragione quanto più frequenti di prima si manifestano odio e paura, moltiplicatori di violenza, verso chi ha un altro colore della pelle o credo religioso. A questo riguardo troppo poco rilievo è stato dato all’aggressione di chiaro stampo razzista subita da un immigrato africano poche sere fa davanti a un supermercato del centro da parte di due energumeni tuttora impuniti.

Solo “Termoli Bene Comune” ha elevato il suo sdegno, unito alla solidarietà per la vittima. Altri non l’hanno fatto. E, occorre dirlo, anche la stampa non è stata tutta all’altezza della situazione.

L’agguato quando era buio all’emigrante è il segnale di quanto pericoloso si stia facendo il clima in città, dove allo sdoganamento ormai quotidiano di un brutto e inqualificabile linguaggio verbale (negro di m…a, mangia banane, tornatevene fra i selvaggi, ecc.), fa seguito ora l’aggressione fisica aperta. Mai accaduta prima una cosa del genere a Termoli. Un’escalation che fa paura.

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