Campobasso

Cani, cavalli, un somarello, qualche capretta: la tradizione di Sant’Antuone fotogallery

A mezzogiorno in punto, il parroco della chiesa di Sant’Antonio Abate a Campobasso, Don Ugo, ha benedetto tutti gli animali portati da ogni punto della città: dal centro alle periferie, dalle campagne alle contrade. Sullo sfondo, l’enorme e sempre vivo fuoco preparato fin dalla sera precedente. Una tradizione centenaria che riprende vigore. In serata maitunate e canzoni campobassane di Nicola Mastropaolo, in visita nel capoluogo il diavolo di Tufara e l’orso di Riccia, in pieno clima carnascialesco.

Sant’Antonio Abate è il beato del fuoco, il protettore del bestiame e dei campi. E a Campobasso è sempre stato venerato in maniera particolare. A Sant’Antuone la tradizione si è ripetuta con grande partecipazione da parte della cittadinanza. Cani, gatti, cavalli, qualche capretta, un somarello: tutti hanno atteso con ansia la benedizione data come ogni anno da don Ugo Iannandrea, simbolo della chiesa di Sant’Antonio e del quartiere.

 

Ma come mai si ripete nei secoli questa usanza? Bisogna sapere che, come viene fuori anche dalle tante rappresentazioni, Sant’Antonio si accompagnava spesso con animali, in particolare con i maiali. C’è una simpatica leggenda che racconta che il santo andò dal diavolo per rubargli il fuoco e, mentre lo distraeva, un maialino corse nell’inferno per prendere un tizzone e donarlo agli uomini. Si diceva in antichità che il grasso dei maiali era un antidoto contro l’herpes zoster, noto come fuoco di Sant’Antonio.

 

Tornando alla tradizione locale, molto sentita questa giornata dai campobassani cosiddetti ‘santantunar’: in tanti, fin dalle prime luci dell’alba, curano il fuoco che brucerà per tutta la giornata di oggi, 17 gennaio.

Nel pomeriggio la processione (alle 17), a seguire la messa e alle 20.00 lo spettacolo ‘Ulesse areturnà a Sant’Antuone’, con canzoni campobassane e maitunate di Nicola Mastropaolo accompagnato da Antonio Mandato, Alessandro Serino, Amerigo Malzone, Giuliano Civetta e Danilo Ramacciati.

Arriveranno anche le maschere carnascialesche il diavolo di Tufara e l’uomo-orso di Jelsi. Si apre di fatto il Carnevale: sulle tavole non possono mancare ‘cavatiell e carn e puorc’.

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