Tattiche & strategie

Braccio di ferro tra Toma e la Lega. Aida la ‘pasionaria’ chiede perdono per l’investitura da assessora?

L'incontro tra il commissario del Carroccio e il governatore ha reso bollente il clima politico e non è servito a trovare una soluzione sui nuovi assetti dell'esecutivo regionale: Colla avrebbe minacciato di rompere l'alleanza in Regione e di mettere in crisi anche il governo cittadino termolese. "Non accetto prevaricazioni e avvertimenti da Prima repubblica": la reazione di Toma. A tre giorni dalla fine del tagliando, tutto è in alto mare. Mentre Aida Romagnuolo avrebbe chiesto ai leader leghisti di rientrare nel partito dopo l'espulsione di febbraio.

Alla fine il famoso ‘tagliando’ si è trasformato in una specie di risiko, tutto muscoli e strategie.

Aida o Luigi? Guadagnare un voto in più in Consiglio regionale o perdere la Lega come alleato? E’ attorno a questi due dilemmi che si starebbe arrovellando il governatore Donato Toma, che entro tre giorni dovrà decidere. 

Ma tutto sembra in alto mare. Ieri – 8 gennaio – il presidente ha incontrato il commissario nominato da Matteo Salvini in persona, Jari Colla. Un confronto convocato per chiarire la posizione del Carroccio che si è messo di traverso rispetto alla nuova composizione della Giunta regionale.

Toma sa che ha bisogno di una “maggioranza a undici” e di ‘recuperare’ per questo almeno uno dei dissidenti. “Togli Mazzuto e nomina Aida Romagnuolo in Giunta”: in sostanza questo il suggerimento arrivato da alcuni big della sua maggioranza (Popolari, Fratelli d’Italia, Orgoglio Molise e Udc). L’ingresso nell’esecutivo della consigliera regionale di Casacalenda avrebbe favorito l’ingresso nell’assise del primo dei non eletti, Domenico Ciccarella, l’undicesimo voto necessario alla coalizione per evitare gli affanni e di andare sotto con i numeri.

L’operazione sarebbe dovuta essere più semplice del previsto, ma sembra si sia complicata nelle ultime ore. La Lega infatti avrebbe minacciato di rompere l’alleanza in Regione e come una sorta di effetto domino avrebbe messo in crisi pure l’alleanza al Comune di Termoli, dove ci sono cinque esponenti del Carroccio (fra cui l’assessora Colaci e il presidente del Consiglio comunale Marone) a sostenere il sindaco Roberti.

Insomma un doppio colpo micidiale. Compreso di figuraccia.

E questo spiega perchè l‘incontro tra Toma e il commissario Colla pare sia finito male, tanto che il governatore ha inviato nelle redazioni giornalistiche un comunicato stampa che sa di una dichiarazione di guerra. Parole ancora più pesanti di quelle rilasciate ieri mattina a Primonumero. “Non accetto diktat, io rappresento i molisani”, aveva già dichiarato Toma.

Poche ore dopo i toni sono più aspri: “Logiche di prevaricazione muscolare e avvertimenti da Prima repubblica, hanno trovato, e troveranno, la mia porta chiusa; resterà sempre aperta, invece, al confronto costruttivo”.

Toma ricorda che “tutti i voti, espressi al presidente, ai partiti e ai consiglieri, che ci hanno consentito di vincere le regionali del 2018, hanno valore e tutti sono stati determinanti ai fini della vittoria finale”. Inclusi i voti di Aida Romagnuolo, candidata nella lista della Lega (da cui poi è stata espulsa per aver firmato la sfiducia al titolare delle Politiche sociali) a differenza di Luigi Mazzuto, assessore esterno e scelto da Matteo Salvini quando la Lega ha indicato (a inizio legislatura) il nome che avrebbe dovuto riempire la casella lasciata libera dal presidente in fase di composizione della Giunta.

“Per me – le parole di Toma – contano merito, competenza e operatività ed è su questo che periodicamente faccio dei bilanci di mandato, in coerenza con quanto promesso in campagna elettorale, per trovare gli assetti più efficaci ai fini dell’attuazione delle politiche di governo regionale”.

Tuttavia, l’estromissione della Lega potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Le trattative sono in una fase delicata. In casa Lega ci si è trincerati dietro il silenzio. Secondo qualche osservatore politico, ieri Aida Romagnuolo sarebbe andata in Emilia Romagna per incontrare i vertici del suo ex partito (impegnati nella campagna elettorale per il voto alla Regione di fine gennaio) e chiedere il ‘perdono’. O meglio, il rientro nella Lega dopo il ‘cartellino rosso’ sventolato a fine febbraio in faccia a lei e a Filomena Calenda. 

Anche l’altra dissidente Filomena Calenda ieri ha incontrato il presidente Donato Toma. Lei, messa ai margini dai colleghi in Consiglio regionale, gli ha ribadito fedeltà e gli ha spiegato i motivi del ‘no’ alla riforma sul trasporto pubblico. “Non mi convinceva, secondo me danneggia la provincia di Isernia”, le parole espresse al governatore. Un modo per giocarsi le sue chance per l’assessorato? “Non mi interessano le poltrone nè un posto da assessore”, dichiara lei a Primonumero a cui smentisce pure il tentativo di provare a rientrare nella Lega. “Ci sono solo dei ragionamenti in corso”, sottolinea ancora. La Calenda non fa mistero di avviar avviato dei ragionamenti pure per un ingresso in Fratelli d’Italia.

Insomma tra equilibri da mantenere e una legislatura che si avvia ad entrare nella fase clou, il secondo tagliando della Giunta potrebbe essere lo spartiacque del governo Toma. Con l’aria che tira e il pochissimo tempo a disposizione (entro lunedì 13 gennaio le verifiche devono essere concluse) incastrare tutte le tessere al loro posto sembra veramente un’impresa. 

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