Gli artificieri della Polizia di Stato questa mattina hanno incontrato gli alunni della scuola primario del convitto Mario Pagano. Appuntamento in piazza per capire praticamente quali sono i pericoli dei famosi “botti” natalizi.
L’ispettore superiore Michele Lolli – con esempi pratici e racconti di esperienze vissute sul campo – li ha messi in guardia sui rischi a cui va incontro chi utilizza impropriamente i fuochi d’artificio. I bambini hanno imparato a riconoscere i “fuochi” autorizzati dalla legge e perché tutti, vanno trattati sempre e comunque, con la massima precauzione e cura.
Interessati e incuriositi i piccoli della primaria hanno rivolto diverse domande all’esperto artificiere. Che lo ha raccomandati anche sull’uso delle famose “stelline” di Natale solitamente in uso proprio ai più piccoli, perché apparentemente innocue. E invece “quando bruciano raggiungono una temperatura anche di 200/300 gradi e dunque se colpiscono un occhio o un lembo di pelle o anche un indumento sintetico lascio immagine che danni anche una banale stellina può provocare”. Quindi possono essere innescati solo in presenza degli adulti.
“L’accensione dei fuochi d’artificio non autorizzati e l’uso improprio di quelli consentiti possono risultare molto pericolosi per l’incolumità propria e di chi ci sta vicino. L’imprudenza con i botti provoca ogni anno in Italia numerosi feriti” ha aggiunto l’ispettore Lolli ricordando di raccogliere mai, pena gravissime ripercussioni, botti inesplosi per strada come i famosi raudi.
Ogni anno in Italia centinaia di bambini finiscono al pronto soccorso per lesioni di vario grado legate all’uso sbagliato di fuochi artificiali. Il 50 per cento delle lesioni è rappresentato da ustioni, seguite da danni agli occhi, ai timpani e agli arti. Quindi poche, semplici ma fondamentali, le regole suggerite dalla polizia di stato per evitare che le feste si trasformino in tragedia.
E allora magari meglio un torroncino e una fetta di pandoro in più e qualche botto in meno: saranno certamente giorni più sereni per tutti.
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