Montenero di bisaccia

L’assessore del post con Mussolini si dimette: era stato messo alle strette dal sindaco

Dieci giorni fa Massimo Di Stefano, titolare della Cultura a Montenero di Bisaccia, aveva postato una frase e la foto di Mussolini sulla sua pagina facebook, poi rimossi. Condanna unanime e accuse di fascismo trasversali. Il sindaco Travaglini e la maggioranza avevano chiesto le sue dimissioni. Ora Di Stefano ha ceduto. "Mi dimetto anche se non ho sbagliato" scrive in una lettera che porta la firma di oggi, 30 dicembre.

“Mi dimetto, ma questa cosa sarà un boomerang”: Massimo Di Stefano lascia la poltrona alla Cultura e al Turismo nella Giunta di Montenero di Bisaccia, ma avverte che l’esito di questa vicenda farà il gioco dei “nemici politici”. Nella lettera, che comincia con un singolare e azzardato paragone fra le dimissioni dell’ex presidente della Repubblica Leone – costretto da accuse che poi si rivelarono calunniose – e la sua vicenda, spiega le ragioni di questo passo, sollecitato e perfino preteso dal sindaco Nicola Travaglini e dalla sua maggioranza.

Di stefano post mussolini

“Mi dimetto ma non ho sbagliato” è in sostanza il messaggio che lancia l’ormai ex assessore Di Stefano, finito al centro di un polverone per aver postato su facebook il volto e una frase di Benito Mussolini. Nell’intervista realizzata da Primonumero.it, che aveva tirato fuori il caso, Di Stefano aveva annunciato di voler “ritirare” il post, come ha effettivamente fatto. Ma non è servito a evitargli la richiesta perentoria di lasciare l’esecutivo. “Il tradito potrà anche essere un ingenuo, ma il traditore sarà sempre un infame” aveva scritto Di Stefano esattamente il 20 dicembre scorso, accompagnando la citazione del dittatore fascista all’immagine di Benito Mussolini, tratta dal sito internet pensieriparole.it.

Un gesto sicuramente inadeguato un rappresentante delle istituzioni, che in breve aveva innescato la dura reazione di associazioni e esponenti politici, gli stessi che ora l’ex assessore accusa di aver strumentalizzato il caso per fini elettorali. Qualche ora dopo comunque era intervenuta la richiesta del sindaco: “Dimettiti o questa storia andrà a finire male” aveva detto Travaglini, lasciando intendere che il rapporto fiduciario con l’assessore era terminato senza appello.

Oggi 30 dicembre la lettera protocollata in Comune da Di Stefano, che lascia l’incarico ma non ammette errore bensì solo superficialità: “Il pregiudizio di fascismo, verso gli uomini della destra democratica ed in generale verso tutti quelli che tengono ad un  certo contegno politico – amministrativo,  è talmente forte,  che nessuna giustificazione appare plausibile.  Ciò perché l’antifascismo per taluni rappresenta l’unica arma di battaglia, soprattutto da parte di certi pseudo intellettuali e politici che, non avendo più nulla da dire o da rappresentare politicamente,  cercano di demonizzare l’avversario tacciandolo di fascismo.  Questo è successo a me. Non sono stato accusato con argomentazioni sulle mie attività d’Ufficio, sempre ispirate alla correttezza sostanziale ed amministrativa: taluni, non avendo argomenti, mi hanno attaccato per una innocua frase, peraltro subito rimossa”.

Ma “la gente non è scema !!!  – avverte lui nella stessa lunga lettera – In molti hanno capito che questo meccanismo infernale, alla fine,  si ritorcerà contro chi lo ha escogitato ed alimentato, poiché tutti sanno che ho cercato di dare il massimo contributo, affinché questa maggioranza potesse realizzare il programma presentato ad inizio mandato.  Pur con tutti i limiti derivanti dal fatto che io fossi alla prima esperienza amministrativa, ho cercato di dare il meglio nelle deleghe di competenza”.

Rivendica un buon operato, improntato ai principi di democrazia e rispetto del popolo elettore, e ipotizza altre ragioni dietro l’ordine di lasciare la Giunta impartitogli dal sindaco. Montenero di Bisaccia è uno dei Comuni chiamati al voto per il rinnovo del sindaco e del Consiglio nella primavera del 2020, e il clima come si può immaginare è incandescente, segnato da divisioni e scontri che preludono a una campagna elettorale all’ultima accusa.

Ecco il testo integrale della lettera di Massimo di Stefano, che ha alzato bandiera bianca dopo aver rifiutato l’ipotesi di dimettersi. Nel braccio di ferro contro il sindaco, evidentemente, si è accorto di non avere più spazio di manovra e ha preferito andarsene via dalla stanza dei bottoni prima di venire cacciato.

“Avevo circa otto anni quando il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, fu costretto alle dimissioni da una giornalista e scrittrice, successivamente condannata per calunnia, e da alcuni parlamentari. Ricordo ancora bene il Suo discorso in televisione (allora non c’era internet). Egli diceva: “Avete avuto, come Presidente, un uomo onesto”, con il chiaro intendo di far comprendere che quelle dimissioni erano state date a tutela del Suo, peraltro alto, Ufficio, e non perché Lui si fosse macchiato delle colpe di cui veniva ingiustamente accusato, come ebbero con estrema onestà intellettuale, a  riconoscere, vent’ anni dopo, i suoi principali accusatori: gli onorevoli Emma Bonino e Marco Pannella gli chiesero ufficialmente scusa, il loro collega, Emanuele Macaluso, esponente comunista ed amico personale di Giorgio Napolitano, successore di Leone, affermò che “le accuse contro il presidente si erano rivelati inconsistenti e che Egli era stato vittima di una situazione politica sacrificale”.

 

Non voglio certo paragonare gli Uffici di un assessorato locale a quello della Massima carica istituzionale italiana e men che meno la mia modesta persona ad un Capo di Stato, ma non appaia fuori luogo rammentare che Giovanni Leone, nel corso della Prima repubblica, fu pressoché l’unico presidente alla cui elezione concorsero i voti di un partito al tempo considerato neo fascista.

 

Albert Einstein diceva: “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.

 

È innegabile che il pregiudizio di fascismo, verso gli uomini della destra democratica ed in generale verso tutti quelli che tengono ad un  certo contegno politico – amministrativo,  è talmente forte,  che nessuna giustificazione appare plausibile.  Ciò perché l’antifascismo per taluni rappresenta l’unica arma di battaglia, soprattutto da parte di certi pseudo intellettuali e politici che, non avendo più nulla da dire o da rappresentare politicamente,  cercano di demonizzare l’avversario tacciandolo di fascismo. 

 

Questo è successo a me. Non sono stato accusato con argomentazioni sulle mie attività d’Ufficio, sempre ispirate alla correttezza sostanziale ed amministrativa: taluni, non avendo argomenti, mi hanno attaccato per una innocua frase, peraltro subito rimossa.

 

La gente non è scema !!! In molti hanno capito che questo meccanismo infernale, alla fine,  si ritorcerà contro chi lo ha escogitato ed alimentato, poiché tutti sanno che ho cercato di dare il massimo contributo, affinché questa maggioranza potesse realizzare il programma presentato ad inizio mandato. 

 

Pur con tutti i limiti derivanti dal fatto che io fossi alla prima esperienza amministrativa, ho cercato di dare il meglio nelle deleghe di competenza. 

 

Ho cercato di andare incontro alle esigenze dei cittadini monteneresi e, a tal riguardo, la mia disponibilità è stata totale, senza preconcetti o chiusure, anche nei confronti di chi non la pensava come me.

 

Tutta la mia attività amministrativa è stata condotta al massimo delle mie possibilità, spendendomi con energie, professionalità e competenze, anche se con risorse economiche messe a disposizione del mio assessorato, assolutamente “insufficienti”. L’impegno è stato espresso con totale disinteresse, trasparenza e dedizione, poiché, come è noto, sono da sempre convinto che solo in questo modo si possa e si debba agire nei confronti della nostra comunità. 

 

Ho cercato di collaborare con tutti i dipendenti comunali, in virtù della rispettive mansioni ed ad essi va il mio sentito ringraziamento per la fattiva disponibilità dimostrata nei miei confronti.

Tanto per fare chiarezza sulla infondatezza e pretestuosità delle accuse che mi sono state mosse, rammento che l’ apologia per la “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, già oggetto della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana, avviene ai sensi di quanto segue:

«quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista» La Legge n. 645/1952 sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

 

Ovviamente non ho commesso neanche lontanamente apologia o tentata ricostruzione del fascismo e le mie dimissioni devono intendersi solo ed esclusivamente con finalità di tutela dell’ Ufficio di Assessore comunale, che ho ricoperto con disciplina ed onore, in ossequio ai dettati della Costituzione democratica italiana.

 

Pertanto, con la presente intendo rassegnare, come rassegno, le dimissioni da Assessore comunale, rimettendo nelle mani del Sindaco le deleghe a me conferite, in quanto ritengo non esistano più le condizioni per poter esercitare tranquillamente e in piena autonomia le funzioni a me demandate.

 

Peraltro le difficoltà della mia convivenza nell’attuale maggioranza è evidente a tutti. I fatti accaduti negli ultimi giorni hanno segnato e creato scompensi all’interno del gruppo che amministra la Città.

 

Colgo l’occasione per ribadire che non mi sono mai piegato a soluzioni semplicistiche o di comodo. Ho chiesto, continuamente, strumenti e risorse economiche, precise e convincenti, in modo da fornire risposte ai cittadini, al mondo dell’associazionismo, alle imprese economiche e commerciali. Ho elaborato e fatto proposte rivolte esclusivamente a ridare slancio e impulso all’attività di promozione Turistica e Culturale, anche in previsione dell’importante scadenza di fine mandato. 

 

E’ d’obbligo affermare che non esistono più i presupposti per un mio impegno all’interno della Giunta, in quanto è venuto a mancare il rapporto fiduciario indispensabile per poter esercitare quell’azione di squadra, che era uno dei punti fermi della collaborazione con il Sindaco.

 

Riprendendo il paragone con la vicenda Leone, può altresì dirsi che il partito da cui egli proveniva fu soccombente ed accondiscendete alle richieste dei suoi avversari, anche se questi successivamente si pentirono, riconoscendo finalmente che la campagna diffamatoria aveva avuto scopi e direzioni politico-elettorali.

 

Mi aspetto che Sindaco e colleghi di Giunta e maggioranza si dissocino pubblicamente da una campagna strumentale, che proviene da una parte politica per scopi elettorali: non dimentichiamo che fra pochissimi mesi saremo chiamati alle urne e che questa incresciosa vicenda potrebbe incidere nell’esito del risultato…in un senso o in un altro.

 

Mi piace concludere, citando ancora Einstein,  il quale amava ripetere che : “La differenza tra un genio ed uno stupido è che il genio ha dei limiti ” e prendendo a prestito da Aristotele, uno dei padri del pensiero filosofico occidentale, il seguente ammonimento: “La sfortuna rivela quelli che non sono effettivamente amici, ma che lo sono stati solo per interesse; il tempo rivela entrambi”.

 

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