Autonomia differenziata

Il Molise rischia di scomparire, ministro Boccia promette soldi per aree interne e strade

A Campobasso per il suo 'tour' tra le Regioni il ministro Francesco Boccia ha fatto il punto sull'attuazione dell'autonomia differenziata: "L'attuazione dell'articolo 116 non può essere sganciato dal resto della Costituzione. Il meccanismo del Governo precedente è fallito, noi abbiamo stabilito che le aree interne e le aree di montagna diventano prioritarie in tutto il Paese, al Sud come al Nord", ha detto alla stampa che ha incontrato a palazzo Vitale. Prima l'incontro con il presidente Toma che gli ha consegnato il dossier su sanità, infrastrutture e regionalismo. "Il commissariamento? Dopo la sentenza della Consulta dobbiamo trovare una soluzione", ha sottolineato ancora l'esponente del Pd nel Conte bis.

Il leghista Calderoli fallì. Ora ci riprova il nuovo Governo Pd-M5S a rimodulare la famosa ‘autonomia’ che ha fatto ‘tremare’ mezza Italia. Una sorta di ‘totem’ che spaventa in particolare il Sud. Nella pratica l’attuazione dell‘articolo 116 della Costituzione rischiava di trasformarsi in un ‘Robin hood’ al contrario: alle Regioni più ricche poteri e risorse maggiori in virtù del maggior gettito fiscale.

In diciotto anni si è fatto poco o nulla. Tre anni fa Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno sottoscritto le pre-intese col Governo Gentiloni. Nel frattempo analoghe richieste sono arrivate da Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania. Il nuovo Governo ha ripreso in mano la questione ma dando un’impostazione diversa, calata all’interno della Costituzione.

Il succo: “Chi non raggiunge certi livelli di sviluppo, è giusto che venga aiutato. Dobbiamo mixare aiuto dello Stato e responsabilità cercando di ottenere i maggiori servizi possibili. Altrimenti il Paese resta diseguale“. Parola del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. 

Il neo ministro sta girando tutta l’Italia per comprendere le istanze dei territori. Oggi l’ultima tappa nella nostra regione. “Sono venuto in Molise un po’ più tardi rispetto alle altre regioni ma solo perchè con il vostro presidente Donato Toma ci vediamo spesso a Roma per il suo ruolo in seno alla Conferenza delle Regioni e quindi gli ho chiesto di posticipare un po’ la visita in Molise”, chiarisce lui alla stampa che incontra intorno a mezzogiorno a palazzo Vitale.

“Considero il Molise una regione ‘cugina’ della Puglia e qui è un po’ come sentirsi a casa”, dice Boccia, fra l’altro docente all’Università del Molise dove si reca nel pomeriggio per un convegno.

Prima l’incontro con il governatore che al ministro nato a Bisceglie consegna un dossier con le tre urgenze più importanti per il Molise: sanità (in cima alla lista pare ci sia proprio il commissariamento), le infrastrutture (capitolo che contiene anche l’autostrada Termoli-San Vittore) e infine il regionalismo differenziato. 

Per Boccia l’attuazione dell’autonomia differenziata non può prescindere dalla “riduzione dei conflitti del 50%” tra Stato e Regioni. “Non possiamo trasformare la Corte costituzionale in un Tar”, spiega. “Ci sono quasi dieci leggi impugnate al mese e questo è intollerabile”. Soprattutto perchè tali conflitti “comportano oneri, spese e danni ai cittadini e alle imprese”. 

Nel complicato percorso per l’attuazione dell’autonomia differenziata “si era creata una situazione di ‘tutti contro tutti’, di incomunicabilità tra Regioni, Città metropolitane e Comuni”. Quindi, “abbiamo dovuto ricostruire un clima di fiducia istituzionale”. In secondo luogo, “l’attuazione dell’articolo 116 non può essere sganciato dal resto della Costituzione”. Per il ministro, ad esempio, non si può prescindere dall’articolo 119 che “impone la perequazione infrastrutturale, dei servizi”, nè dagli articoli 117 e 118. Quindi “abbiamo capovolto il meccanismo del Governo precedente che è fallito non solo perchè è caduto il Governo, ma ha comportato anche una rottura tra le Regioni”.

Dunque l’impianto del provvedimento sul quale c’è l’accordo delle Regioni fa perno sulla Costituzione.

Tra i primi collegati alla manovra – spiega Boccia – c’è il disegno di legge quadro sull’autonomia differenziata che io definisco il perimetro tracciato dalla Costituzione, ossia gli articoli del Titolo V che vanno dall’articolo 114 all’articolo 120. E l’obbligo per tutte le Regioni che sottoscrivono l’intesa di uniformarsi a queste linee, impegnarsi a trasferire le risorse ai Comuni, le competenze agli enti locali prima e non dopo. Perchè non possiamo realizzare il centralismo delle Regioni”. 

E’ in questo “campo di calcio” (come lo definisce il ministro) che si gioca la ‘partita’, nella quale “le aree interne e le aree di montagna diventano prioritarie in tutto il Paese, al Sud come al Nord”. Questo vuol dire che le risorse assegnati dai Ministeri (Infrastrutture, Economia e Finanza ad esempio) “devono avere un vincolo di priorità per le aree interne. Questa è la grande scommessa su cui abbiamo trovato il consenso unanime delle Regioni”

Nel disegno di attuazione dell’autonomia, inoltre, “i livelli essenziali delle prestazioni (i Lep previsti dalla Costituzione) si attuano su quattro materie: i Lea (livelli essenziali di assistenza), trasporto pubblico locale, assistenza e istruzione che non vuol dire regionalizzazione della scuola che è incostituzionale”.

Boccia fornisce le prime indicazioni sull’autonomia che prima deve passare al vaglio del Parlamento: “Se una Regione risparmia è giusto che spenda quelle risorse come vuole” ma non esiste più che “l’Alta velocità pagata con i soldi di tutti gli italiani, poi raggiunga solo le città più sviluppate. Noi invece vogliamo che le risorse pubbliche vadano laddove c’è spopolamento”.

Inevitabile aprire una parentesi sulla recente sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittima la norma che vieta ai governatori di essere nominati commissari alla sanità. “Nel 90% dei casi davanti alla Consulta vince lo Stato. La Regione Molise ha vinto recentemente il contenzioso con lo Stato e questo dà il senso dell’importanza di questa vicenda perchè raramente lo Stato perde. Evidentemente quei provvedimenti erano sbagliati. Penso sia arrivato il momento di trovare una soluzione nel rispetto delle leggi vigenti e della Costituzione. Penso che si possano trovare dei meccanismi che ci consentano di rimediare rispetto al passo falso commesso con la legge impugnata davanti alla Consulta”.

Questo il percorse che il ministro intende seguire. Ma prima ci sono una serie di ostacoli da superare nella litigiosa maggioranza di Governo e in Parlamento, ad esempio. “Puntiamo a realizzare l’attuazione dell’articolo 116 in un lustro, due al massimo”, sottolinea il ministro. Chissà se nel frattempo il Molise sarà ancora una Regione autonoma. Con l’aria che tira (lo smantellamento degli ospedali ha fatto scattare l’allarme) e la voglia di tornare in Abruzzo espressa da una parte della popolazione, forse parlare di autonomia differenziata rischia di essere anacronistico.

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