L'inchiesta di frosinone

Mario Testa, il rallista ai domiciliari, davanti al Gip si avvale della facoltà di non rispondere

Il 56enne di Cercemaggiore oggi ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia rispetto al quale ha scelto - di concerto con l’avvocato Angelo Piunno - di tacere. “Voglio aspettare il carteggio completo” ha spiegato il legale, poi deciderà la strategia difensiva da adottare

Mario Testa, il rallista del Molise, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione condotta dalla squadra mobile e della sezione polizia postale di Frosinone, per l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni ed alla commissione di reati tributari, oltre ad usura ed estorsione, è comparso oggi davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia.

 Difeso dall’avvocato Angelo Piunno, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

“Per ora ho preferito così – ha spiegato il legale – in virtù del carteggio completo e di ulteriori fatti di cui sarò messo a conoscenza deciderò il da farsi”.

Una strategia quella di Piunno tutta improntata “alla tutela del mio cliente”.

Soltanto nelle prossime ore scioglierà la riserva relativa anche alla decisione di ricorrere al Tribunale del Riesame per un’eventuale richiesta di revoca della misura o in alternativa di attenuazione della stessa.

 Assieme a Testa altre due persone – i presunti boss dell’organizzazione – sono invece finite in carcere.

Per 23 dei 31 indagati – residenti in numerose regioni italiane – è scattato il divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi. Fra loro un uomo residente a Cercemaggiore anche lui, considerato dagli inquirenti un sodale di Testa.

Nella stessa inchiesta è coinvolto anche un parente di Mario Testa, con una posizione ancora tutta da chiarire.

Reati di natura fiscale e trasferimenti fraudolenti di valore al centro dell’attività di indagine, che ha permesso di individuare sette società che emettevano false fatture per operazioni inesistenti. Tra queste c’è una società con sede legale a Campobasso, a carico della quale è scattato il sequestro. Si tratta della Consulting Managment Service Srl. Ma c’è anche un’altra che come seconda sede aveva il capoluogo molisano, la My Way Consulting.

Oltre un milione e mezzo di euro la somma complessivamente sequestrata nell’ambito del lavoro degli inquirenti, che hanno smascherato un sofisticato sistema di riciclaggio tra le città monitorate per mesi dalla polizia.

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