“Onorè, non parlare a matula. Santo Sacco non sbaglia“. E’ una delle frasi che Antonello Nicosia, ex collaboratore di Giusy Occhionero e arrestato lunedì 4 novembre dai Carabinieri per associazione mafiosa, rivolge alla parlamentare molisana in un messaggio vocale inviato lo scorso 7 marzo e acquisito dalla magistratura nell’inchiesta “Passepartout”.
L’intercettazione, pubblicata da Repubblica, suona forse come una sorta di ‘avvertimento’ nei confronti della deputata passata da poco nelle truppe renziane di Italia Viva. “Non parlare a matula”, ossia “a vanvera”. E il ‘famoso’ Santo Sacco a cui Nicosia si riferisce, è il braccio destro del pericoloso latitante Matteo Messina Denaro. “Il primo ministro”, lo definisce lo stesso Nicosia. Quest’ultimo, esponente dei Radicali italiani, aggiunge pure: “Per fortuna che a quest’ora non ti sente, a quest’ora dorme: alle 3 fa il riposino. Altrimenti lo chiamerei per dirgli quello che hai detto. Non si fanno queste cose”.
Ma cosa avrebbe detto di tanto grave e offensivo Giusy Occhionero nei confronti del braccio destro del boss? L’onorevole di Campomarino, eletta alle Politiche 2018 con Liberi e Uguali prima di ‘traslocare’ in Italia Viva, per ora ha chiarito la sua posizione davanti ai magistrati che l’hanno ascoltata in quanto persona informata dei fatti. Tuttavia, ieri pomeriggio (5 novembre), quando è uscita dal palazzo di Giustizia di Palermo non ha risposto alle domande dei giornalisti che erano lì ad attenderla.
“Non rilascio alcuna dichiarazione per rispetto della magistratura, quello che volevo dire l’ho detto al magistrato”, si è limitata a dire incalzata dai cronisti che le chiedevano se avesse chiarito i rapporti che c’erano con il suo portaborse, uomo di Matteo Messina Denaro. La Occhionero ha fatto scena muta pure quando le viene chiesto: “Non pensa di dover chiarire per rispetto dei suoi elettori?”. Silenzio.
Eppure gli elettori, molti dei quali molisani, sono sbigottiti dalla vicenda. Certo, la Occhionero è estranea all’indagine ma con Nicosia aveva rapporti di lavoro: ad esempio, avevano partecipato insieme alle ispezioni in carcere che, secondo gli inquirenti, erano il modo per diffondere i messaggi dei boss detenuti.
Ma come aveva conosciuto Nicosia? Giusy Occhionero l’ha spiegato al procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Geri Ferrara e Francesca Dessì. E toccherà solo alla magistratura tirare le proprie conclusioni.
commenta