L'intervista

Il questore racconta: “Io, la polizia, il rischio che il denaro sporco ammali il Molise…”

Il colloquio con Alberto Francini, nuovo capo della Questura di Campobasso, mette a fuoco i punti sensibili della regione e quelli da valorizzare per impedire che si trasformi in terra conquistata dai clan delle zone limitrofe. Sotto i riflettori l’emergenza droga ma anche il reale pericolo che il settore economico venga contaminato dalla criminalità organizzata

Come un cancro l’economia nera, quella che reinveste, trasformandoli, i soldi che arrivano dal crimine, potrebbe metastatizzare anche il Molise. Allineandolo a quanto accade in altre regioni dove il fenomeno del riciclaggio di denaro tocca percentuali altissime.

Nella chiacchierata con Alberto Francini, nuovo questore di Campobasso, emerge a stretto giro tutta l’esperienza di un alto ufficiale della Polizia di Stato che i fenomeni criminali (con le successive tecniche di investigazione utili a fermarli) li esamina e li seziona come fa un ricercatore scientifico in laboratorio.

“L’economia criminale lavora dove l’economia legale mostra bisogno di risorse e quindi in tutti quei luoghi dove la crisi permette, di inglobare a prezzi di saldo, divorandole, imprese e società in difficoltà”.

Insomma, il denaro dell’economia criminale va dove le occasioni e i margini di profitto sono più alti. All’osso: dove ci sono più aziende in crisi. E il Molise sotto questo aspetto purtroppo domina le recenti classifiche.

Allora appare chiaro il rischio a cui allude il questore che ammette: “Conosco questa regione da più di 30 anni e la trovo sempre uguale, nel bene e nel male. Genuina, relativamente tranquilla perché è chiaro che qui non c’è una criminalità autoctona, ma peggiorata sotto il profilo del lavoro: ho riscoperto tante fabbriche che nel tempo hanno chiuso i battenti”.

Ecco perché “è nostro compito tenere gli occhi bene aperti sulla facilità di intromissione dei clan organizzati proprio rispetto alla piaga dell’imprenditoria in difficoltà”.

E’ d’accordo con il capo della procura Nicola D’Angelo che ha denunciato pubblicamente, coinvolgendo tutta la società civile in una crociata comune, l’emergenza droga in Molise.

“Il procuratore ha ragione, le piazze dello spaccio oggi contano sulla presenza costante e sempre più rilevante di consumatori che diventano anche pusher. Questo è ovviamente un cane che si morde la coda, perché per dieci che ne arresti ce ne sono altrettanti pronti a sostituirli. E allora ben vengano i lavori di repressione che puntano ad arginare il fenomeno ma andrebbe fatto prima di tutto un lavoro di trasformazione culturale rispetto a fenomeni che ancora oggi vengono sottovalutati dalle famiglie che poi in casa si ritrovano purtroppo a dover affrontare il dramma di un figlio tossicodipendente”.

Osservatore attento e meticoloso, in poco tempo ha radiografato la provincia di Campobasso arricchendola di considerazioni che vorrebbe formalizzare in progetti importanti che come denominatore comune hanno la vicinanza del poliziotto alla popolazione e viceversa. Cioè: la necessaria collaborazione della popolazione con i poliziotti. “Simbiosi imprescindibile per preservare il territorio. E’ una questione di fiducia reciproca” ammette.

A tratti emerge l’ironia del buon campano e la cadenza che scioglie la formalità di un’intervista ingessata, capace quindi di mettere da parte il linguaggio burocratico e i grandi silenzi che spesso scandiscono le chiacchierate con i rappresentanti istituzionali e che proprio per questo – spesso –  rischiano di non centrare l’obiettivo di una riflessione collettiva rispetto a problematiche che riguardano un’intera comunità e per le quali ognuno può offrire un contributo importante.

Rimarca l’attenzione che sarà riservata alle zone di confine, soprattutto al  Basso Molise perché se “per le bande disorganizzate della Campania c’è il beneventano che fa un po’ da cuscinetto, cosa diversa è per l’area adriatica e quindi per tutti i comuni della costa che confinano con l’Alta Puglia”.

Una nuova criminalità, quella del versante pugliese,  aggressiva e rischiosa “con tentativi di infiltrazione più avanzati ed evidenti segnali di stanziamento”.

A cavallo del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, rammenta anche l’importanza dei provvedimenti che la recente normativa consente al questore tramite il cosiddetto “ammonimento” . “Un deterrente – spiega – per molti casi efficiente ed efficace ma è chiaro che resta purtroppo quella percentuale di casi patologici verso i quali il cartellino giallo purtroppo non è sufficiente”.

Il trend degli ammonimenti emessi in Molise nell’ultimo anno rispetto ad uomini violenti è in linea con il resto d’Italia, le denunce per fortuna sono aumentate grazie anche alla possibilità che a farlo siano persone vicine alle vittime ma come in tutti i casi è chiaro che molto ancora c’è da fare.

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