Lunedì 7 ottobre la chiesetta davanti alla villa comunale straripava, letteralmente. Alla prima messa celebrata dopo quasi vent’anni hanno partecipato almeno duecento fedeli. “Erano tanti, è stato un momento importante per la comunità parrocchiale di Guglionesi” commenta don Antonio Sabetta, che nell’attesa dell’arrivo del nuovo parroco sta dando una mano nel paese che gli ha dato i natali e dove è cresciuto.
Chiusa per necessari lavori di restauro collegati a problemi di infiltrazioni e umidità all’inizio del Duemila, la Chiesa del Rosario – dotata di un patrimonio di arredi straordinario dal punto di vista storico perchè altamente rappresentativo del Cinquecento – ha riaperto le porte in questi giorni al popolo religioso di Guglionesi, che a quell’edificio di culto è molto legato anche da ragioni affettive. “E’ un forte simbolo di appartenenza” precisa don Antonio.
Centralissima, situata all’ingresso del paese, tra Largo Garibaldi e Viale Regina Margherita, quella chiesetta con un campanile unico nel genere è stata tradizionalmente il luogo in cui i cittadini porgevano le condoglianze ai parenti dei defunti. “Andare a dare la pacinz”, si dice nel vernacolo locale. Questo avveniva prima che la Soprintendenza ne disponesse il restauro, reso più lungo e difficoltoso del previsto sia per il terremoto del 2002 che per l’esiguità di fondi. Quando la chiesa è stata chiusa, il rito del commiato funebre che seguiva il funerale nella chiesa Madre si è spostato nella chiesa dei Cappuccini, nel cuore del giardino pubblico.
Nella chiesa del Rosario anticamente c’era la Confraternita, che ora un gruppo di fedeli intende far rinascere, e lì sono nati anche gruppi di preghiera tuttora attivi e sono cresciuti gli ex ragazzi dell’Azione Cattolica. Un luogo che rappresenta un emblema di identità, al quale sono da sempre molto legate alcune famiglie di Guglionesi. Sono state loro, e in modo particolare una ex insegnante in pensione, ad attivarsi personalmente, con risorse economiche proprie, per ottenere la riapertura della chiesa in seguito a un non facile accordo con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, dal momento che l’edificio di culto presenta caratteristiche e arredi di grande valore, come conferma lo storico Luigi Sorella, autore fra le altre cose del libro “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento”, pubblicato da Palladino nel 2017 e che contiene un capitolo dedicato proprio alla chiesa del Rosario, con le novità storico-culturali in particolare per le opere cinquecentesche.
“Guglionesi – spiega Sorella, autore di importanti ricerche che hanno portato a scoperte inedite – rappresenta il fulcro geografico nel quale si può rivivere il Cinquecento in Molise. Qui esiste uno spaccato artistico e architettonico particolarmente suggestivo, all’interno del quale trova uno spazio rilevante proprio la chiesa del Rosario”.
Datata 1575, come si legge nella incisione che sovrasta il portone, è stata edificata sulla chiesa quattrocentesca di San Rocco “e nel 1572 fu consacrata alla Madonna del SS. Rosario e dotata di un campanile con cupola in stile orientale che, danneggiato da un fulmine nel 1971, fu ricostruito a forma di piramide”, come si può leggere sulla scheda tecnica dei Beni Culturali che sull’edificio hanno ovviamente apposto il vincolo.
E’ proprio quel campanile la sua particolarità architettonica. Un segno inconfondibile nello skyline di Guglionesi, come direbbero gli anglosassoni.
Le origini della chiesa sono tuttavia più antiche, come ricorda Nicolino Del Torto: “Nel 1348 Guglionesi fu colpita dalla peste bubbonica, dopo questa tragedia fu costruita la chiesa dedicata a San Rocco, in quanto protettore della peste. A fianco alla chiesa fu costruito un Ospizio che serviva da ospedaletto per gli ammalati, doveva prevenire e proteggere gli abitanti del paese dalla peste o da altre malattie infettive. Secondo il canonico Rocchia la chiesa era gestita dai Carmelitani”.
Il suo restauro era cominciato nel 2000, e l’intervento sarebbe dovuto terminare al massimo entro i 4 anni successivi, ma la penuria di fondi ne ha rinviato a oltranza la conclusione. Fino a quando sono intervenuti i privati, che hanno “strappato” la possibilità di finanziare, nel rispetto delle rigidissime regole imposte dal vincolo, i lavori di ripristino funzionale e la nuova tinteggiatura. L’intervento non è concluso, naturalmente, ma nel frattempo la chiesa è tornata fruibili con la ri-deposizione della statua e la celebrazione della prima Messa dopo tanto tempo.
La forza della fede ha fatto il resto, evidentemente. La chiesa del Rosario, per anni adibita a deposito di generi alimentari per le associazioni di beneficenza e poi a magazzino vero e proprio, è tornata ad accogliere parrocchiani, messe, vita e preghiera. E non è stato nemmeno necessario ri-dedicarla a Dio, come si dice in gergo ecclesiastico per le chiese sconsacrate. “Non è il caso della Chiesa del Rosario – chiarisce don Antonio – dove è bastato celebrare una messa per ufficializzare la riapertura”. Qualcuno potrebbe dire, con parole più irrituali, che il Signore non ha mai traslocato da quel luogo, che è sempre rimasto lì.
E i fedeli se ne sono accorti. Come Ileana, che ha scritto queste bellissime parole: “Quel profumo di foglie secche a terra intrise di umido ancora lo sento, tirato fuori dal cassetto dei ricordi! Di anni ne son trascorsi davvero tanti. Ma sembra passato un giorno, una settimana… poco più. La notizia della riapertura al culto della chiesa del Rosario ha riavvolto il nastro della vita. Tutte le sere alle 19 precise io e i miei amici, una sorta di ragazzi del muretto, ci trovavamo proprio in quella cara chiesetta dove la Madonna del Rosario ci attendeva per la recita dei vespri. 10 minuti di preghiera intensa dopo un lungo pomeriggio di studio. Niente social, né whatsapp ma alle 19 c’eravamo proprio tutti. E già erano davvero altri tempi, tempi belli, di amicizie vere e sincere quelle arrivate fino ad oggi. E nello sfondo questa stupenda chiesa che accoglie chiunque arrivi a Guglionesi. Luogo dello spirito, dei ricordi e della fede genuina“.
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