Inaccettabile oltre che una bruttissima figura. È passata una settimana da quando ai disabili termolesi è negato il diritto di spostarsi gratuitamente sugli autobus urbani, nonostante abbiano tutto il diritto a farlo. Ad ‘alzare la voce’ sono i gruppi consiliari di minoranza Pd e VotaXte che oggi, 7 ottobre, in conferenza stampa accusano Regione e Comune di essere colpevolmente inadempienti. Ma ce n’è anche per la ditta concessionaria, la Gtm, che ha scelto di interrompere un servizio di pubblica utilità danneggiando l’utenza. Non è esclusa l’ipotesi di ‘interruzione di pubblico servizio’.
È l’ex sindaco Angelo Sbrocca ad introdurre il tema con tanto di excursus normativo su quello che è “un diritto, non una facoltà” sancito dalla storica legge quadro 104 del 1992 ma che si ritrova anche in una legge regionale dell’84. A ben guardare, è la stessa Gtm nella sua Carta di mobilità ad esprimerlo a chiare lettere. Un diritto ‘sacrosanto’, insomma.
La Regione disciplina le modalità del trasporto collettivo dei diversamente abili e il Comune assicura questo diritto, queste in estrema sintesi le competenze a riguardo. “C’è una chiara inadempienza da parte di entrambi gli enti – tuona Sbrocca – e invece, al di là di un rimpallo di colpe, non stanno facendo nulla”. “Un’inerzia colpevole”, la definisce la consigliera Manuela Vigilante, un fatto ‘increscioso’ a parere di tutti gli altri, i consiglieri Oscar Scurti e Andrea Casolino. La commissaria del Pd termolese Maria Chimisso si dice meravigliata e perplessa del “perchè non si sia fatto nulla coi servizi sociali comunali”.
Ma i dem non fanno alcuno sconto alla società concessionaria, la Gtm del gruppo Larivera, e dicono che, “benché abbia ragione riguardo ai mancati trasferimenti di denaro, ha torto nel momento in cui ha deciso di interrompere un servizio di pubblica utilità, oltretutto alle fasce più deboli”.
Una protesta ‘plateale’, dal forte impatto mediatico, ma discutibile dal punto di vista etico. “Poteva agire per vie giudiziaria per ottenere le somme che gli spettavano” ma tagliare un servizio del genere è ingiustificabile. “Stiamo parlando di meno di 50 tessere e di una somma esigua”. Nessun vulnus imprenditoriale insomma per la Gtm, che da parte sua aveva già diffidato gli enti a metà settembre e sul piatto non c’erano solo i trasferimenti relativi alle tessere di libera circolazione. L’azienda aveva infatti annunciato che, fermo restando così le cose, a rischio sarebbero stati anche gli stipendi dei lavoratori, e già a partire dal 12 ottobre. Ma anche su questo la politica ha finora taciuto.
Responsabilità politiche vengono chiaramente attribuite all’attuale Amministrazione. “Il Comune poteva e doveva attivarsi in via sostitutiva” e, riguardo alle somme di denaro in ballo, “poteva anticiparle e invece non lo ha fatto”. Risultato: è passata una settimana dal 1 ottobre e i disabili, quando possono permetterselo, stanno continuando a pagare le corse sull’autobus.
“Gli abbiamo dato 7 giorni di tempo (a Regione a Comune, ndr) per attivarsi ma nulla è stato fatto”. Intanto i due gruppi consiliari di centrosinistra hanno presentato una mozione a riguardo ed è il consigliere Scurti a ricordarlo: “Abbiamo chiesto l’istituzione di un fondo capitolo per anticipare queste somme”. Sbrocca sottolinea come “questi ritardi da parte della Regione ci sono sempre stati ma mai finora si era arrivati a tanto” perché ci si è sempre attivati in modo che non fossero a rischio i diritti minimi della cittadinanza.
Le parole sono pietre: “Regione e Comune hanno compresso un diritto di una categoria tutelata dalla legge”, un “fatto di una gravità inaudita” e “il fallimento della politica”, commenta Casolino che lancia anche una proposta-provocazione. “Siamo disponibili ad anticipare queste somme mediante i nostri gettoni di presenza e invitiamo tutti i consiglieri a farlo”.
Ma questo doveva farlo il Comune, il j’accuse della minoranza agli attuali amministratori. “Siamo qui per sollecitare gli Enti ad assumersi le proprie responsabilità e a risolvere con immediatezza questa situazione”. Di tempo ne è passato anche troppo.
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