L'ultimo dossier

Cantone lascia l’Anac e fotografa il Paese: “La corruzione c’è anche in Molise, ma in 3 anni nè arresti nè sequestri”

Il presidente dell'Anticorruzione al suo ultimo bilancio prima di tornare in magistratura descrive il fenomeno in Italia: “Dal 2016 eseguiti 117 arresti, uno a settimana”. La nostra regione non figura tra quelle interessate dai provvedimenti giudiziari, ma è lo stesso Cantone a puntualizzare: “Ciò non vuol dire che sia immune". L'Italia registra fenomeno molto diverso dalla “Tangentopoli” degli anni ’90 perché la mazzetta all’italiana è stata rimpiazzata dai beni materiali e non, che sono fra l’altro più facili da occultare. In sostanza meno tangenti ma certamente più "benefit". Uno su tutti: il posto di lavoro.

L’ultima inchiesta anticorruzione condotta in Molise risale al 2016. E fu compiuta in provincia di Isernia dalla Guardia di finanza. Quattro arrestati – un sindaco e tre imprenditori – 138 indagati. Venti i capi di imputazione che furono contestati alle decine di inquisiti (fra i quali anche operatori economici e funzionari pubblici).

Il reato principale che emerse nelle centinaia di pagine redatte dagli investigatori la turbata libertà degli incanti: nel mirino della magistratura all’epoca finirono 47 gare per un valore di 27 milioni.

Chiuso quel capitolo, della corruzione in Molise non si è più parlato. E forse – chissà – neanche più lavorato.

Nell’ultima relazione dell’anno giudiziario era finanche emerso un caso di “voto di scambio” ma poi non se ne è saputo più nulla. Di quegli episodi segnalati in un qualche esposto giunto nelle procure del Molise, che nel frattempo saranno stati accertati e verificati, non si sono conosciute dinamiche: né fatti nè misfatti. Né immaginabili archiviazioni o azioni di non luogo a procedere.

Il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, alla vigilia del suo addio all’Autorità Anticorruzione per fare ritorno in magistratura, fa un riferimento chiaro e preciso all’assenza di misure giudiziarie in Molise al riguardo.

E lo fa perché nella mappa della corruzione la nostra regione (assieme al Friuli) è l’unica a non aver fatto registrare nell’ultimo triennio alcuna azione capace di raccontare in termini giudiziari la presenza del fenomeno. Che c’è. E questo è sicuro.

E’ lo stesso Cantone ad ammettere infatti che l’assenza di interventi giudiziari “non implica che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame“.

Parole che nel garbo tipico del presidente Anac sono affilate come aculei. E si prestano a sfumature dal duplice significato. Perché se è vero – come è vero – che la corruzione è presente in Molise (così come lo è altrove) è ovvio che l’assenza di interventi giudiziari insinui in chiunque il dubbio sul “perché” questi non vengano emessi.

“La corruzione – si legge quindi nel dossier – benché all’apparenza scomparsa dal dibattito pubblico, rappresenta un fenomeno radicato e persistente, verso il quale tenere costantemente alta l’attenzione”.

Nelle pagine firmate da Cantone si delinea, naturalmente, un fenomeno molto diverso dalla “Tangentopoli” degli anni ’90 perché la mazzetta all’italiana è stata rimpiazzata dai beni materiali e non, che sono fra l’altro più facili da occultare.

In sostanza meno tangenti ma certamente più “benefit”. Uno su tutti: il posto di lavoro.

Ad allarmare è anche la situazione negli appalti pubblici. “Occorre rilevare come la prevalenza degli appalti pubblici nelle dinamiche corruttive giustifichi la preoccupazione nei confronti di meccanismi di deregulation quali quelli di recente introdotti, verso i quali l’Anac ha già manifestato perplessità”.

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