Violenza di genere/2

Uomini che odiano le ex e il Codice rosso. Ma le vittime di violenza sono sempre più donne

Tanti lamentano di essere vittime e non carnefici. Raccontano storie di ex compagne diaboliche e disposte a tutto per portargli via soldi, figli e felicità. C'è anche questo nel complesso mondo delle coppie ma purtroppo il numero delle donne vittime di violenza, persecuzioni, abusi, stalking da parte dei compagni continua a salire e il rischio di omicidio è sempre dietro la porta

Alcuni uomini, come il signor Michele,  sostengono sempre più spesso – anche in manifestazioni di piazza e ancora più di frequente nelle aule dei tribunali – che la donna, una volta loro moglie e compagna, non è sempre vittima ma spesso è aguzzina.

Quindi accusano la normativa di tutelare il gentilsesso a discapito del sesso forte. E rimarcano che una separazione, spesso conflittuale, pesa più sulle spalle di un uomo piuttosto che su quelle di una donna.

Nel recente periodo sono tanti gli uomini che lamentano la propria vita di “separati” e “disperati”. Non perché abbiano fallito una relazione potenzialmente destinata a durare una vita ma perché divorzio vuol dire soprattutto “mantenimento” e “figli a metà”.

Sono quegli stessi uomini che rivendicano presunte “violazioni” a loro carico parlando di società femminista, senza rendersi conto che nel farlo adottano anch’essi una condotta oltremodo maschilista. Imbottita di un orgoglio ferito che è fautore (secondo le statistiche, i processi, le denunce e i racconti quotidiani) di danni peggiori del semplice e ormai ordinario divorzio.

Raccontano il loro dramma psicofisico, rivelano le proprie tragedie economiche per quel mantenimento dovuto alla ex o per gli alimenti destinati ai loro figli, confessano il proprio dolore per non poter stare più tempo con la prole e profetizzano che alla fine avranno sofferto così tanto a causa delle ingiustizie subite che non avranno più la forza di riprendere in mano la propria vita.

C’è chi di tutto questo soffre, eccome. Certo che c’è. Ma sono pochi; troppo pochi rispetto ad un universo femminile continuamente messo alla prova prima del matrimonio, durante e dopo.

Ci sono uomini realmente angosciati per le conseguenze che un divorzio difficile può causare, così come ci sono donne che di quell’angoscia approfittano strumentalizzando la debolezza e la fragilità che in realtà non hanno o – peggio ancora – usando come kalashnikov i bambini, uniche vere vittime in una guerra che (tanto per ribadirlo) non dovrebbe neanche sfiorarli.

Ci sono gli uni e gli altri, ma le percentuali sono troppo basse rispetto al vasto panorama di fatti che raccontano (nelle questure, nelle aule di tribunale, nelle caserme, negli uffici dei servizi sociali, nei centri dedicati) di donne ammazzate, perseguitate, abusate, vittime di soprusi e relazioni tossiche dalle quali non riescono a liberarsi.

Ci sono uomini che pagano lo scotto di donne senza scrupoli, ma sono rari, o comunque troppo pochi rispetto a quelle donne che la sofferenza ce l’hanno scritta in faccia, nelle occhiaie, nelle mani ruvide, nel sorriso perso e negli occhi spenti.

Troppo pochi i numeri di uomini vittime di botte, calci, pugni, pressioni psicologiche. Ancor meno sono quelli che patiscono comportamenti anomali e disfunzionali, critiche e umiliazioni, manipolazioni e abusi emotivi.

Al contrario, sono talmente tante le donne vittime di mani assassine e menti diaboliche che finanche la psicoanalisi si cimenta a dare un nome per ogni tipo di violenza che emerge (quasi anche l’abuso stesse al passo con i tempi).

La percentuale delle donne che odiano gli uomini tanto da distruggerli è ancora troppo bassa rispetto a centinaia di ex compagne e madri che invece l’odio inverso l’hanno pagato con la morte avvenuta per mano del proprio compagno.

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