Uso improprio

Un comune virus e parte l’assalto agli antibiotici. “Niente medico, ci si affida al dottor Web”. Ma a rimetterci siamo tutti

La denuncia di un medico molisano che sottolinea come sia bastato un comune virus per far partire la corsa agli antibiotici - peraltro autoprescritti. Ma è la stessa Organizzazione mondiale della sanità ad avvertirci del pericolo: l'antibiotico resistenza sta assumendo proporzioni preoccupanti.

È bastata una piccolissima malattia virale, una specie di raffreddore tanto per intenderci, e in tanti sono corsi in farmacia ad acquistare l’antibiotico. La denuncia la fa stavolta il medico molisano Giancarlo Totaro ma il tema è al centro del dibattito medico scientifico da tempo ormai. Perché se non è un’emergenza (termine molto abusato, anche dalla stampa) poco ci manca.

Da rilevare un altro aspetto della questione dell’abuso dei farmaci antibiotici: in tantissimi casi infatti non è il medico a prescriverli ma siamo noi stessi a farlo, e per questo possiamo parlare di auto-prescrizione. In altre parole, molte persone – quelle molisane non fanno eccezione – prendono (o fanno prendere ai loro figli) antibiotici senza passare prima dal medico, di fatto arrogandosi conoscenze nel campo della salute e della farmacologia che in realtà non si posseggono.

“In questi giorni è bastata una piccolissima epidemia di una malattia virale respiratoria, con qualche decimo di febbre e simile ad un raffreddore, per far ricorrere tantissima gente all’uso autoprescritto o consigliato da incompetenti di inutili antibiotici. Comportamento da censurare perchè dannoso per la salute propria e per quella degli altri”, ammonisce Totaro.

Già, perché la conseguenza più grave di questa malsana e vieppiù diffusa abitudine è la resistenza agli antibiotici (o antibiotico-resistenza), fenomeno per cui determinati ceppi batterici risultano resistenti all’attività del farmaco. Infezioni anche comuni, precedentemente curate senza difficoltà, in molte situazioni non rispondono più ai farmaci disponibili. E in questo modo la salute, non solo quella del singolo consumatore compulsivo di antibiotici ma quella di tutti, è in pericolo.

Nell’uso inappropriato di questi farmaci non è raro il caso in cui si assumano antibiotici non specifici per quel tipo di infezione o, ancora, si sbaglino dosaggio e durata. E ciò può portare alla progressione della malattia oltre che alla resistenza alla stessa nel caso si verifichi ancora. Ma il comportamento individuale ha delle ricadute sulla collettività: la resistenza del singolo si diffonde infatti nella comunità con conseguenze nefaste per la salute pubblica.

Non a caso l’Organizzazione mondiale della sanità ha preso a cuore questo tema che sta assumendo una certa rilevanza a livello mondiale e che preoccupa non poco. Quanto all’Italia, “nel nostro Paese la resistenza agli antibiotici per tutti i patogeni sotto sorveglianza si mantiene elevata, generalmente superiore alla media europea”. Malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo e che avevano smesso di preoccupare – come la campilobatteriosi e la salmonellosi – stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici.

Con la resistenza agli antibiotici diventa sempre più difficile contrastare le infezioni, si alzano i costi sanitari e si arriva alla situazione per cui vanno cambiati i protocolli antibiotici. In parole povere, se alcuni antimicrobici non sono più efficaci bisogna trovarne altri.

Assumendo antibiotici si distrugge inoltre anche la flora batterica ‘utile’ e ciò ‘spalanca’ le porte alle infezioni. E poi, aggiunge Totaro, “bisogna sfatare il mito di prendere gli antibiotici per prevenire le complicanze da infezioni batteriche, tranne che nei casi selezionati dal medico”.

Il medico, appunto. Quanti di noi lo hanno sostituito con il “dottor Web”? L’anamnesi (cioè conoscere la storia clinica e le altre malattie di cui soffre il paziente), la visita medica, gli eventuali esami diagnostici, la diagnosi differenziale, la diagnosi definitiva e la prescrizione terapeutica sembrano ormai ridotti a “inutili orpelli appartenenti ad una medicina vecchia e ormai ritenuta superata”. Qualche decimo di febbre, mal di gola, rinorrea, dolori muscolari o qualche colpo di tosse e subito ci si auto-prescrive la terapia farmacologica. “Prendo l’antibiotico sennò non mi passa”, la frase che si sente pronunciare spesso.

“Basta entrare in farmacia – prosegue il dottor Totaro – per vedere che una grossa quantità di medicinali si acquistano in ‘autoprescrizione’ o dietro consiglio di altre figure professionali che non sono medici e in assenza di una diagnosi fatta dal medico”. Internet però non può sostituire la competenza e la conoscenza di un professionista che, per la sua preparazione comprensiva di specializzazione, ha impiegato più di 10 anni di studi.

Nel caso degli antibiotici, come detto, il danno ricade su tutta la collettività ed è un “problema sociale, oltre che clinico ed economico”. Anche economico, sì, perché se i farmaci assunti non hanno sortito alcun effetto, poi giocoforza bisogna ricorrere a cure urgenti e costose (per i contribuenti) in ospedale.

A fare le spese di questa deriva pericolosa – in termini di salute – sono gli stessi bambini a cui con estrema facilità viene somministrato questo tipo di farmaco, che dovrebbe costituire l’eccezione (stabilita dal medico) e non la regola.

Si è stimato che ogni anno 700mila persone al mondo muoiano per infezioni resistenti agli antibiotici, ma il numero potrebbe arrivare fino a 10 milioni nel 2050 se non verranno presi provvedimenti. Lo afferma un nuovo rapporto dell’agenzia istituita ad hoc da Oms e Onu sull’argomento, secondo cui l’impatto del fenomeno sull’economia può essere paragonabile a quello di una crisi economica.

Non bisogna dimenticare inoltre che una quantità di antibiotici la assumiamo attraverso il consumo di carne a causa dell’uso – in alcuni casi smisurato – di questi farmaci in zootecnia e dunque nell’allevamento degli animali, specie in quelli intensivi.

Un esempio comune di prescrizione e di assunzione di antibiotici impropria riguarda le infezioni virali, tipiche della stagione invernale, come il comune raffreddore, su cui gli antibiotici – è bene ricordarlo ancora una volta – non hanno alcun effetto.

foto in homepage da ilmessaggero.it

leggi anche
b27296.jpg
Cronache
Morire di infezione o morbillo: “Colpa di ignoranza, zootecnia e fake news sui vaccini”
antibiotici
Uso improprio
Batterio killer in Toscana, tutto sotto controllo al San Timoteo. Dito puntato sull’abuso di antibiotici
commenta