Politica

L’inarrestabile crisi della maggioranza Toma. Nei Popolari si litiga per il reddito di residenza, Di Lucente: “Misura spot”

Il provvedimento ideato da Antonio Tedeschi viene bocciato dal collega di partito Andrea di Lucente che poi prende le distanze dall'operato della Giunta Toma: "La Regione non ascolta i sindaci che si sentono abbandonati. Dobbiamo intervenire ora, non fra tre anni". E' l'ennesimo strappo all'interno di una coalizione litigiosa e ormai in piena crisi.

Galeotto il reddito di residenza attivo: 700 euro al mese per chi vuole aprire un’attività in uno dei piccoli borghi molisani. Non piace alle opposizioni (e questo era ovvio), ma – a sorpresa – non convince nemmeno tutta la maggioranza. Anzi  la misura diventa l’ultimo terreno di scontro non solo all’interno della coalizione targata Donato Toma, ma anche nel gruppo dei Popolari guidato da Vincenzo Niro.

Il provvedimento ideato da Antonio Tedeschi viene bocciato dal collega di partito Andrea di Lucente, consigliere regionale nonchè imprenditore e presidente di una squadra di calcio (il Vastogirardi) che milita nel campionato di calcio di serie D. Dopo un incontro con i sindaci dell’area Trignina, Di Lucente liquida il provvedimento che ha fatto il giro dei media nazionali e internazionali (se n’è occupato anche The Guardian) come “un’azione spot” perchè “30-40 persone ne beneficeranno, ma i problemi resteranno lì sullo sfondo”. Un discorso che si avvicina molto alle riflessioni delle minoranze. 

Il consigliere altomolisano che si dice molto colpito dalla frase pronunciata da un sindaco (“La Regione dimentica i problemi dei sindaci. E’ come se i Comuni fossero in lotta con la Regione”) spara una serie di siluri nei confronti della maggioranza di cui lui stesso fa parte: “Spesso l’agenda delle priorità della Regione non è quella dei Comuni. Eppure il Molise è la somma dei suoi paesi. E l’80% di loro sono in aree interne e montane”.  Il suo suona come un richiamo ad azioni più concrete perchè altrimenti  “i sindaci si sentono abbandonati e sfiduciati” perchè “si trovano a combattere costantemente con la burocrazia. Spesso con la Regione stessa che non li ascolta”.

Dunque, Di Lucente lancia un “‘Piano C’, un piano dei Comuni. Ma anche un piano che entri in azione quando quello A e quello B sono naufragati. E siamo già a questo punto, purtroppo. Una sorta di Patto istituzionale che coinvolga l’intera filiera e che individui azioni serie dalle quali ripartire. E che sia veloce, snello. Perché tra 3 anni – ovvero i tempi che stiamo usando per redigere il piano della Strategia per le Aree interne – non potremo ancora parlare di misure da adottare. Dovremmo averle già individuate e avviate“. Parole durissime in cui il consigliere regionale sembra tacciare la Giunta Toma di inoperosità. Tanto è vero che rivendica: “Il primo passo, quello su cui la I Commissione sta lavorando, è la revisione della Legge sulla Montagna, lo strumento attraverso il quale la Regione potrà sviluppare le politiche di sostegno alle aree interne, rimettendole al centro dell’agenda politica e avviando anche l’opera di ricucitura del rapporto con i sindaci e con gli attori economici e sociali che operano sul territorio”.

E’ l’ennesimo strappo che si consuma all’interno di una maggioranza da tempo sfilacciata, sempre più in crisi e che presto potrebbe non avere più in Consiglio regionale i numeri per approvare i vari proovedimenti. Non bastavano i ‘ribelli’ Michele Iorio e Aida Romagnuolo (che ultimamente stanno lanciando espliciti segnali di malcontento contro il governatore votando in Aula con l’opposizione). Ora c’è un nuovo grattacapo per Donato Toma, ma anche per Vincenzo Niro: perchè questa volta la guerra coinvolge i Popolari, oltre che la maggioranza.

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