Termoli

Quelli che dormono in auto, al parco comunale o a RioVivo. Emergenza casa, proposte concrete per chi non ha un tetto

Nel cuore dell’estate una famiglia ha vissuto al parco comunale, sfuggendo ai controlli: l’auto è stata per loro rifugio e tetto. Nel parcheggio di RioVivo, come a Termoli sanno benissimo molti, un uomo che dorme in auto. E non si tratta di “turisti”, ma di persone in emergenza che per vergogna non vanno a elemosinare nulla alle Amministrazioni. La Città Invisibile, impegnata nel volontariato per i senza tetto, fa delle proposte concrete: riutilizzare edifici vuoti e calmierare gli affitti. A Termoli, in particolare, troppi inquilini sono costretti a “sloggiare” a luglio e agosto perché le case vengono affittate a 2mila euro al mese in estate.

In provincia di Campobasso 800 famiglie vivono “sotto sfratto”: da un momento all’altro dovranno lasciare il tetto, il materasso e le poche cose che hanno, molte con bambini al seguito. Dove andranno? Non si sa, e non è comunque un problema di chi esegue gli sfratti. Nel 2018 ne sono stati fatti 100: un numero che, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, restituisce una fotografia allarmante del fenomeno.

Quello che non finisce nelle banche dati del Viminale, e sfugge al “monitoraggio” sulla emergenza abitativa, si può incrociare nel parco comunale Girolamo La Penna, per esempio. Dove, nel pieno dell’estate, una famiglia ha vissuto in macchina. Una station wagon, ma pur sempre un’auto. Che è stata casa per un padre, madre e figlio per diversi giorni. Camera da letto di notte, coi finestrini abbassati nel vano tentativo di combattere l’afa, cucina di giorno. Tra la paura di venire fermati, allontanati, il fastidio insopportabile delle zanzare, il caldo soffocante del sole. Non erano turisti stranieri, come qualcuno ha ipotizzato. Ma italiani rimasti senza un tetto, che si sono “arrangiati” in questo modo nell’attesa del miracolo di una nuova sistemazione.

dormire in auto

Non sono gli unici, d’altronde. A RioVivo, come moltissimi termolesi sanno perfettamente, e come sanno anche ai Servizi Sociali, vive un uomo ormai da anni. In estate, quando il parcheggio si riempie di bagnanti chiassosi, si allontana. Ma poi torna: quella è – ormai – casa sua. Perché per chi una casa non ce l’ha a volte va bene anche uno sterrato, o un risicato piazzale di cemento, o un riparo di fortuna sotto gli alberi del parco. Oppure, come successo e come registrato dalle cronache locali negli ultimi anni, il parcheggio dell’ospedale.

Le persone che dormono in auto aumentano. Aumenta il dramma dei senza tetto. A volte sono famiglie, che non hanno proprio nulla dell’iconografia un po’ bohemien del clochard al quale ci hanno abituato. Certo, esistono anche persone che preferiscono un cartone nella sala d’aspetto di una stazione a un dormitorio. Il punto però è un altro, ed è su questo che bisognerebbe concentrare gli sforzi, come esorta a fare La Città Invisibile, associazione che conosce di persona – perché lo tocca con mano ogni giorno – il fenomeno sociale che passa sotto il nome di “emergenza abitativa”.

Le case popolari non bastano. Dopo l’ultimo bando del Comune di Termoli, nell’aprile 2019, sono ancora 136 i nuclei familiari aventi diritto a una casa popolare dello Iacp. Speculazione immobiliare, privati che continuano a costruire mentre il patrimonio pubblico è ‘in vendita’, controsensi: case che restano vuote, alloggi che in estate vengono affittati a 2mila euro al mese (i cui inquilini sono obbligati a “sloggiare” a luglio e agosto, cercando altre sistemazioni non sempre facili) e tanti edifici pubblici abbandonati e fatiscenti, condannati a invecchiare e logorarsi mentre centinaia di persone hanno bisogno di un tetto.

E dunque: sfratti, emergenza abitativa, poveri che non riescono a stare nell’attuale mercato immobiliare: che si fa? Dopo la ricognizione del fenomeno, le denunce e le sottolineature sulle storture delle politiche per la casa, da La Città Invisibile arrivano le proposte. “Riutilizzare edifici vuoti e calmierare gli affitti, in primis”.

Servono strumenti adeguati per concretizzare il riconoscimento della casa come diritto inalienabile, avverte l’associazione spontanea che annovera anche molti volontari impegnati in prima linea nell’aiuto ai senzatetto. Ovvio che la questione delle politiche abitative sia un tema molto complesso, che si interseca con le problematiche e la visione degli amministratori rispetto alle politiche sociali, culturali, turistiche, urbanistiche. Ma intervenire si può. Si deve.

Da La Città Invisibile un’analisi e una serie di proposte, perché a Termoli c’è anche chi vive da più di quattro anni per strada, senza casa. “In alcuni casi coincidono con situazioni di disagio psichico e dipendenze, disabilità fisiche, età avanzata, che richiedono necessariamente l’intervento di professionalità specifiche, e percorsi individuali. In questi casi la costruzione di un rapporto di fiducia e diretto è fondamentale e l’invio in strutture istituzionali non può essere imposto dall’alto. Per queste persone il dormitorio non è evidentemente una soluzione praticabile, e spesso sono loro stessi a rifiutarlo per i più svariati motivi. Un ingresso a intermittenza e un limite di giorni, in aggiunta a regole che spesso non vengono accettate da chi è ormai abituato a un certo stile di vita, fanno del dormitorio un luogo non adatto a chi vuole riconquistare autonomia e tentare un percorso di re-inclusione. Caso per caso (sono in tutto circa un quarto delle situazioni riscontrate, in numeri assoluti davvero poche persone) è necessario offrire la possibilità a queste persone di ricevere un orientamento per accedere a forme di reddito e alle graduatorie per la casa popolare”.

I progetti di Housing First in questo senso rappresentano una valida modalità di intervento. “Si basano sul principio che la casa è un diritto e che l’accesso alla casa non deve essere condizionato a “fare il bravo povero”. In altre parole, anche per chi ha problemi di alcool, droghe o disagio psichico la casa deve essere concessa come inizio di un percorso di autonomizzazione e non alla fine come “premio”. Le esperienze già in campo (in Italia da pochi anni, all’estero da molto più tempo) dimostrano che questo approccio funziona. Le persone da quando mettono piede in casa loro iniziano a stare meglio. Come si può realizzare? Di nuovo, gli edifici pubblici in disuso potrebbero essere adibiti tra le altre cose a uso sociale, anziché essere venduti ai privati. Evitando di creare dei ghetti, è possibile fare di questi luoghi spazi di socialità, cultura e inclusione”.

ex caserma carabinieri termoli

Un futuro per l’ex caserma dei carabinieri. Per chi è in emergenza abitativa, cioè è sotto sfratto o ha perso la casa da poco, “andrebbero predisposti appartamenti appositi dove persone singole, coppie o famiglie possano alloggiare per un periodo di alcuni mesi, personalizzato a seconda del bisogno, e accompagnati in un percorso di recupero dell’autonomia, per l’accesso a forme di reddito, formazione o lavoro. Questi appartamenti quindi andrebbero a liberarsi man mano che le situazioni di emergenza vengono risolte lasciando spazio a nuovi casi. Per fare questo, edifici pubblici in disuso o abbandonati, andrebbero adeguati e messi a disposizione dal Comune, a partire da quelli già idonei ad essere abitati (vedi l’ ex-caserma dei Carabinieri in via Martiri della Resistenza). L’unico impegno del Comune sarebbe quello di consegnare le strutture in buono stato, monitorarne periodicamente l’utilizzo e pagare le utenze. Inoltre le famiglie beneficiarie potrebbero essere coinvolte in un progetto di auto-recupero dell’immobile e degli appartamenti, che così avrebbe anche costi più bassi per il pubblico e contribuirebbe a rendere le case più intime, personalizzate e accoglienti.

L’ex-caserma potrebbe diventare così un vero e proprio condominio. Una soluzione praticabile, che è stata proposta direttamente dall’Amministrazione comunale di Termoli guidata da Francesco Roberti in un recente incontro sul tema fra l’ente e La Città Invisibile.

 

Esistono già in Italia numerosi esempi virtuosi di città che hanno dichiarato ‘Bene Comune’ alcuni spazi e edifici in disuso recuperati, in collaborazione fruttuosa tra istituzioni, abitanti e associazioni. La ricchezza che può derivare dalla vendita del patrimonio immobiliare della città non sarà mai paragonabile alla ricchezza sociale che produrrebbe uno spazio come l’ex-caserma al servizio dei bisogni degli abitanti, per impedire a tante persone di scivolare nella povertà e intraprendere una strada verso la ritrovata dignità.

Un calmiere per il mercato immobiliare. “Si potrebbe fare un censimento di tutte le abitazioni sfitte, vuote o inutilizzate, il che permetterebbe anche di avere un quadro completo della situazione (oltre che di mettere allo scoperto la vasta fetta di “nero” presente in città, soprattutto sugli affitti estivi). A Termoli, circa l’80% degli annunci di case sui diversi siti sono solo per i mesi estivi, oppure viceversa sono per case libere soltanto da settembre a maggio. Chi ha bisogno di una casa per vivere cosa deve fare? L’unica soluzione è pagare 2000 euro al mese per i periodi estivi, oppure lasciare la casa.

Esiste un enorme patrimonio di case private sfitte, vuote e inutilizzate per la maggior parte o tutto l’anno. Il comune può predisporre delle politiche per incentivare l’affitto a prezzi calmierati, ad esempio predisponendo una short list di proprietari disponibili a protocolli speciali per l’uso sociale delle case vuote (vedi Riace) oppure disincentivando l’inutilizzo e lo sfitto attraverso una leva fiscale progressiva sugli immobili”.

Sono misure e iniziative che potrebbero essere prese per intervenire efficacemente sulle situazioni di disagio abitativo. “Sono proposte fattibili – afferma La Città Invisibile –  nel breve e medio termine, in parte realizzabili con risorse già a disposizione, in parte realizzabili attraverso studio e progettazione, e soprattutto con tanta volontà personale e politica di riconoscere il diritto alla casa per tutti”.

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