Guglionesi

Il film sotto le stelle scatena un dibattito sull’amore. Carlotta Natoli affascina il pubblico

Vulcanica, brillante, sorprendente: Carlotta Natoli non è solo una bravissima attrice di cinema e tv, ma anche una donna intelligente, con una personalità ricca di spunti inediti e perfettamente a suo agio in mezzo alla gente. Anche quella di “una certa età” che dopo aver guardato il film di Francesca Comencini “Amori che non sanno stare al mondo”, proiettato nella bella piazzetta del chiostro di Santa Chiara, superando la perplessità iniziale, si è lanciata in un vivace dibattito pubblico sul film, i suoi protagonisti, le dinamiche relazionali delle coppie, i ruoli e la responsabilizzazione tra uomini e donne.

Un prezioso valore aggiunto, la presenza dell’attrice (romana, figlia d’arte, resa celebre da serie tv come Distretto di Polizia o Braccialetti Rossi, con una lunga e intensa carriera nel cinema) in piazzetta, che ha trasformato una serata di cinema estivo in un appuntamento unico, coinvolgendo  diverse fasce di età in un confronto – partito dalle inevitabili domande all’attrice – serrato e a tratti appassionato, secondo uno schema non facile né scontato, tanto più che il film è una pellicola più complessa e “intellettuale” di quanto il titolo faccia pensare, un racconto tra presente, passato e futuro di una relazione tra cinquantenni che si muove tra ossessioni, nevrosi, esperimenti relazionali e sessuali, battaglie di principio e cedimenti alla rinuncia del sentimento nella sua accezione meno serena e più tragica.

Pubblico soddisfatto di avere avuto una chance, peraltro con una donna autoironica e gentile. Il film “Amori che non sanno stare al mondo” vede nel ruolo di protagonista maschile Thomas Trabacchi, il marito di Carlotta Natoli, che invece interpreta l’amica più realista e posata della protagonista, ruolo affidato a Lucia Mascini.

“Nessuno mi fa una domanda su come ho reagito in un film in cui mio marito fa l’amore con un’attrice che non sono io?” ha chiesto Carlotta Natoli al pubblico, prevenendo una curiosità inevitabile, rispondendo con garbo e sincerità, e aprendo la pista a un fiume di domande e anche riflessioni, arrivate non soltanto dalle donne presenti ma anche dagli uomini. “E’ stata una straordinaria occasione per interagire con una delle attrici che hanno interpretato ruoli nel film, che si è rivelata anche una donna molto in gamba” è il commento di un signore del pubblico che si fa portavoce di uno stato d’animo comune.

Dopo la presenza, lo scorso anno, di Paolo Sassanneli e Marit Nissen, che nella stessa location hanno presentato il film “Due piccoli italiani”, quest’anno l’Amministrazione di Mario Bellotti (presente alla serata) ha replicato l’iniziativa grazie ai contatti “romani” di Diego Mammarella, doppiando il successo. Una bella soddisfazione, e un riconoscimento al consigliere delegato alla Cultura Michele D’Anselmo che si è dimostrato, ancora una volta, ricettivo e aperto a una cultura senza preclusioni. Perché sono tutti bravi a organizzare le sagre, che pure vanno benissimo e che hanno, per definizione, un margine di insuccesso vicino allo zero. Ma se il compito della cultura, valido anche nello svago estivo, è quello di “seminare dubbi e non già raccogliere certezze” (Norberto Bobbio), allora un film che apre interrogativi e suscita finanche perplessità ci si avvicina molto di più.

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