Decreto Dignità: Di Maio e Agcom non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda

Negli ultimi giorni si sta assistendo a un vero e proprio scontro istituzionale che sta coinvolgendo il vicepremier Luigi Di Maio e l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a seguito dell’approvazione del Decreto Dignità, il cui testo si concentra su 4 punti fondamentali:

  • semplificazioni fiscali;

  • stop alle incentivazioni per le delocalizzazioni;

  • modifica al Jobs Act;

  • lotta al gioco d’azzardo, dichiarando rispettivamente il divieto di “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro”, a partire dal 10 agosto.

La polemica è scoppiata quando l’Agcom si è opposta all’art. 9 del decreto esprimendone le diverse criticità secondo le quali nonostante la legge abbia come fine ultimo la lotta alla ludopatia, comporterebbe come conseguenza paradossale la maggiore difficoltà di distinguere il gioco legale da quello illegale. Pesanti polemiche anche per quanto riguarda le sanzioni applicate nei confronti di chi viola il decreto, che secondo l’Autorità sono “poco ragionevoli e sproporzionate”.

Una polemica fondata quindi, quella dell’Agcom, essendo la passione per il gioco in Italia sempre più popolare negli ultimi anni, specialmente su Internet, il quale ha reso molto più facile e veloce dedicarsi alle scommesse sportive e al gioco d’azzardo. Numeri alla mano, infatti, il settore dell’intrattenimento online non conosce crisi, tanto che nel 2018 sono stati contati ben 18,9 miliardi di euro spesi dagli italiani, di cui 9,9 miliardi destinati all’Erario. Il motivo di tale successo è da ricercarsi nello sviluppo tecnologico, che ha reso più accessibile il gambling a un pubblico sempre più vasto, grazie ad app di gioco veloci, intuitive e dall’ampia scelta di giochi che ben presto sono state preferite ai tradizionali casinò. In particolare, la maggiore varietà di giochi disponibili riguardano soprattutto le slot machines, divenute nel tempo sempre più coinvolgenti, originali e accattivanti a livello estetico.

Eppure, il vicepremier Di Maio non ha tardato a rispondere, tramite post su Facebook, alle polemiche dell’Agcom, accusandola di “annacquare” il divieto di spot previsto dal decreto e invitando “i signori dell’Agcom a dimettersi”, rimproverandoli di avere a cuore più altri interessi che la vita e la salute degli individui a rischio ludopatia. Il botta e risposta è continuato con la conseguente risposta del presidente Agcom Angelo Marcello Cardani, provando che nonostante il decreto sia ormai divenuto legge, la situazione è tutt’altro che risolta, anche perché già ad aprile l’Agcom aveva comunicato che le comunicazioni di carattere informativo sul gioco legale sarebbero state consentite; a luglio inoltre, aveva inviato una segnalazione al governo in cui si dichiarava di non avere il potere di infliggere le sanzioni previste dal decreto Dignità agli operatori esteri.

Di contro, Di Maio sembra non arretrare e ha annunciato che a settembre si procederà non solo con l’azzerare i vertici Agcom, ma anche col valutare un ricorso al Tar o emettere un nuovo decreto legge. Si saprà di più sicuramente nei prossimi giorni, essendo chiaro infatti che per il momento un accordo sembra ancora molto lontano.

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