Il ricorso al tribunale

Punto Nascite, ‘guerra’ tra ospedali e accordi di confine inesistenti: colpo di scena al Tar. Giovedì la decisione dei giudici

Si è conclusa intorno alle 13 di oggi, 24 luglio, l'udienza al Tar Molise sui ricorsi presentati contro la chiusura del punto nascite di Termoli. Durante il dibattimento, che si è svolto a porte chiuse davanti al collegio giudicante presieduto da Silvestri, è emersa una novità eclatante che potrebbe cambiare l'esito della partita: l'Avvocatura dello Stato, rappresentata dall'avvocato Piero Vitullo, ha sostenuto che, ad aprile, al tavolo tecnico era stata posta una condizione alla Regione Molise: per mantenere aperto il punto nascita di Termoli era necessario chiudere quello di Isernia. Una tesi a cui si è contrapposta il legale dell'ente di via Genova. Intanto entro le prossime 24 ore si potrebbe già conoscere l'esito del pronunciamento del Tribunale amministrativo sui due ricorsi presentati: uno curato dall'avvocato Massimo Romano e Vincenzo Iacovino, l'altro dai legali Laura Venittelli e Roberto Gianmaria, che questa mattina hanno illustrato le motivazioni dell'istanza. Presente anche l'avvocato dall'Asrem, Antonio Senatore (dello studio legale Scoca) e Alberta Di Lisio che rappresentava la Regione Molise. I difensori dell'Azienda sanitaria e del commissario hanno ribadito che non c'erano i requisiti per mantenere aperto in sicurezza il punto nascite. A Campobasso anche il sindaco di Termoli Francesco Roberti e il presidente del Consiglio comunale Michele Marone. 

Si è conclusa intorno alle ore 13 e 30, dopo un’ora di discussione a porte chiuse, l’udienza in camera di consiglio davanti al Tar del Molise per esaminare la richiesta di sospensiva della chiusura del Punto nascite dell’Ospedale di Termoli, momentaneamente riaperto con un provvedimento d’urgenza dei giudici amministrativi. La decisione dovrebbe arrivare entro domani, giovedì 26 luglio.

Incognita, al momento, su quello che decideranno i giudici, chiamati a pronunciarsi sulla questione dopo il ricorso (che ha ottenuto una prima sospensiva) all’atto di chiusura firmato dal commissario Angelo Giustini e impugnato da 13 Comuni, Termoli capofila, e da una trentina di donne.

Questa mattina, a porte chiuse, l’udienza davanti al collegio giudicante presieduto da Silvestri e composto da Luce e Giancaspro.

Due le parti in causa: Comuni e donne da un lato, struttura commissariale dall’altro. La Asrem, chiamata in causa dal ricorso, si è costituita parte civile. La Regione Molise si è costituita a sostegno dei ricorrenti e si è contrapposta al provvedimento del commissario “che non condividiamo soprattutto per la sua intempestività”, ha spiegato l’avvocato Alberta De Lisio. “La situazione attuale non è diversa da quella in cui versava il Punto nascita qualche mese fa, con la differenza che oggi sono in itinere una serie di accordi, come il Patto per la salute che dovrebbe prevedere l’abbassamento della soglia prevista per il mantenimento dei punti nascita.

Siamo inoltre in fase di redazione del nuovo Piano operativo. Dunque si potrebbero attivare soluzioni tampone che attualmente sono state già attivate dalla Asrem stessa (che contesta la nostra posizione e suffraga la chiusura) in attesa della soluzione definitiva: sappiamo che ci sono concorsi in itinere per garantire la presenza del personale. Quindi, è solo questione di pochissimo tempo”. 

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Nel corso del dibattito l’Avvocatura dello Stato ha fatto emergere una clamorosa novità. Lo scorso aprile, durante la riunione del tavolo tecnico, al presidente della Regione Molise Donato Toma venne prospettata una sorta di ‘aut aut’: la condizione per mantenere aperto il Punto nascite di Termoli, che era già al di sotto degli standard relativi al numero dei parti e in carenza di personale sanitario, era la chiusura del punto nascite di Isernia, anche quest’ultimo a rischio perché non raggiunge il limite dei 500 parti all’anno.

Durante l’udienza, come raccontano le controparti presenti, il rappresentante dell’Avvocatura di Stato ha chiarito pure che “se il Tar dovesse confermare la sospensiva che determinerebbe il ripristino del punto nascite di Termoli, allora sarà chiuso quello di Isernia”.

Una tesi confutata davanti al giudice dal legale della Regione Molise: “La Regione ha respinto al mittente la condizione posta al tavolo tecnico sostenendo che non avrebbe chiuso nè l’uno nè l’altro punto nascita. A Isernia è rimasto aperto perchè nel frattempo era stato assunto un altro medico e in più aveva superato il limite dei famosi 500 parti. Perciò era stata possibile la deroga”.

Per l’avvocato Massimo Romano, che con Vincenzo Iacovino difende i sindaci come portatori di legittimo interesse e le donne,  c’è un requisito fondamentale che il Punto nascite di Termoli ha ‘riconquistato’: il personale sanitario: “Davanti al giudice abbiamo sostenuto le nostre motivazioni: c’è una modificazione delle condizioni di fatto e di diritto rispetto al provvedimento cautelare già pronunciato dal Tar, dopo il quale l’Asrem ha attivato una serie di iniziative assunzionali che hanno determinato una modificazione del quadro occupazionale. Quindi oggi la carenza di medici è stata superata e noi ricorrenti ne abbiamo dato atto. E’ strano che però le amministrazioni – struttura commissariale e Asrem – continuino a sostenere una posizione confermata dai fatti. Quindi insistiamo nella cautelare e confidiamo nel fatto che il Tar possa confermare la sospensiva perché se determinasse la chiusura del punto nascita di fatto non sarebbero garantite le condizioni di sicurezza perché dalla stessa documentazione che l’Asrem ha prodotto in giudizio non ci sono gli accordi di confine, ma c’è una mera richiesta di disponibilità che Lucchetti (direttore sanitario, ndr) fa alle altre Regioni, ma non abbiamo la risposta. Ma un conto è la certezza di poter essere ricoverati, un altro che l’Asrem abbia richiesto la disponibilità agli ospedali vicini”.

“Dire che – ha commentato Laura Venittelli, che ha curato con Roberto Giammaria il ricorso ad adiuvandum firmato da altre 13 donne, a udienza finita – si chiude il Punto nascite di Termoli perchè non c’è sicurezza o perchè la Regione Molise, come ha dichiarato l’Avvocatura dello Stato, ha chiesto di salvare solo Isernia significa voler mettere tutto in caciara, mettere in contrapposizione i territori l’uno contro l’altro senza trovare la soluzione al problema, cioè l’implementazione dei medici grazie allo sblocco del turn over”.

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Davanti ai giudici l’avvocato Laura Venittelli ha poi ribadito che “la sicurezza invocata per la chiusura del Punto nascite è contrastata da situazione di fatto: se una donna in gravidanza, in una situazione emergenziale come il distacco della placenta, deve essere trasportata a Campobasso da Termoli, si impiega un’ora di tempo per arrivare. Le tempistiche di arrivo dell’ambulanza (che in base ad una risposta che lo stesso Ministero mi diede ad una interrogazione presentata nel 2015, quando ero Parlamentare) sono maggiori rispetto a quelle previste dai Lea: dovrebbero essere di 18 minuti, invece sono di 36. Quindi la rete emergenziale fa acqua in questo tipo di provvedimento. Chiudere il Punto nascita di Termoli senza fare accordi di confine con Vasto e San Giovanni Rotondo ad esempio, significa lasciare in balia di se stesse le donne che possono trovarsi in una situazione di emergenza”.

Venittelli ha ricordato pure che il limite dei 500 parti, quando ci sono condizioni orografiche difficili, può essere derogato, come stabilisce la legge.

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Di avviso diverso l’avvocato Antonio Senatore, che difende la Asrem e che è arrivato a Campobasso al posto di Scoca, nominato legale dall’azienda sanitaria: “Oggi c’è una situazione oggettiva grave: la carenza di organico. I concorsi sono andati a vuoto e non consentono a questo reparto una dotazione organica per poter funzionare. Ci sono 4 medici, quando ce ne vorrebbero almeno 6. Esiste quindi impossibilità di garantire la turnazione.

Inoltre non è stato chiuso il reparto ma solo sospesa l’attività di funzionamento della sala parto. Il reparto funziona: sono garantite le prestazioni ambulatoriali, ecografie, le urgenze sono trattate tramite i pronto soccorso (sono previsti protocolli che riguardano l’impiego di personale dell’ex punto nascita)”.

Senatore ha spiegato perché i vertici Asrem si sono costituiti parte civile.  “Parliamo di azioni congiunte: il commissario ha riscontrato una serie di carenze che riguardano gli standard di sicurezza del Punto nascita, ma è l’Asrem che gestisce le strutture ospedaliere e quindi aveva l’obbligo di intervenire. Il Tar ha fatto un intervento di natura cautelare perché ha sospeso la chiusura. Tutto dipende dalla carenza di medici, un problema che riguarda tutta Italia e anche il Molise, specialmente le regioni in cui si registra un progressivo spopolamento: mancano i giovani laureati”.

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