La Procura ha chiesto l’archiviazione per l’accusa di omicidio preterintenzionale, ma la famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Carmine Verde e Fabio Albino, avrebbe già manifestato l’intenzione di opporsi a questa scelta.
Il caso riguarda la morte di Mauro Lupicino, campobassano di 46 anni, che dopo una lite con il 29enne Mirko Borsa – poi indagato per omicidio, appunto – si è accasciato a terra, privo di sensi, morendo poco dopo l’arrivo all’ospedale Cardarelli.
Una brutta storia che, non è escluso, possa ora finire se il giudice non si pronuncerà in senso opposto rispetto alla richiesta del sostituto procuratore Barbara Lombardi.
Per riannodare i fili della vicenda, e ricostruirla sulla scorta delle circostanze emerse all’epoca, bisogna tornare al 17 novembre di due anni fa – un venerdì sera -, quando le urla disperate di una donna richiamarono nel cortile delle palazzine popolari di Fontanavecchia, l’attenzione di residenti e passanti.
Che spaventati da quelle urla disperate, dai cazzotti e le sberle che volarono tra i due antagonisti, chiesero subito l’aiuto della polizia e di un’ambulanza del 118 perché il più grande dei due (Mauro Lupicino) era caduto a terra e non dava segni di vita.
Accertata quindi la lite violenta fra Borsa e Lupicino e la successiva morte del 46enne, la ricostruzione dei fatti che ne è scaturita non sarebbe però “univoca”.
Da una parte ci sono alcuni testimoni che in un primo momento, ascoltati dalla polizia, hanno riferito di aver visto Mauro Lupicino uscire dal portone della sua abitazione ed essere aggredito dal 29enne. Racconto che non hanno confermato successivamente quando si sono poi avvalsi della facoltà di non rispondere.
Dall’altra parte, invece, c’è l’indagato che – assieme ad altri due testimoni – in sede di spontanee dichiarazioni hanno riferito che Mirko Borsa era stato aggredito da Mauro Lupicino dopo che quest’ultimo era stato chiamato al telefono dalla moglie con la quale l’indagato aveva avuto una discussione. Una volta a casa, Lupicino, avrebbe quindi affrontato fisicamente il 29enne scatenandone la reazione a catena.
Posizioni ovviamente incompatibili e – in tutti e due i casi – fuorvianti rispetto agli elementi probanti che invece sarebbero stati utili alla ricostruzione certa dei fatti.
L’unica certezza, invece, è che Mirko Borsa e Mauro Lupicino quella sera hanno litigato e che lo hanno fatto per questioni debitorie.
Una discussione che si è trasformata in colluttazione, durante la quale Lupicino ha avvertito un malore ed è poi deceduto.
Sulla salma del 46enne è stata ovviamente eseguita anche l’autopsia.
Il medico legale incaricato dalla procura, Carmela Fiore, insieme al collega di parte (indicato dall’avvocato Silvio Tolesino difensore di Mirko Borsa) Massimiliano Guerriero, nel referto conclusivo pur valorizzando il valore causale di quella lite dopo la quale Lupicino è deceduto, ha anche concluso che l’evento letale si configura quale “evenienza improvvisa, inattesa e imprevista”.
Perché Mauro Lupicino aveva un profilo cardiaco compromesso che secondo quanto scrive il sostituto procuratore dopo aver esaminato il referto dell’esame autoptico, poteva “rappresentare esso stesso un valido substrato per il manifestarsi di un evento aritmico fatale”.
Nella richiesta di archiviazione si cita quindi un quadro probatorio incerto ma anche che la lite è stata caratterizzata da “condotte lesive reciproche” senza la possibilità – per gli inquirenti – di riuscire a stabilire con assoluta certezza “chi abbia dato origine alla lite e abbia iniziato ad aggredire” e “chi abbia posto in essere condotte lesive solo per difendersi”.
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