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“La politica dica chiaramente che sanità vuole”: non serve la passerella di facciata, ma un atto concreto per salvare gli ospedali

Alla vigilia del Consiglio regionale di martedì e di quello comunale a Termoli di mercoledì, il Comitato San Timoteo chiede, dati e risultati alla mano, un atto di responsabilità alla politica per la riprogettazione del servizio sanitario, un documento concreto che non sia, ancora una volta, uno scaricabarile sulla struttura commissariale. Ecco le richieste e le indicazioni per evitare di sprofondare in un baratro che significa perdere il diritto alla cura.

Domani, martedì, il Consiglio regionale monotematico sulla sanità. E dopodomani, mercoledì alle 10 del mattino in Municipio, seduta di assemblea consiliare a Termoli dedicata al tema caldo del momento.

Ma senza un atto concreto di indirizzo, una programmazione per la quale la politica molisana – a tutti i livelli e soprattutto a livello di vertice – deve farsi carico, le iniziative si riveleranno del tutto inutili. Passerelle vuote, buone solo a restituire l’illusione che ci si sta interessando al problema, che peraltro è un problema serissimo perché in gioco c’è la salute della popolazione, il diritto alla cura, il futuro di tutto il territorio.

 

Così il Comitato San Timoteo, che ha intrapreso battaglie mirate da anni nel tentativo di evitare la situazione attuale, attraverso il presidente Nicola Felice, chiede un atto di responsabilità alla politica e che si deve tradurre in un ordine del giorno o una mozione contenente linee, disposizioni e scelte programmatiche necessarie per il servizio sanitario regionale.

Un atto di indirizzo in sostanza, non legislativo per evitare, come già avvenuto in passato, che il Governo lo impugni essendo il Molise è una regione commissariata. I politici facciano i politici, si assumano responsabilità a tutela e nell’interesse dei loro cittadini: questo l’appello, non più rinviabile, alla Regione come per al Comune, che devono essere uniti nella riprogettazione di una servizio sanitario regionale organizzato con strutture  pubbliche, integrate in funzione e complementarietà con quelle private convenzionate, capaci di coniugare insieme i parametri di “efficacia”, “efficienza”, “economicità”, finalizzandoli al raggiungimento dell’obiettivo qualità, e garantire il diritto alla salute sancito dall’art. 32, dalla Carta Costituzionale.

Le strutture ospedaliere, pubbliche e private, e i servizi territoriali, costituenti il sistema, vanno poste in rete,  evitando duplicazioni, e rispettando o enfatizzando  eventuali  vocazioni già ben riconoscibili, ovvero  potenziali, avuto riguardo anche ai bacini di utenza limitrofi, regionali ed extraregionali.

Il Comitato chiede anche un tavolo di confronto e ascolto con la partecipazione di tutti gli enti e i soggetti del settore, dai sindacati e rappresentanti di categoria, dagli ordini professionali ai comitati alle associazioni. Perché – si legge tra le righe del documento, adesso basta col giochetto di scaricare tutte la responsabilità di quanto sta avvenendo sul commissario straordinario. Che rischia di diventare, in questa ottica, un comodo capro espiatorio al quale addossare, dopo anni e anni di lassismo politico, le colpe di un disastro annunciato da tempo.

 

“Questo Comitato – si legge nella nota – da tempo ha  contezza delle stato di precarietà in cui versa il servizio sanitario regionale,  e dell’evidente inidoneità “alla risoluzione delle criticità presenti  nella gestione  del Servizio Sanitario della Regione Molise”, soprattutto dopo l’attuazione dell’atto aziendale dell’Asrem, in rispetto anche se non sempre e in pienezza a quanto disposto dal Piano Operativo sanitario 2015-2018; e, inoltre, anche alla luce delle risultanze non positive della riunione con il Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali svoltasi in data 11 aprile ultimo scorso, che pare siano state in sostanza conformate anche nell’ultima verifica del 24 luglio scorso; nonché delle ultime vicende, ancora da definire, del Punto nascite del San Timoteo di Termoli, unico presidio ospedaliero, da tempo pesantemente depotenziato, in personale e investimenti, nelle varie specialistiche presenti, a servizio di una popolazione di oltre 102.000 residenti, e che supera, con la presenza di turisti e villeggianti, i 200.000 nella stagione estiva, rilevano quanto segue:

Le motivazioni poste a fondamento delle  bocciature, da parte del Tavolo Tecnico Interministeriale, dei mancati risultati raggiunti nell’attuazione del famigerato P.O. S. 2015-2018, non possono che confermare le legittime preoccupazioni  della popolazione molisana, condannata a subire la sostanziale lesione dell’irrinunciabile diritto alla salute, che invece andrebbe garantito mediante  una equilibrata rete di servizi efficaci, efficienti e di qualità, per tutto il territorio regionale.

I fatti sono questi: “Ad oggi, e dopo oltre 12 anni dall’inizio del Piano di rientro, non esiste un  Piano sanitario regionale, mentre si continua procedere con programmi operativi e atti aziendali. E’ indiscutibile, ed è dimostrato dallo stato in cui oggi versa il nostro servizio sanitario regionale, che in assenza di un atto di indirizzo politico e/o gestionale, il sistema va alla deriva e, privato di decisioni significative, continua a produrre disavanzo economico e il peggioramento della qualità del servizio.

A questi risultati si è giunti nonostante che da oltre 12 anni il sistema sanitario regionale è governato, con l’adozione degli atti di programmazione, da Commissari (politici e tecnici) ad acta e Sub Commissari (tecnici), tutti nominati dai Governi nazionali che si sono succeduti nel tempo; in aggiunta sin dall’inizio la struttura Commissariale è stata affiancata da una componente tecnica (advisor) per il supporto alle strutture regionali ed al controllo dei conti.

Questo sistema, che ha generato una spesa annuale per le casse regionali di circa 1,5 milioni di euro, non ha prodotto il risultato “sperato” e necessario per uscire dal Piano di rientro del debito, ma  soprattutto dal Commissariamento, che vede ancora oggi il Consiglio regionale del Molise esautorato da un importante e preminente settore di programmazione: la sanità”.

 

I risultati sono fin troppo chiari: “il sistema sanitario pubblico ha patito il divieto assoluto del turn over e quindi il blocco di tutte le assunzioni a tempo indeterminato, facendo crescere sempre più i disagi per il personale sanitario in servizio e, all’estremo, i disservizi  ai bisognosi di cure, che si sono visti sempre più costretti a rivolgersi a strutture sanitarie private, con costi aggiuntivi, o a strutture di altre regioni, facendo crescere così la mobilità passiva. I cittadini molisani subiscono al massimo, gli incrementi delle aliquote fiscali di Irap e della addizionale regionale all’Irpef nonché delle accise sulla benzina e sul gas”.

 

Il Comitato San Timoteo è consapevole della forzata espropriazione delle competenze in materia di programmazione del Servizio sanitario regionale,  che  in situazioni  non patologiche come quella presente, sono in capo al governo della Regione, massima rappresentanza democratica, ma sa anche che la spesa per il SSR ammonta ad oltre il 75% dell’intero bilancio regionale e ritiene che il Consiglio regionale non possa esimersi dal trattare l’argomento e assumere decisioni.

Da qui le non più procrastinabili richieste di un atto di indirizzo concreto e di un vero tavolo di confronto finalizzati a una riprogettazione della sanità “con una rete di assistenza territoriale ben integrata con quella ospedaliera e rispondente alle esigenze di tutto il territorio, la stipula degli accordi di programma con le regioni confinanti, per garantire migliorare i servizi ai cittadini, ridurre la mobilità passiva e ottimizzare quella attiva. Per il caso specifico del Punto nascita di Termoli, al fine di scongiurare la chiusura definitiva,e in attesa della riorganizzazione dell’intero reparto di ginecologia e ostetricia, con l’immediata pubblicazione dei bandi di assunzione del Primario e degli altri operatori sanitari necessari al reparto, si stipuli, in tempi strettissimi, un accordo (specifico) di confine con la Regione Abruzzo, tale da consentire, con la mobilità del personale specialistico sanitario impiegato nell’ospedale S. Pio di Vasto, di operare anche nell’ospedale di Termoli”.

“Accogliendo, in questa ottica, quanto richiesto con la presente, con l’auspicio che sia condivisa anche dai Sindaci, l’atto consigliare potrà essere un mezzo utile di raccordo e collaborazione con la struttura Commissariale, con l’auspicio che gli indirizzi indicati siano accolti anche se in parte, nel nuovo P.O. 2019-2021 in corso di definizione da parte della struttura Commissariale supportata tecnicamente dall’Agenas, operante con il Ministero della Salute.

Lo stesso atto di indirizzo riveste il ruolo ancora più importante nell’approvazione del Patto per la Salute per il triennio 2019-2021, attualmente in via di definizione con il confronto Stato-Regioni, occasione irripetibile per chiedere la deroga al famigerato decreto Balduzzi, avendo quindi la possibilità di riprogettare il SSR in funzione delle reale esigenze e criticità del Molise. Momento in cui dovrà vedere l’intera classe dirigente Molisana tutta unita, nella consapevolezza che mancando questo obiettivo, l’intero Molise sarà trascinato in un baratro incolmabile, preludio alla perdita dell’autonomia regionale”.

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