Paradossi della sanità molisana

Il caso Cesaride e quella convenzione firmata solo il giorno dopo la tragedia: l’Asrem si affida ancora a Neuromed

Poche ore dopo la morte del 47enne di Larino l'Asrem firmò un accordo che non era stato rinnovato per mesi. Adesso viene siglato nuovamente, certificando la dipendenza della sanità pubblica dall'Istituto privato di Pozzilli per le cure in Neurologia e Neurochirurgia

Il 17 luglio 2018 un uomo di 47 anni di Larino subiva improvvisamente una emorragia cerebrale. I soccorsi lo portarono con un’ambulanza irregolare – secondo gli accertamenti successivi dei Nas – prima a Termoli, dove però la Tac era rotta e solo dopo qualche ora, forse decisiva, all’ospedale di San Giovanni Rotondo, dove morì il giorno dopo.

Su quel presunto caso di malasanità indaga la magistratura, ma è un fatto che la convenzione con la quale l’Asrem si accordava con Neuromed per la gestione delle emergenze neurochirurgiche quel 17 luglio non c’era. Era scaduta a marzo, quattro mesi prima.

Il 18 luglio 2018, il giorno della morte di quell’uomo che si chiamava Michele Cesaride ed è diventato un simbolo di una sanità a brandelli, la convenzione venne nuovamente firmata. E lo stesso è stato fatto il 18 luglio 2019, a un anno esatto dalla tragedia, per rinnovare l’accordo.

Perché fu lampante che una migliore gestione di quella emergenza avrebbe potuto modificare il corso degli eventi. Non si sa se la morte di Cesaride si sarebbe potuta evitare, questo dovrebbe stabilirlo il possibile processo, qualora dovessero arrivare dei rinvii a giudizio.

La questione per il momento è un’altra, ed è che dal 31 marzo 2018 a quel tragico 17 luglio nessuno si era premurato di rinnovare quella convenzione fra l’azienda sanitaria regionale e l’Istituto di cura e ricerca di Pozzilli, in provincia di Isernia, ente privato che viene considerato un’eccellenza nel campo della Neurologia e della Neurochirurgia.

Ambulanza 118

Ma come mai l’Asrem ha bisogno di un aiuto esterno in quei campi? È presto detto. L’ospedale Cardarelli di Campobasso, secondo quanto previsto dal piano operativo sanitario 2015-2018, è l’unico a cui è riconosciuto il ruolo di ‘Hub’ (fulcro) della sanità molisana ma è considerato un Dea (Dipartimento di emergenza/urgenza e assistenza) di I livello. Solo gli ospedali Dea di II livello possono però garantire le funzioni di qualificazione maggiori legate all’emergenza e tra queste la Neurochirurgia.

Ora, come si legge nella delibera che certifica la convenzione, “queste competenze, pur essendo caratterizzanti di un Dea di livello superiore, sono ritenute indispensabili per la gestione delle reti tempo-dipendenti”. Ergo le urgenze.

Difatti nel piano operativo sanitario “non sono stati previsti posti letto di Neurochirurgia al Cardarelli in quanto Dea di I livello” dato che per averli occorrerebbe una utenza che va dai 600mila al milione e 200mila abitanti. Il Molise arriva a malapena a 300mila abitanti. Ed ecco quindi spiegata la necessità di appoggiarsi a un ente esterno rispetto alla sanità pubblica molisana.

La convenzione di recente rinnovata prevede quindi specifiche prestazioni sanitarie di competenza neurochirurgica da parte del Neuromed sia in urgenza/emergenza che tramite l’attività di specialisti neurochirurghi a supporto dei neurochirurghi dell’ospedale Cardarelli.

ospedale Cardarelli Campobasso

L’ospedale di Pozzilli deve quindi garantire la consulenza a distanza e la disponibilità all’eventuale ricovero di pazienti con patologia non tempo dipendente di competenza neurochirurgica, nonché consulenza a distanza in urgenza e disponibilità all’eventuale ricovero del paziente per patologie urgenti di competenza neurochirurgica di pertinenza vascolare e/o traumatica, quando gli ospedali molisani, sia il Cardarelli che il Veneziale e il San Timoteo, ne facciano richiesta.

E qui torna d’attualità il caso Cesaride. Se quel giorno la convenzione fosse stata attiva, probabilmente il primo medico che ha visitato il 47enne avrebbe potuto fare una telefonata a Pozzilli e inviare nel più breve tempo possibile il paziente. Invece no, l’uomo è stato condotto in ambulanza da Larino a Termoli, dove è rimasto in attesa di una sistemazione consona.

Alla fine si è deciso per il trasferimento a San Giovanni Rotondo, dove però era già troppo tardi. Poteva un trasferimento immediato al Neuromed salvargli la vita? E perché la convenzione non era stata rinnovata? Domande alle quali, ancora una volta, si dovranno trovare risposte nelle aule dei tribunali.

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Ma c’è anche un’altra domanda possibile adesso che la convenzione è in vigore e i pazienti con patologie neurologiche e neurochirurgiche vengono gestiti col supporto del Neuromed. Per un paziente che si sente male a Termoli o magari a Guglionesi, e ha bisogno del ricovero urgente in Neurochirurgia, siamo certi che la soluzione più rapida sia quella di Pozzilli?

Perché quando si parla di rete delle emergenze, purtroppo, in Molise bisogna anche fare i conti con infrastrutture fatiscenti e poco funzionali, collegamenti che potevano essere all’avanguardia mezzo secolo fa, ma oggi sanno di pericolosa arretratezza. Anche questo, quando si considerano le carenze sanitarie del Molise che ricadono sui cittadini, va tenuto presente.

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