Il poltronificio

Direttivo del Cosib ‘occupato’ da non eletti. Ma c’è la chiave per “schiodare” gli ex e far entrare i sindaci

Dopo le dimissioni di Angelo Sbrocca, il consiglio direttivo del Consorzio industriale della Valle del Biferno è composto esclusivamente da ex sindaci, due dei quali non sono nemmeno consiglieri comunali. ‘Colpa’ del cambio alla legge regionale che nel 2004 ha aperto le porte anche ai non eletti. Ma una soluzione c’è, è contenuta nello Statuto, e all’orizzonte si profila una lotta politica.

Un presidente facente funzioni che non ha alcun ruolo politico e un consiglio direttivo composto da quattro ex sindaci. È regolare? Sì, secondo la legge. Ma è paradossale che oggi il Cosib, il principale consorzio industriale del Molise, sia diretto da chi non è stato eletto dai cittadini, mentre chi indossa la fascia tricolore è costretto a guardare da fuori, ad assistere dall’assemblea generale che non ha poteri diretti. Paradossi di quel poltronificio che è la Regione Molise, dove chi ha terminato il proprio mandato politico continua a sedere senza vergogna in un ‘Cda’ che sforna migliaia di euro al mese.

È doveroso fare nomi e cognomi: Gianfranco Cammilleri, ex sindaco di Campomarino, presidente facente funzioni, pur non essendo più in consiglio comunale nel centro rivierasco. Nel direttivo con lui siedono altri tre ex: Massimo Caravatta, ex primo cittadino di San Martino in Pensilis, oggi senza alcun incarico politico. Poi due consiglieri di minoranza nei rispettivi paesi: l’ex sindaco di San Giacomo degli Schiavoni Rino Bucci e l’ex fascia tricolore di Portocannone, nonché ex presidente dello stesso Cosib, Luigi Mascio.

In tutto questo ci sono gli “stipendi”, perché di questo si tratta da quando il gettone di presenza è stato abolito per aprire a un “fisso mensile”. Il presidente percepisce circa 6mila euro al mese, il vice 3mila, un membro semplice del direttivo 1600 euro (compensi lordi, in tutti e tre i casi). Siamo su cifre che fanno invidia a qualsiasi lavoratore medio in Molise. Tutto merito, anzi colpa, delle modifiche allo Statuto del Consorzio industriale della Valle del Biferno, operate nel 2009 dalla Regione Molise all’epoca guidata da Michele Iorio che favorì Antonio Del Torto, all’epoca senza incarichi politici, piazzandolo al vertice del Cosib.

Norme poi parzialmente riviste, ma nessuno si è sognato di cambiare il regolamento che permette a chi non ha cariche elettive di sedere nel direttivo. Chi decade esce dall’assemblea, ma non dalla ristretta cerchia di persone che governa il Cosib. Un consorzio preposto al rilancio e allo sviluppo industriale che Paolo Frattura aveva promesso di riformare ma che nei fatti non ha mai toccato, evidentemente per preservare delicati equilibri politici che però non gli hanno portato molta fortuna.

Né nessuno ha mai provato a cambiare quella norma che ha trasformato il gettone di presenza di ogni seduta di direttivo in una indennità, uno stipendio vero e proprio pagato, alla fin fine, con denaro pubblico. Se il Molise viene definito un poltronificio, un motivo ci sarà.

Da quando Angelo Sbrocca si è dimesso dalla carica di presidente, prima di entrare nella campagna elettorale che poi lo ha visto sconfitto contro Francesco Roberti, il direttivo è occupato da quattro ex. Nessuno di loro ha pensato di fare un passo indietro, come invece l’ex sindaco di Termoli al quale va riconosciuto di essere stato il solo a lasciare l’incarico.

E lo stesso vale per la Net Energy, azienda deputata alla gestione dei servizi consortili, una sorta di costola dello stesso Cosib. Sì, perché anche lì il presidente è un altro esponente del cosiddetto ‘partito del Cosib’: Leo Antonacci, ex primo cittadino di Guglionesi che ha lasciato la fascia tricolore da oltre un anno. Con lui, nel cda, ci sono due ex consiglieri di Termoli: Di Giovine e Fabrizio.

Il dato di fatto è che il direttivo Cosib resterà in carica almeno sino al termine del 2020, ma probabilmente almeno fino a gennaio 2021, se nulla dovesse cambiare. Può essere? In teoria sì, ma è possibile che prima cambi qualcosa.

Perché sono troppi i sindaci che siedono in assemblea e non in direttivo. C’è Francesco Roberti, ma anche altri due neo eletti quali Piero Donato Silvestri di Campomarino e Gianni Di Matteo di San Martino. Oppure chi attende da molto, come Roberto Di Pardo di Petacciato, Giuseppe Caporicci di Portocannone, Raffaele Primiani di Ururi, Mario Bellotti, sindaco di Guglionesi, Comune che dopo Termoli è quello che possiede la maggior parte dei terreni al Cosib e che non ha mai messo piede nel direttivo. E c’è Costanzo Della Porta di San Giacomo degli Schiavoni, che potrebbe vivere un ulteriore paradosso: tornare alle urne per la fascia tricolore nella primavera 2021 senza aver avuto mai l’opportunità di sedere nel ‘Cda’ del Cosib.

C’è un fatto nuovo però. I nuovi sindaci eletti, insieme ai ‘vecchi’ in attesa, formano ora una maggioranza schiacciante in assemblea e stanno valutando le loro mosse. Fra questi, è in esame la possibilità di chiedere una convocazione straordinaria del Consiglio.

Infatti i due terzi dell’assemblea ne hanno facoltà secondo quanto previsto dallo Statuto all’articolo 11, appositamente modificato nel 2017. In quell’assise – ed è questa la novità – potrebbero quindi mettere ai voti la revoca del comitato direttivo. Quindi una sorta di blitz, politicamente legittimo visto il contesto, che metterebbe fuori gioco i quattro ex.

Si può fare? È al vaglio questa norma dello Statuto. E secondo indiscrezioni che al momento nessuno se la sente di confermare, ma che Primonumero.it ha raccolto, i sindaci infatti stanno studiando la possibilità di fare ricorso a questa soluzione per evitare anche di incorrere in ricorsi al Tar che rischierebbero di paralizzare la gestione del Cosib e quindi arrecare possibili danni alle aziende consorziate. Il che sarebbe la beffa aggiunta al danno.

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